Agrigento, futuro incerto per l’area di Punta Bianca - QdS

Agrigento, futuro incerto per l’area di Punta Bianca

Pietro Vultaggio

Agrigento, futuro incerto per l’area di Punta Bianca

mercoledì 29 Gennaio 2020

Più volte le associazioni ambientaliste locali hanno lanciato appelli per la tutela del sito. Nella zona, utilizzata dall’Esercito come poligono di tiro, si vorrebbe istituire una riserva

AGRIGENTO – Punta Bianca tra speranze per l’istituzione della riserva e la realtà del poligono di tiro. Questa la situazione attuale di una delle aree paesaggistiche più interessanti dell’agrigentino.

Sono stati però fatti passi in avanti, infatti sono in corso trattative tra la Regione Sicilia, assessorato al Territorio, con il Comando della Regione Militare al fine di riuscire a spostare il poligono di Drasy per consentire l’istituzione della Riserva di Punta Bianca.

La notizia è stata data con soddisfazione dal sindaco di Agrigento, Lillo Firetto: “La presenza di un poligono militare, in un passato ormai remoto, è servita ad allontanare le mire espansionistiche dei palazzinari. Da tempo, però, quell’area è vincolata ed è giusto che venga valorizzata da un punto di vista ambientale istituendo la Riserva”.

La permanenza delle esercitazioni militari – ha concluso – non fa che danneggiare il territorio, mentre lo spostamento del poligono per noi sarebbe davvero una lieta notizia”.

La spiaggia di Punta Bianca è costituita da una parete di marna di colore bianco, erosa dall’azione dell’acqua e dei venti. Fanno da contorno piccole calette di sabbia e i ruderi di un’antica casa dei doganieri e poco più in alto, tra il verde di un’altura, si scorge un bunker della seconda guerra mondiale. Da circa sessanta anni questo tratto di costa viene utilizzato per le esercitazioni e l’addestramento militare dall’esercito italiano. Grazie a questa presenza, la zona è stata quindi preservata da fenomeni di abusivismo edilizio, di antropizzazione non pianificata oltre che da discariche abusive di sfabricidi e di amianto, prontamente rimosse dai militari, che oggi ne avrebbero compromesso una fruizione pubblica a fini naturalistici e turismo culturale.

Più volte, nel corso dell’ultimo ventennio, associazioni ambientaliste, considerato il valore del sito, hanno chiesto il trasferimento del poligono in altra zona del territorio siciliano per potere destinare, considerate le sue caratteristiche, l’area di contrada Drasy a riserva naturale e al turismo culturale. Fino a ora nulla è cambiato, ma la vicenda sembra aver smosso l’attenzione di chi amministra la Regione.

Il turismo, come scelta politica, deve essere perseguito liberando alcuni territori da brutture che deturpano il paesaggio, in modo da poter restituire a un occhio attento di un visitatore la bellezza intatta di una Sicilia pronta a investire sul sole, sul mare e sulla terra.

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