A partire da febbraio 2023 scatteranno gli aumenti dell’assegno unico universale, per i nuclei familiari con figli sotto il primo anno di vita, con figli disabili o molto numerosi. Non è proprio cosi. Da quanto si apprende, alcune famiglie hanno segnalato all’Inps di aver ricevuto un importo inferiore al dovuto.
In questo articolo, tutti gli aggiornamenti e le informazioni utili sull’assegno unico e universale 2023.
Il contributo in erogazione a febbraio 2023, dovrebbe essere calcolato sulla base di quello del 2022, come prevedrebbe la normativa che ha lo istituito, ma secondo quanto rivelato da Money.it, l’Inps starebbe ricalcolando l’assegno in base all’Isee del 2023, nel caso in cui sia stato presentato dal contribuente a cui spetta il beneficio.
Chi ha già dichiarato l’Isee per il 2023 e ha un valore più alto rispetto al 2022 rischia di trovarsi, perciò, con una somma più bassa, invece che ricevere l’aumento, come era previsto.
Money.it ricorda il testo del decreto n. 230 del 29 dicembre 2021, che al comma 7 dell’articolo 6 precisa: “L’assegno relativo ai mesi di gennaio e febbraio di ogni anno si fa riferimento all’Isee in corso di validità a dicembre dell’anno precedente”. La regola è stata in seguito confermata da diverse circolari Inps, tra cui l’ultima n. 132 del 15 dicembre 2022.
L’Inps, avrebbe dovuto erogare, da febbraio, gli importi aggiornati in conseguenza delle novità introdotte dalla legge di Bilancio 2023 e dell’adeguamento all’inflazione.
Gli importi di febbraio sono rivalutati dell’8,1% per essere adeguati all’inflazione, da marzo scatteranno gli incrementi inseriti nella legge di bilancio. A partire da febbraio, quindi, l’Inps paga infatti gli importi aggiornati come conseguenza dell’adeguamento dell’importo dell’assegno all’inflazione galoppante.
La rivalutazione dovrebbe essere pari all’8,1%. Facendo un rapido calcolo dunque la quota minima passa da 50 a 54 euro, mentre quella massima viene portata da 175 a a poco più di 189 euro.
A partire dal mese di febbraio, per tutte le famiglie che ne beneficiano, scatterà l’aumento per l’assegno unico e universale (Auu), Dal mese di marzo, invece, scatteranno le estensioni del 50% previste dalla legge di bilancio per nuclei con tre o 4 figli e bambini con meno di un anno (e un Isee non superiore ai 40 mila euro).
Attenzione però. Le cifre che abbiamo appena dato non tengono conto degli aumenti stabiliti con l’ultima legge di bilancio e che scatteranno a marzo. Aumenti che tuttavia, è meglio premetterlo, non spetteranno a tutti.
Ciò significa che l’importo minimo dell’assegno nel primo anno di vita del bambino andrà (a seconda dell’Isee) da un minimo 75 euro a un massimo di 262,5 euro, una cifra a cui bisognerà poi aggiungere l’adeguamento all’inflazione.
L’assegno di marzo si prevede particolarmente ricco: ai percettori dovrebbe infatti essere pagata anche la percentuale di rivalutazione che non è stata versata a gennaio.
Gli aumenti potranno arrivare fino a 100 euro a figlio e sono il risultato della rivalutazione dell’assegno unico dovuta all’inflazione e delle modifiche previste dalla Legge di Bilancio, n. 197/2022, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 303 del 29 dicembre 2022.
Con la manovra, quindi, è stata introdotta una maggiorazione del 50% sull’importo dell’assegno per il primo anno di vita del bambino, e un ulteriore aumento del 50% per le famiglie composte da 3 o più figli fino al terzo anno di ciascun figlio. Quest’ultima misura però vale solo per le famiglie con Isee non superiore a 40mila euro. Inoltre è stato previsto l’incremento del 50% della maggiorazione forfettaria, per i nuclei con almeno 4 figli, che sale a 150 euro mensili a nucleo, 50 euro in più dell’importo attuale (100 euro).
