Agricoltura, via libera all’arricchimento di mosti e vini - QdS

Agricoltura, via libera all’arricchimento di mosti e vini

Michele Giuliano

Agricoltura, via libera all’arricchimento di mosti e vini

giovedì 30 Settembre 2021

L’assessorato regionale ha autorizzato l’aumento del titolo alcolometrico secondo le modalità previste dai regolamenti Ue. La torrida estate ha avuto un impatto negativo sulla produzione

PALERMO – Il caldo anomalo che ha investito l’intera regione in questa estate non poteva non avere conseguenze sulla viticoltura siciliana. E a seguire, sulla produzione di vino. Unica soluzione, da poco approvata dall’assessorato regionale all’Agricoltura: l’arricchimento, cioè la possibilità di aumentare, per la campagna 2021/2022, il titolo alcolometrico volumico naturale dei vini spumante, dei vini spumante di qualità e dei vini spumante di qualità del tipo aromatico attraverso l’utilizzo di uve di varietà idonee alla coltivazione nel territorio siciliano e lì raccolte.

Le operazioni di arricchimento dovranno essere effettuate secondo le modalità previste dai regolamenti comunitari in materia e nel limite massimo di 1,5 gradi, senza dimenticare, per i vini a Dop, le misure più restrittive previste dai rispettivi disciplinari di produzione. La decisione nasce dalle istanze giunte agli uffici regionali da parte di alcune fra le maggiori cantine sociali del territorio regionale, che hanno richiesto l’autorizzazione all’arricchimento dei mosti e dei vini.

A seguire, le difficoltà riscontrate dagli operatori del settore sono state confermate dalla relazione, stilata dall’istituto regionale del vino e dell’olio, che ha confermato la reale sussistenza dei presupposti per il rilascio dell’autorizzazione richiesta: l’andamento climatico del periodo giugno-luglio e l’inizio di agosto appena trascorsi ha influenzato negativamente l’attività vegetativa delle piante, limitando l’accumulo degli zuccheri negli acini.

La pratica dell’arricchimento, quindi, permetterà di procedere ad una produzione di vini che siano appetibili per il mercato, nella speranza di una ripresa del settore che ha subito gravissimi danni dalle restrizioni legate all’emergenza sanitaria. I lunghi mesi del lockdown, bar, pub, ristoranti chiusi, l’impossibilità di avere una vita sociale e di aggregazione “normale”, sono tutti elementi che hanno portato ad una naturale riduzione del consumo di questi prodotti.

Solo negli ultimi mesi, grazie alla riapertura dei locali senza particolari restrizioni la vendita è ritornata ad essere vantaggiosa per i produttori, ma purtroppo la risalita della curva dei contagi non lascia ben sperare, almeno in regione, che è in zona gialla, seppure pare ancora per poco. Nonostante il periodo favorevole vissuto in estate, in cui il turismo e il servizio di ristorazione ha lavorato di gran lena, secondo le analisi elaborate da Federvini di TradeLab, un’agenzia di consulenza per le aziende leader nel settore, per questi mesi le previsioni rimangono molto severe: per il 2021 la società stima a livello nazionale un impatto pari a -37% per il sell in vino e pari a -41% per il sell in spirits. E il settore ha già registrato una perdita, nel 2020 rispetto al 2019, di ben 32 miliardi di euro.

L’analisi dei dati ha mostrato come siano cambiate, di botto, le abitudini di acquisto: se sul totale i numeri sono negativi, e quindi economicamente distruttivi, le vendite sono cresciute del 180% nelle consegne a domicilio, del 147% su internet, del 425% nelle enoteche on line. Un dato preoccupante, perché denota un consumo di alcool che prescinde dai momenti di socialità, altamente a rischio patologico.

I dati clinici raccolti dall’Osservatorio alcol dell’Iss, l’Istituto Superiore della Sanità, dicono che, durante la pandemia, il 63% degli italiani che bevono in modo rischioso ha aumentato il consumo con possibilità di evolvere verso la dipendenza. E il 28% di coloro i quali bevevano quantità a basso rischio hanno aumentato il livello di consumo arrivando al livello di rischio per la salute.

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