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Ars in bilico dopo lo scandalo sanità, il fronte progressista minaccia lo stop ai lavori e chiede la “rivoluzione morale”

Ars in bilico dopo lo scandalo sanità, il fronte progressista minaccia lo stop ai lavori e chiede la “rivoluzione morale”
In foto l’onorevole Safina

Al QdS l’onorevole dem Dario Safina annuncia un sit-in per l’11 novembre e si unisce al grido dell’opposizione: “Mandiamoli via”.

Il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e le altre forze di opposizione unite nel Fronte Alternativo Progressista hanno lanciato un sit-in, domani , 11 novembre, alle ore 14.45 davanti a Palazzo d’Orléans, che si prepara a scuotere la scena politica siciliana. “Mandiamoli via. Mandiamo via chi ha già distrutto la Sicilia una volta e vuole riprovarci”, si legge nel manifesto che accompagna la protesta.

Al centro, le inchieste sulla sanità e il sistema di nomine e concorsi pubblici che, secondo l’opposizione, rivelano un “potere malato”, fondato su favoritismi e clientele dopo l’inchiesta che ha svelato affari poco leciti e nomi intorno all’ormai ex leader della Democrazia Cristiana, Totò Cuffaro. Pd e 5 Stelle denunciano “un degrado morale e politico che travolge la Regione” e chiedono al presidente Renato Schifani di riferire in Aula. Ma oltre al confronto parlamentare, si prepara anche la piazza con l’obiettivo di smascherare – dicono i promotori – “… una gestione degli assessorati come centrali di potere e privilegi”.

“È l’inizio di una mobilitazione civile e politica che vuole rompere il silenzio e restituire dignità alla Sicilia”. Così chiarisce l’onorevole dem Dario Safina.

Inchiesta sanità, il sit-in del Fronte Progressista: l’intervista all’onorevole Safina

Onorevole Safina, avete usato parole molto dure contro il governo Schifani: “Mandiamo via chi ha già distrutto la Sicilia una volta e vuole riprovarci”. Cosa intendete dire con questo appello così netto?
“Che la misura è colma. Da troppo tempo assistiamo a un degrado istituzionale che non è solo una questione giudiziaria, ma un problema politico, morale e civile. Le inchieste che stanno scuotendo la sanità siciliana e non solo, raccontano un sistema malato, dove appalti e nomine sembrano piegati alla logica del favore, della raccomandazione e del tornaconto personale. Chi usa gli Assessorati come centrali di potere, chi fa della sanità un affare sulla pelle di chi sta male, chi trucca i concorsi umiliando i meritevoli e premiando i raccomandati, non può continuare a governare la Sicilia. Eppure, questo governo continua a restare lì, aggrappato alle poltrone. È inaccettabile”.

Come PD, M5S e Controcorrente di La Vardera, avete preso una posizione molto dura. È un fronte compatto?
“Sì e credo che questa non sia più solo una battaglia di opposizione, ma una battaglia per la dignità della Sicilia e dei siciliani. In queste settimane il PD, il M5S e Controcorrente hanno detto basta al silenzio, basta ai giochi di potere. Quello che emerge dalle indagini è solo la punta dell’iceberg: dietro c’è un sistema di relazioni opache, di scambi di favori e di nomine calate dall’alto. Noi del Partito Democratico non possiamo e non vogliamo più accettare che la Regione venga ridotta a un centro di potere personale. Le istituzioni devono tornare a rispondere ai cittadini e alle cittadine, non ai potenti di turno”.