L’Inps procederà al ricalcolo degli importi con l’assegno unico pagato a febbraio 2023. In quell’occasione verranno riconosciuti anche gli arretrati.
L’importo base dell’assegno unico va da un massimo di 175 euro a un minimo di 50 euro per i figli minorenni, e da 85 euro a 25 euro per i maggiorenni (entro i 21 anni di età). Per i figli maggiorenni l’importo passa da 85 a circa 91 euro per la quota massima, e da 25 a 26,80 euro per la quota minima.
Ogni anno viene aggiornato in base all’inflazione.
Per il 2023, la rivalutazione provvisoria applicata alle pensioni è stata del 7,3%, ma per l’assegno unico si attenderà il tasso definitivo che sarà comunicato a metà di gennaio. Secondo le previsioni dovrebbe essere tra il 7,5% e il 7,8%.
Nel peggiore dei casi verrà riconfermato il tasso del 7,3% l’incremento sarà di 12 euro arrivando così a un massimo di 187 euro, mentre il minimo passerà da 50 a 53,65 euro.
La legge 197/2022 ha disposto che, da gennaio 2023, l’importo “standard” dell’assegno maggiorato del 50% per ciascun figlio di età inferiore a un anno, a prescindere dall’Isee.
La stessa maggiorazione scatta anche nei nuclei familiari con almeno tre figli, per ciascun figlio di età compresa tra uno e tre anni, ma se l’Isee non supera i 40mila euro.
La rivalutazione per l’inflazione
Agli aumenti del ricalcolo dovuto all’inflazione, quindi, si sommano anche quelli previsti dalla legge di Bilancio 2023 che ha stabilito:
Si ricorda che, ci sarà un ulteriore aumento di 50 euro al mese per le famiglie con almeno 4 figli alla maggiorazione forfettaria prevista dalla manovra.
Si amplierà la platea di persone che potranno ricevere il bonus: la rivalutazione si applica anche sulla soglia Isee. Per avere diritto al massimo dell’importo l’Isee dovrà essere non superiore a 16.095 euro.
È stato, infine, stabilizzato l’incremento di 120 euro della maggiorazione che viene riconosciuta alle famiglie con Isee non superiore a 25mila euro che nel 2021 hanno percepito l’assegno per il nucleo familiare.
Dal primo marzo del 2023, coloro che nel corso del periodo gennaio 2022-febbraio 2023 abbiano presentato una domanda di assegno unico e universale per i figli a carico, accolta e in corso di validità, beneficeranno dell’erogazione d’ufficio della prestazione da parte dell’Inps, senza l’onere di presentare una nuova domanda.
Potranno, invece, presentare domanda coloro che non hanno mai fruito dell’Assegno Unico e quanti avevano prima del 28 febbraio 2023 trasmesso una istanza che non è stata accolta o non è più attiva.
La domanda non deve essere rinnovata quindi, ma rimane l’obbligo per tutti i beneficiari di aggiornare, entro il 28 febbraio 2023, i propri dati, segnalando eventuali variazioni e, per tutti, rinnovando la propria attestazione Isee valida per il 2023.
I beneficiari dell’Assegno unico universale dovranno inoltre comunicare eventuali variazioni delle informazioni precedentemente inserite nella domanda di Assegno unico trasmessa all’INPS prima del 28 febbraio 2023.
Vanno comunicate le seguenti variazioni:
Potranno presentare una nuova domanda coloro che non hanno mai fruito dell’Assegno unico (ad esempio i nuovi genitori) e anche quanti avevano prima del 28 febbraio 2023 trasmesso una domanda che non è stata accolta o che non è più attiva.
Le domande possono essere presentate tramite:
Per le domande presentate entro il 30 giugno 2023, l’Assegno unico è riconosciuto a decorrere dal mese di marzo 2023.
