Le indagini hanno permesso di ricostruire la sparatoria in viale Biagio Pecorino a Catania e di risalire all'odierno indagato.
Lo scorso 4 luglio, su richiesta della Procura della Repubblica di Catania, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale etneo ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Rosario Pillera (classe 1954).
L’uomo è ritenuto responsabile, allo stato degli atti e in relazione alla fase processuale che non ha ancora consentito l’intervento delle difese, del reato di tentato omicidio, porto e detenzione di arma comune da sparo e ricettazione.
Il tentato omicidio e l’indagine a carico di Rosario Pillera
Le indagini, eseguite dalla specializzata Sezione “Reati contro la Persona, in pregiudizio di minori e reati sessuali” della Squadra Mobile etnea, sono state avviate il 30 giugno scorso. Intorno alle ore 11 di quel giorno, infatti, è giunta alla sala operativa della Questura di Catania la segnalazione di una donna, che parlava di una persona raggiunta da colpi di arma da fuoco alle gambe in viale Biagio Pecorino.
Sul posto la richiedente, convivente del ferito, ha accompagnato il personale operante nel garage del palazzo di viale Biagio Pecorino, riferendo, nel frattempo, di avere appreso dal compagno, che l’aveva poco prima contattata telefonicamente, che quest’ultimo era stato vittima di un agguato da parte del vicino di casa. Il vicino in questione sembra essere proprio l’indagato, Rosario Pillera.
Nei concitati momenti successivi alla sparatoria, la vittima, ferita alla gamba sinistra, ha raccontato agli inquirenti una storia simile a quella della donna.
La ricostruzione della sparatoria
Giunto sul posto, il personale operante ha constatato subito la presenza di tre bossoli adagiati a terra, a pochi metri di distanza dal portone di ingresso del garage. La vittima ha specificato anche che, mentre era impegnato a effettuare riparazioni alla sua auto in garage, ha notato la presenza del vicino di casa, Rosario Pillera, con cui in passato aveva avuto forti conflitti.
L’odierno indagato, secondo quanto emerso dal racconto, stava seduto su di una sedia con in mano una tazzina in plastica di caffè. A un certo punto, Pillera lo avrebbe raggiunto e, in prossimità dell’ingresso del garage con in pugno una pistola, avrebbe esploso dei colpi ad altezza uomo. Uno dei colpi avrebbe poi raggiunto il polpaccio sinistro.
Dopo la fuga di Pillera, il ferito è stato trasferito in ospedale, dove ha ricevuto una prognosi di 21 giorni. “Presenza di ferita lacero contusa penetrante da corpo estraneo con foro di entrata e di uscita nella regione medio-laterale di gamba sinistra e ferita lacero contusa a livello del messo piede in soggetto con ipoestesia del piede e del 1/3 medio di gamba e assenza di motilità del piede sinistro”: questa la diagnosi.
Il sopralluogo e l’arresto
Dopo il sopralluogo degli agenti, effettuato dalla Squadra Mobile e dal personale specializzato del Gabinetto di Polizia Scientifica, gli operatori hanno trovato e sequestrato 5 bossoli 380 Auto GFL, tre dinanzi al portone in ferro del garage della vittima e altri due custoditi in un fazzoletto di carta dal ferito.
I testimoni hanno poi confermato che a sparare era stato Rosario Pillera e che le ragioni della sparatoria erano da ricondursi a precedenti attriti per questioni di vicinato risalenti a circa un anno e mezzo fa.
Successivamente, alle ore 00.40 circa dell’1 luglio, si è presentato agli Uffici di Polizia della Questura etnea proprio Rosario Pillera, dichiarando di essere in possesso di una pistola marca Beretta, modello 83F cal. 9 corto matricola P00475M, risultata provento di un furto in abitazione perpetrato anni fa a Rosolini (SR).
Sulla scorta di ciò, il personale della Squadra Mobile, con la collaborazione di personale dell’U.P.G.S.P., ha proceduto all’arresto a carico dell’uomo, resosi responsabile dei reati di porto e detenzione in luogo pubblico di un’arma comune da sparo e di ricettazione.
Successivamente, in sede di convalida dell’arresto, a Rosario Pillera è stato contestato anche il tentato omicidio sulla base delle risultanze d’indagine.