Il Presidente Anac in audizione: “Rivedere programmazione caso per caso”. “Privilegiate le riforme da fare subito e che non hanno costi aggiuntivi”
ROMA – Per il presidente dell’Autorità anticorruzione Giuseppe Busia il Pnrr va rivisto per ricalendarizzare le scadenze: “La rapidità con cui vanno realizzate le opere previste dal Pnrr e la velocità con cui vengono organizzate gare d’appalto e lavori sono un enorme vantaggio ma comportano anche un costo aggiuntivo. E quindi aprono degli interrogativi – ha detto Busia nel corso dell’audizione in commissione Affari Costituzionali alla Camera -. Dobbiamo dirci con grande franchezza che il termine del 2026 è una data convenzionale: noi dobbiamo lavorare per il 2030, per il 2050, per le generazioni future. Quindi non tutti i progetti è bene che siano conclusi in fretta entro il 2026. Vanno valutati costi e benefici per i singoli investimenti, distinguendo fra riforme urgenti e interventi meno urgenti”.
Spostare in avanti la consegna delle opere
Quindi, seppure con motivazioni diverse, le considerazioni di dover spostare più in avanti le date per la consegna delle opere, collimano con quelle fatte qualche giorno fa dal presidente della Regione siciliana Nello Musumeci.
Va rivista la programmazione
Per il presidente dell’Anac “serve, una sorta di tagliando sul Pnrr, da effettuare in dialogo con la Commissione per ricalendarizzare alcuni interventi sulla base dell’effettiva urgenza e dell’evolversi della situazione internazionale”. Per il governatore Musumeci invece “Avremo quattro anni e mezzo per recuperare le opere, in un contesto in cui in Italia sinora ci vogliono 7-8 anni per attuare i lavori. O si sposta la scadenza del Pnrr al 2030 o non si farà in tempo”. Per Busia va rivista la programmazione, caso per caso: “Tanti investimenti sono stati inseriti nel Pnrr mettendoli sullo stesso piano, sia quelli urgenti e immediati, sia quelli che vanno realizzati con tempi più lunghi, magari anche sfruttando al meglio le riforme che nel frattempo si mettono in campo. Non si può nello stesso tempo riformare il codice degli appalti, cambiando le norme – ha continuano Busia nella sua audizione – riorganizzare le stazioni appaltanti, introdurre la digitalizzazione, e contemporaneamente effettuare tantissime gare d’appalto, o affidare appalti con procedura diretta, per risparmiare 10-15 giorni che servirebbero invece per pubblicare il bando, e garantire più trasparenza e più concorrenza”.
Secondo il presidente dell’Autorità anticorruzione, si deve puntare sulle riforme, che non hanno costi aggiuntivi, come quella del sistema fiscale o previdenziale: “Per le opere da realizzare va invece tenuto presente che i tempi ristretti e il contesto internazionale in cui ci troviamo con la guerra in Ucraina e il post pandemia comportano costi aggiuntivi – ha commentano Busia – e forse è più ragionevole una ricalendarizzazione degli investimenti, da concordare con la Commissione europea. La digitalizzazione serve per andare più veloci con le gare. Però se nel frattempo metto in piedi troppe gare, non beneficio di accelerazione, trovo aumento dei prezzi, materie prime con costi alle stesse, poca disponibilità di manodopera qualificata”.
“L’accelerazione ingiustificata – ha concluso il presidente dell’autorità anticorruzione – porta a sacrificare una migliore progettazione. E sono errori che si pagano dopo. Inoltre la saturazione delle imprese disponibili sul mercato, porta a fare ricorso a imprese non qualificate, e senza la necessaria esperienza. Il rischio di non pescare il meglio per prendere tutto il disponibile, lo si ha anche nel reclutamento accelerato adottato nel pubblico”.