Le richieste dell’opposizione a Schifani e la lotta per la “rivoluzione morale”

L’11 novembre a Palermo è prevista una manifestazione per chiedere un passo indietro al presidente Schifani. I partiti di opposizione sono sono pronti anche a sostenere una mozione di sfiducia. Questa potrebbe essere una, o la, soluzione?
“Io credo che qualunque decisione prenderà l’opposizione nelle prossime ore, la seguirò fino in fondo, senza se e senza ma. Ma diciamolo chiaramente: non nutro alcuna illusione che questo governo, né il suo presidente, troveranno da soli un sussulto di dignità. Se non lo hanno avuto finora, di fronte a uno scandalo di queste proporzioni, non lo avranno mai. Schifani e la sua maggioranza si trincerano dietro il silenzio, fingendo che nulla stia accadendo. E allora non resta che utilizzare gli strumenti che la democrazia ci offre: quelli parlamentari. Noi non possiamo permettere che l’Assemblea Regionale continui a lavorare come se nulla fosse. Finché il presidente Schifani non verrà in aula ad assumersi le proprie responsabilità davanti ai siciliani, non sarà possibile proseguire l’attività parlamentare. È una questione di dignità istituzionale”.

Lei ha chiesto a gran voce che il Governatore siciliano venga a riferire in aula. Perché e cosa vi aspettate?
“Perché il presidente della Regione deve guardare in faccia i deputati che rappresentano i siciliani e le siciliane e spiegare cosa sta accadendo nel suo governo. Non può restare in silenzio o minimizzare sospendendo qualche funzionario a tempo indeterminato. Le responsabilità oggi sono più che mai politiche. Schifani deve chiarire come intende porre fine all’uso degli assessorati come centri del privilegio, deve dire ai siciliani che cosa intende fare per fermare la degenerazione morale del potere. Continuare a tacere significa rendersi corresponsabili. E chi governa in nome dei cittadini non può sottrarsi al dovere politico e morale di rendere conto all’Assemblea regionale siciliana e al popolo che rappresentiamo”.

Non solo il caso Cuffaro, ma nel mirino della protesta ci sono alcune questioni come le assunzioni tramite agenzie interinali. Cosa sta succedendo?
“Ho chiesto chiarimenti sulle procedure di assunzione di autisti da parte della SEUS 118 e dell’AST attraverso agenzie interinali, ma ad oggi non ho ricevuto risposta. E allora mi chiedo: c’è forse qualcosa da nascondere anche su questo versante? Non possiamo accettare che la trasparenza venga calpestata in nome della convenienza. La politica deve essere limpida, e ogni atto pubblico deve poter essere spiegato ai cittadini senza imbarazzo”.

Lei parla di “bloccare i lavori dell’Ars”. Che tipo di iniziativa immagina?
“Finché il presidente Schifani non si presenterà in aula e finché la maggioranza non affronterà, una per una, le questioni che stanno scuotendo il governo, noi bloccheremo i lavori. Non è un gesto simbolico: è una presa di posizione politica e morale. Non si può continuare a legiferare mentre la credibilità delle istituzioni viene travolta dal fango. Fatta eccezione chiaramente per la relazione della Commissione Antimafia, perché riguarda il Parlamento e non il governo. Tutto il resto deve fermarsi”.

Lei parla spesso di “rivoluzione morale”. Cosa intende?
“Oggi la Sicilia è ostaggio di un potere arrogante e autoreferenziale. L’immagine che emerge dalle inchieste, al di là delle responsabilità penali che andranno comunque accertate, è quella di una Regione prigioniera di vecchi schemi di potere. Ma io sono convinto che non tutto sia perduto. Serve un cambiamento profondo, culturale e morale. Dobbiamo spezzare questo sistema pezzo dopo pezzo, rimettere al centro i siciliani, non i loro governanti. La mobilitazione di piazza e il confronto parlamentare sono solo strumenti di una stessa battaglia: quella per la dignità, per la trasparenza, per una Sicilia che torni a credere nella buona politica. E finché Schifani continuerà a rimanere incollato alla poltrona, e la sua maggioranza continuerà a proteggerlo, noi continueremo a denunciare, a bloccare, a resistere. Perché la dignità della Sicilia viene prima di tutto”.