Palermo, angolo tra via Rutelli e via De Amicis a due passi da via Libertà. Qui, il 25 settembre 1979, mentre la Fiat 131 si dirigeva verso il tribunale di Palermo...
Palermo, angolo tra via Rutelli e via De Amicis a due passi da via Libertà. Qui, il 25 settembre 1979, mentre la Fiat 131 si dirigeva verso il tribunale di Palermo, una pistola cal. 38 e un fucile Winchester misero la parola fine alla vita di Cesare Terranova e di Lenin Mancuso. “Omicidio preventivo e dimostrativo”, dissero subito gli esperti di fatti di mafia. Il Cardinale Salvatore Pappalardo, nell’omelia durante i solenni funerali, disse: “Sappiamo bene che non sono possibili soluzioni semplicistiche e immediate. Il male è talmente profondo e incarnato che le sue velenose radici affondano in un terreno dove s’intrecciano da secoli torbidi interessi, espressioni dell’egoismo e della prepotenza umana, disancorata da ogni visione morale e religiosa della vita”.
Ieri, in occasione del 44° anniversario dell’omicidio mafioso, alla presenza del prefetto di Palermo Cucinotta, dei vertici della magistratura, dell’Arma dei carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di finanza, della Marina militare, dell’Esercito, dei rappresentati della Regione Siciliana, del sindaco di Palermo, di diversi familiari di vittime di mafia e di molti cittadini si è svolta la cerimonia commemorativa. Dallo scorso anno, a pochi metri dal luogo dell’eccidio, su una delle pareti dell’istituto scolastico “Giovanni XXIII-Piazzi” c’è un murale, realizzato da Igor Scalisi Palminteri grazie alla collaborazione fattiva dell’Ars, l’Assemblea Regionale Siciliana e fortemente voluto dalla “Associazione per onorare la memoria dei Caduti nella lotta contro la mafia“ il cui presidente è Carmine Mancuso, figlio di Lenin che ha dichiarato “la lotta per la giustizia si è piuttosto lunga ma se lo Stato e le istituzioni avessero collaborato forse avremmo vinto prima, ammesso che si possa parlare di vittoria”.
Le commemorazioni di Mancuso e Terranova
Le commemorazioni, quest’anno sono state anticipate, il 24 settembre, da una manifestazione che si è tenuta al Teatro Jolly nel corso della quale è intervenuto il regista Pasquale Scimeca che ha parlato del suo film, di prossima uscita, dal titolo “Il giudice T.”, che vede come interpreti Gaetano Bruno nel ruolo di Cesare Terranova e Peppino Mazzotta in quello del maresciallo Lenin Mancuso. A chiusura dell’evento è stata rappresentata la pièce teatrale “Belve di Stato”, per la regia di Domenico Bravo. Alla manifestazione hanno partecipato i nipoti del giudice Terranova, i figli del maresciallo Mancuso, del giudice Pietro Scaglione e del giudice Gaetano Costa, le sorelle del vice questore Ninni Cassarà e dell’agente Lillo Zucchetto, la madre di Claudio Domino, il bambino assassinato dalla mafia, e il magistrato Leonardo Agueci. Ieri pomeriggio, inoltre, è stata intitolata al maresciallo Lenin Mancuso la sezione ANSI, l’Associazione Nazionale Sottufficiali d’Italia, di Palermo, all’interno della caserma Ruggero Settimo sita in piazza San Francesco di Paola.
Chi erano Cesare Terranova e Lenin Mancuso
Cesare Terranova era nato a Petralia Sottana, in provincia di Palermo, il 15 agosto 1921. Entrò in magistratura nel 1946, poco dopo la fine della seconda guerra mondiale. Esercitò come pretore a Messina prima e a Rometta poi. Cesare Terranova fu il primo a mandare a processo per associazione a delinquere la famigerata cosca di Corleone. L’11 dicembre 1958 Cesare Terranova fu nominato Giudice Istruttore presso il Tribunale di Palermo e, il 5 febbraio 1971, divenne Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Marsala. A chiusura del suo mandato parlamentare, il 10 luglio 1979, il Consiglio Superiore della Magistratura deliberò il suo rientro in servizio con destinazione la Corte di appello di Palermo. Lenin Mancuso era nato a Rota Greca il 6 novembre 1922. Appartenente alle forze di Polizia, era il maresciallo della Polizia assegnato alla tutela del giudice istruttore del Tribunale di Palermo Cesare Terranova. Lenin Mancuso era uno stretto collaboratore di Terranova e, nel 1971, durante il mandato di Terranova a procuratore di Marsala, partecipò attivamente alle indagini del “mostro di Marsala”, un caso di cronaca nera di triplice rapimento e omicidio di tre bambine.