Amianto, quell’emergenza sanitaria da cui la Sicilia non è mai uscita - QdS

Amianto, quell’emergenza sanitaria da cui la Sicilia non è mai uscita

Rosario Battiato

Amianto, quell’emergenza sanitaria da cui la Sicilia non è mai uscita

mercoledì 06 Maggio 2020

Secondo Legambiente nel 70-80% dei casi la fibra-killer si annida nelle abitazioni private dell’Isola. Ma finalmente qualcosa si muove: a un passo la definitiva approvazione del Piano regionale

PALERMO – L’amianto è stato bollato come materiale fuori legge agli inizi degli anni Novanta, eppure da allora, a distanza di quasi tre decenni, la sua presenza e le sue conseguenze mortali, come il mesotelioma pleurico, continuano a restare ben visibili sul territorio nazionale.
In Sicilia, inoltre, la situazione, seppur in lieve miglioramento grazie anche a una prima mappatura dei siti contenenti amianto che oggi registra circa 1.500 casi tra scuole ed edifici residenziali e produttivi, resta ancora da affrontare.

AMIANTO: LAVORO DA FARE
È stato il ministro Costa, nella giornata mondiale in memoria delle vittime dell’amianto che si è tenuta la scorsa settimana, a ricordare la necessità di “fermarci a riflettere su questa minaccia silenziosa che purtroppo, a quasi tre decenni dalla legge che ne ha abolito l’utilizzo, continua a mietere anche in Italia migliaia di vittime”. Il ministero, in particolare, ha messo a disposizione circa 385 milioni di euro per “interventi di bonifica che le regioni dovranno realizzare entro il 2025 negli edifici pubblici, scuole e ospedali in primis, adottando il piano operativo ambiente approvato dal Cipe nel 2016”.

Inoltre, si prevede che nel collegato ambientale si introdurrà uno “strumento sanzionatorio, inasprendo le pene per chi si rende responsabile delle malattie collegate all’utilizzo di questo materiale, o contribuisca in qualsiasi modo alla sua diffusione”.

SICILIA ANCORA INDIETRO
A sottolineare il ritardo della Regione siciliana, anche a fronte dell’approvazione della legge regionale nel 2014 fatta ad hoc per le bonifiche e per contenere i rischi legati al pericoloso minerale, è stata la sezione regionale di Legambiente. In una nota pubblicata nei giorni scorsi, si legge che l’associazione del cigno “intende riaccendere l’attenzione su un’emergenza ambientale e sanitaria, purtroppo ancora sottovaluta dalle istituzioni regionali e locali, ma anche dalle categorie professionali e dei lavoratori edili impegnati nei lavori di riqualificazione edilizia nei comuni siciliani”.

Per la delegazione regionale degli ambientalisti, anche in assenza di dati consolidati, è del “tutto evidente la larga diffusione nei nostri territori dei manufatti in cemento amianto (Mca), in particolare serbatoi idrici e tettoie, utilizzati dai cittadini”. In particolare, si ritiene che gli “edifici privati in Sicilia rappresentino il 70-80% del totale dei siti con presenza dei materiali contenenti amianto”.

NUMERI E PASSI AVANTI DELLA REGIONE SICILIA
Pur non avendo ancora una mappatura completa, sul portale amianto della Regione sono già elencati una serie di elementi per comprendere la gravità del fenomeno. Il registro pubblico degli edifici, degli impianti, dei mezzi di trasporto e dei siti con presenza certa di amianto ammonta a oltre 1.500 casi tra edifici residenziali, scuole, edifici agricoli, impianti sportivi, edifici industriali.

Il Governo Musumeci, comunque, sta finalmente portando a compimento il Piano regionale per l’amianto. Poco più di un mese fa il documento predisposto dall’Amministrazione regionale ha ottenuto il parere favorevole della Commissione tecnica specialistica per le autorizzazioni ambientali dell’assessorato al Territorio.

Si tratta di uno strumento che, si legge in una nota, “consentirà di intensificare la lotta contro lo smaltimento irregolare e bonificare tutto il territorio dell’Isola. Ogni Comune dovrà varare, a sua volta, un proprio Piano e potrà avvalersi del lavoro svolto dalla Regione che mapperà dall’alto, anche tramite foto satellitari, la presenza di potenziali manufatti in amianto, la cui presenza sarà confermata o meno dagli enti locali. A quel punto smaltire tettoie, cisterne o canalette in maniera arbitraria sarà molto rischioso per cittadini e aziende perché la normativa prevede multe salate e persino l’arresto”.

Il documento adesso verrà sottoposto alla fase di consultazione con i soggetti competenti in materia ambientale, prima della sua approvazione definitiva. Tra gli altri aspetti principali, c’è scritto ancora nel comunicato diffuso dalla Regione, “anche le informazioni epidemiologiche aggiornate, le ipotesi sul fabbisogno e le tipologie tecnologiche degli impianti, i criteri di localizzazione e la definizione degli scenari nel breve, medio e lungo periodo. Una volta approvato il Piano, Musumeci ha annunciato “un intervento radicale per smaltire in Sicilia migliaia di metri quadrati di amianto che ricopre edifici e discariche”.

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