Asp Messina alle prese con il contenimento Coronavirus - QdS

Asp Messina alle prese con il contenimento Coronavirus

Lina Bruno

Asp Messina alle prese con il contenimento Coronavirus

martedì 31 Marzo 2020

Il commissario straordinario Crisicelli e le criticità nel gestire una provincia con 108 Comuni. Dal caso centro per anziani “Come d’incanto” all’aumento dei controlli con tampone

MESSINA – “Non si è stabilito fin dall’inizio chi doveva fare cosa, ci sono stati continui aggiustamenti fatti in corso d’opera. Ci siamo dovuto riprogrammare in funzione delle direttive che ci arrivavano e che cambiavano da un momento all’altro”. Per Carmelo Crisicelli, commissario per l’emergenza Coronavirus nominato dall’Asp messinese, potrebbe essere questo uno dei motivi delle lacune organizzative emerse all’inizio, quando nel caos iniziale dei ruoli sono nate le polemiche sulla superficiale gestione di alcuni focolai.

Crisicelli è stato nominato il 20 marzo dal dg dell’Asp Paolo La Paglia per coordinare gli interventi nei 108 Comuni della provincia, affiancato da Paolo Cardia che si occupa delle attività ospedaliere. A sovrintendere tutto nell’area metropolitana, l’assessore regionale alla Salute ha voluto che ci fosse il direttore generale dell’Azienda Policlinico Giuseppe Laganga, che attraverso il Covid team, ha dovuto gestire, nei giorni scorsi, la delicata vicenda della casa di riposo “Come d’incanto” dove oltre sessanta anziani, sui settanta della struttura sono risultati positivi al Coronavirus.

I tamponi da effettuare, la mancanza dei posti letto e del personale medico e paramedico, la carenza di dispositivi di sicurezza per gli operatori: queste sono le maggiori criticità che si devono affrontare, mentre Messina è seconda solo a Catania per numero di positivi: il 7 marzo erano nove adesso sono circa 300. “C’è un carico di tamponi elevato – ha detto Crisicelli – che va oltre i circa 220 che si analizzano ogni giorno”.

Intanto, hanno da qualche giorno finito la quarantena le 170 persone rientrate a metà febbraio a Messina dal Nord, prima che potessero uscire dall’isolamento però andava fatto il tampone e conoscerne l’esito, cosa difficile da realizzare entro i tempi. Nessun tampone è stato effettuato a chi per esempio è rientrato il 9 marzo e si è registrato. E’ l’Asp, che effettua i controlli in tutti i Comuni della provincia, fino a qualche giorno fa aveva a disposizione, per verificare gli asintomatici, solo una macchina. Adesso ce ne sono cinque, tutte equipaggiate, suddivise nell’hinterland di Sant’Agata, Patti, Milazzo, zona jonica e Messina. Nella città dello Stretto c’è anche un punto fisso presso l’ex ospedale Margherita. “Una postazione – ha affermato Crisicelli – per asintomatici. Facciamo cinquanta test al giorno, un tampone ogni dieci minuti. Iniziamo alle 9,30 e ci si deve prenotare in modo che si presenti solo chi ha appuntamento e non si crei fila”.

A questo si devono aggiungere i tamponi da fare a domicilio, una situazione che si è presentata in tutta la sua criticità dopo l’esplosione dei focolai nei presidi sanitari di Irccs, Cristo Re e casa di riposo. Emergenze che hanno quasi saturato la disponibilità di posti letto nei centri Covid di Policlinico, Papardo e Barcellona.

Altri due Centri per il Coronavirus intanto potrebbero nascere sul territorio, all’ospedale Piemonte e al nosocomio di Sant’agata Militello. “Le valutazioni in merito – ha spiegato il commissario Asp – le sta facendo il coordinatore Laganga, è sua la competenza. Sul Piemonte pare ci siano divergenze”.

Idee diverse anche all’interno dell’azienda, con l’ipotesi Irccs che dopo essere stato sanificato potrebbe essere disponibile, ma anche la presa di posizione di sindacati e associazioni che temono la conseguente chiusura del Pronto soccorso del nosocomio di viale Europa alle altre esigenze sanitarie della città. Non vi è certezza ancora neppure sulla scelta dell’ospedale di Sant’Agata, mentre sembra tramontata l’idea avanzata dai sindaci del Distretto sanitario 29 di utilizzare l’ospedale di Mistretta.

Intanto l’emergenza Coronavirus ha portato al rallentamento di tutte le altre prestazioni, con la sospensione degli screening e di tutte quelle attività di prevenzione che potrebbero avere degli effetti sul lungo periodo, con l’incremento di alcune patologie. “Non si poteva fare altro – ha concluso Crisicelli – le sale d’attesa sono un veicolo di contagio. In questo momento sono garantire soltanto prestazioni urgenti”.

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