Allarme bluetongue per gli allevamenti in Sicilia, cos'è e casi

L’ennesima emergenza per gli allevamenti siciliani, arriva l’epidemia di bluetongue: ecco cos’è

L’ennesima emergenza per gli allevamenti siciliani, arriva l’epidemia di bluetongue: ecco cos’è

Simone Olivelli  |
sabato 28 Settembre 2024

Dopo la siccità e i costi insostenibili, il settore primario siciliano si trova ad affrontare una nuova crisi a causa dell'epidemia che colpisce il bestiame.

Qual è il livello di diffusione della bluetongue in Sicilia? È questo il quesito che incombe sul comparto zootecnico isolano e che a oggi non ha una precisa risposta. L’epidemia, che colpisce gli allevamenti e in particolare gli ovini, è causata da un virus della famiglia Reoviridae, di cui si conoscono 27 sierotipi diversi.

Dalle notizie che arrivano dai territori ha raggiunto già da tempo l’isola ma al momento sembra essere rimasta fuori dai radar non solo dell’opinione pubblica, ma anche delle istituzioni.

A chiedere al governo Schifani che venga fatta chiarezza è il gruppo parlamentare all’Ars del Partito democratico, con un’interpellanza rivolta al presidente e all’assessore all’Agricoltura Salvatore Barbagallo.

Nel testo, visionato dal Quotidiano di Sicilia, viene richiesto ai vertici del Governo regionale di prendere iniziative a sostegno del comparto agro-zootecnico e scongiurare un’acuirsi della crisi che già vive.

Allarme bluetongue per gli allevamenti in Sicilia, cos’è

Letteralmente “lingua blu”, la bluetongue è una malattia che viene trasmessa dalle punture di insetti, tra cui zanzare e moscerini. Non è trasmissibile all’uomo e non comporta rischi per ciò che concerne gli alimenti di origine animale, ma rappresenta comunque una seria minaccia nella misura in cui rischia di ridurre drasticamente il patrimonio di capi delle aziende. Tra le manifestazioni della malattia ci sono febbre, scolo nasale, congestione delle mucose della bocca, edema alla testa e poi l’ingrossamento della lingua che può diventare cianotica, da cui il riferimento al colore blu. Nei casi più gravi, inoltre, può portare a malformazione dei feti e alla morte degli animali.

“Nelle ultime settimane si stanno registrando in diverse aree della Sicilia casi di focolai di febbre catarrale degli ovini e, dai dati in nostro possesso, sembrerebbe che la malattia infettiva si stia diffondendo di giorno in giorno”, si legge nel testo dell’interpellanza parlamentare depositata dai deputati dem.

Quale sia, però, l’esatta situazione nell’isola non è facile stabilirlo. A pesare in molti casi sarebbe la ritrosia nel far circolare le informazioni sulla bluetongue da parte di alcuni tra gli imprenditori agricoli, nella consapevolezza che le misure contenitive dell’epidemia prevedono limitazione nella movimentazione degli animali. A ciò si aggiungono i costi per sostenere le misure di profilassi previste.

La lettera del ministero

A inizio mese, il 5 settembre, il Ministero della Salute ha inviato una nota a tutte le Regioni. Nella missiva si fa riferimento alle “recenti conferme di circolazione” di due sierotipi del virus e si menzionano le aree di “Sardegna, Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna e Calabria”. Non vengono fatti cenni alla Sicilia, ma non è escluso che ciò dipenda anche dal fatto che finora nell’isola le informazioni sulla diffusione della bluetongue non sono state sufficientemente centralizzate.

“Che ci siano molti casi in più province è certo – dichiara al Quotidiano di Sicilia il deputato Fabio Venezia, primo firmatario dell’interpellanza –. Ci sono arrivate notizie dalle province di Messina, Enna, Catania, Siracusa, ma anche nella parte occidentale della regione si sta diffondendo. Per questo è necessario che Schifani e Barbagallo riferiscano sulle misure che la Regione Siciliana è intenzionata a prendere”.

Nel documento ministeriale viene specificato che è “fondamentale identificare l’area di circolazione virale nelle province interessate per la prima volta dalla circolazione di un sierotipo” e “si raccomanda l’esecuzione di indagini cliniche su un campione di allevamenti ovini presenti nel raggio di venti chilometri dal caso confermato”. In base ai risultati bisogna valutare di applicare quanto raccomandato dal Ministero: “Regolare le movimentazioni di ovicaprini e bovini attraverso il blocco condizionato dei documenti di accompagno”.

Richiesta di aiuto

Per fare emergere il fenomeno bluetongue e circoscriverlo, in modo tale da evitare che possa causare danni maggiori in Sicilia, per il Partito democratico è necessario che la Regione intervenga a sostegno delle aziende colpite. Tenendo anche conto che molte di esse sono vincolate agli impegni pluriennali che prevedono il mantenimento di un determinato numero di capi, spesso di razze in vie d’estinzione come la capra girgentana o la pecora barbaresca, come condizione per ottenere i contributi dall’Unione Europea.

“Il comparto zootenico siciliano è già alle prese con una gravissima crisi dovuta alla perdurante siccità e gli elevati costi per la somministrazione dei farmaci antinfiammatori, attualmente a carico degli allevatori risulta in molti casi insostenibile per gli stessi”, si legge nell’interpellanza, dove si ricorda che “l’utilizzo dei farmaci, oltre che tentare di curare l’animale e fargli superare la malattia, sono necessari per alleviarne le sofferenze provocate dalle terribili conseguenze sintomatiche del virus”.

Fatte queste premesse, il Pd chiede al governo Schifani di dare “un forte segnale di attenzione al comparto zootecnico”. E di farlo facendosi “parte attiva nel coordinamento con le altre Regioni soggette alla medesima problematica e con i dipartimenti competenti dei Ministeri della Salute e dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste e dell’Economia e Finanze, affinché siano attuate misure urgenti di profilassi vaccinale, facendosi promotori presso le aziende produttrici per una celere realizzazione del piano di produzione, che consenta di arrivare il prima possibile alla disponibilità dei vaccini necessari”. Sul fronte dei vaccini, il partito d’opposizione chiede che la copertura possa essere garantita “senza costi aggiuntivi a carico degli allevatori, con riguardo non solo all’inoculazione ma anche al reperimento e alla distribuzione dei vaccini”.

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Immagine di repertorio

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