Adempimenti fiscali, il Dl Rilancio non ha risolto il problema liquidità - QdS

Adempimenti fiscali, il Dl Rilancio non ha risolto il problema liquidità

Salvatore Forastieri

Adempimenti fiscali, il Dl Rilancio non ha risolto il problema liquidità

sabato 25 Luglio 2020

Il ministro Gualtieri ipotizza la non applicazione di sanzioni per i pagamenti fatti in ritardo. Commercialisti e contribuenti continuano ad invocare a gran voce lo slittamento dei termini

ROMA – Il Decreto Rilancio è stato convertito in legge.
Nella Guri n. 180 del 18 luglio 2020, S.O. n. 25, è stata pubblicata la relativa legge di conversione, ossia la Legge 17 luglio 2020, n. 77 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19). Un testo di ben 559 pagine.
Di slittamento degli adempimenti, però, non c’è traccia. Di semplificazione, se ne parlerà un’altra volta.

Bisogna leggere tutto questo bel “libro” per trovare conferme e piccole modifiche che ormai nemmeno i più esperti degli addetti ai lavori sono in grado di seguire come si dovrebbe. Molto professionisti preferiscono addirittura anticipare i versamenti e gli altri adempimenti tributari onde evitare il rischio di sanzioni.

Un comportamento prudente, quello di molti professionisti al quale si accompagna evidentemente la protesta dei contribuenti i quali, nel giro di due mesi, non sono certamente riusciti a recuperare la liquidità che la mancanza di lavoro causata dell’emergenza sanitaria, peraltro non ancora conclusa, ha determinato.

Ma questa volta le proteste non vengono solo dai contribuenti. Scendono in piazza anche i Dottori Commercialisti i quali, minacciando uno sciopero, continuano ad invocare uno slittamento dei termini fiscali quanto meno a fine settembre, anche se da più parti si ritiene che una vera proroga sarebbe fino alla fine di quest’anno.

Intanto, l’ingorgo fiscale è confermato. Parliamo di scadenze per circa 4 milioni di contribuenti ed un’aspettativa di gettito da parte dell’Erario di circa 8 miliardi di Euro.
Dal fronte dell’Amministrazione Finanziaria, però, le risposte continuano ad essere negative.

Secondo il Direttore Generale del Dipartimento Finanze del Mef, Fabrizia Lapecorella, rinviando i versamenti in autoliquidazione di luglio ed agosto, sarebbe poi impossibile formulare proiezioni sul gettito necessarie per determinare il livello delle entrate atteso entro la fine dell’anno.
Poche le aperture del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, il quale senza promettere nulla, ipotizza la non applicazione di sanzioni per i pagamenti fatti in ritardo e, forse, una rimodulazione dei versamenti, principalmente per quelli dei contribuenti che si trovano nelle zone maggiormente colpite dalla pandemia.

Meno male che, parlando di semplificazione, molto più rassicurante sia la voce del Capo dell’Agenzia delle Entrate. Ernesto Ruffini, infatti, in una recente intervista al Corriere della Sera e nel corso di una audizione alla Commissione Parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe Tributaria, ha confermato l’esigenza di semplificare concretamente tutti gli adempimenti dei contribuenti, ed ha pensato anche di passare da un sistema di tassazione ancorato al criterio “di competenza”, a quello ancorato, invece, al “criterio di cassa”. Un sistema, che inizialmente potrebbe essere applicato dalle imprese in contabilità semplificata o in “regime forfettario” (complessivamente circa quattro milioni di contribuenti), il quale consentirebbe non solo di evitare debiti d’imposta che, pur corrispondendo al “ momento impositivo” attualmente stabilito dalla legge (sia in materia di Iva che di imposte dirette), molto spesso non sono in linea con il momento in cui il contribuente riscuote il corrispettivo, ma consentirebbe anche di avere maggiori elementi di certezza al fine di determinare periodicamente l’effettiva entità del versamento da effettuare.

Seguendo questo criterio, si potrebbe eliminare l’attuale obbligo dell’acconto e del saldo, magari diluendo i pagamenti attraverso liquidazioni periodiche anche per i tributi diretti.

Insomma, secondo il Direttore dell’Agenzia, la semplificazione è la parola d’ordine per aumentare la tax compliance.
Secondo chi scrive, per aumentare l’adesione spontanea e diminuire l’evasione occorre anche una semplificazione delle norme.
È assolutamente impensabile che un comune cittadino debba avere conoscere delle migliaia disposizioni legislative vigenti per adempiere correttamente ai propri doveri fiscali.

È assurdo che, per avere contezza delle scadenze dei versamenti ai quali è tenuto, debba fare affidamento agli esperti professioni i quali, devono a tutti i costi, con la loro consueta professionalità e dedizione, trovare la soluzione tra le migliaia e migliaia di articoli di legge che, con i tre decreti legge emanati in periodo di pandemia, disciplinano l’attuale assetto degli adempimenti fiscali dei contribuenti italiani.

Insomma, un vero ginepraio. Purtroppo ancora non ci si rende conto che la confusione delle norme non solo allontana la tax compliance, ma, cosa ancora più grave, genera una zona grigia nella quale l’evasione ed anche tutto il resto del malaffare proliferano comodamente.

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