Per l’Assegno Unico universale, l’Isee 2022 è ancora valido e continua a essere utilizzato per calcolare gli importi di gennaio e febbraio 2023. Ma attenzione perché dal 1° marzo le domande di assegno unico presentate nel 2022 accolte e in corso di validità verranno rinnovate automaticamente, non ci sarà bisogno di presentarne una nuova (vanno comunicate solo eventuali variazioni).
È obbligatorio, invece, il rinnovo dell’Isee per poter usufruire dell’importo con le maggiorazioni previste in base alla fascia economica.
Chi al 1° marzo avrà già presentato l’Isee 2023 riceverà l’importo base e anche la maggiorazione senza interruzioni, gli altri dalla mensilità di marzo riceveranno l’importo minimo, ma avranno il riconoscimento degli arretrati presentando l’Isee 2023 entro il 30 giugno. Dopo aver richiesto l’Isee ordinario, è possibile aggiornarlo con l’Isee corrente se la situazione lavorativa o economica è peggiorata rispetto a quella del 2021, anno di riferimento per i redditi e patrimonio dell’Isee 2023. L’Isee corrente è calcolato in base ad una situazione economica recente.
I dati reddituali, di uno o più componenti il nucleo famigliare, possono essere aggiornati in virtù di un peggioramento della condizione lavorativa come ad esempio in caso di licenziamento o cassa integrazione oppure a causa di una variazione del reddito complessivo del nucleo familiare superiore al 25%.
L’Isee corrente è valido per un periodo di 6 mesi salvo ulteriori variazioni.
Le maggiorazioni previste dalla Legge di Bilancio 2023, invece, saranno erogate automaticamente a chi ne ha diritto a partire dalla mensilità di febbraio. Per tutte le persone che hanno inviato la domanda da gennaio 2022 a febbraio 2023, la prestazione sarà rinnovata automaticamente senza la necessità di ripresentare la richiesta.
Importante: per ottenere l’Isee 2023 l’anno di riferimento per il patrimonio è lo stesso che per i redditi, cioè il 2021. Sul portale dell’Inps è possibile richiedere l’ Isee 2023 presentando la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) in modalità precompilata.
Quali documenti servono per compilare la dichiarazione sostituiva unica utile per avere l’indicatore Isee? Ecco cosa serve. Leggi qui in basso.
Servono il codice fiscale e il documento d’identità del dichiarante. Occorre anche il codice fiscale di tutti i componenti del nucleo familiare ed eventualmente del coniuge non residente e del figlio a carico non convivente (solo se il figlio non è coniugato o se non ha figli o se di età inferiore a 26 anni).
Per dimostrare il proprio reddito servono il Modello 730 e/o Modello Redditi 2022 e per i dipendenti/pensionati Modelli CU 2022, riferiti ai redditi del 2021. Servono le certificazioni relative a redditi esenti da imposta o assoggettati a imposta sostitutiva o ritenuta a titolo di imposta.
È utile presentare la documentazione che attesti:
Serve la dichiarazione IRAP per imprenditori agricoli, il valore del patrimonio netto per le imprese individuali in contabilità ordinaria al 31/12/2021, se si è separati serve la sentenza di separazione o divorzio con l’indicazione dell’eventuale assegno di mantenimento per i figli.
Nel caso in cui tutti i redditi prodotti nell’anno 2021 siano stati dichiarati nella dichiarazione dei redditi 2022 (redditi 2021) il dato potrà essere acquisito dall’Inps attraverso l’Agenzia delle Entrate e utilizzato in fase di calcolo dell’Indicatore Isee.
Se c’è un patrimonio, dei risparmi, bisogna presentare la relativa documentazione che lo dimostri: parliamo di depositi bancari e/o postali,
Serve comunicare anche il saldo e la giacenza media annua riferita a depositi bancari e/o postali (con estratti conto trimestrali e/o mensili).
Per i lavoratori autonomi e le società: patrimonio netto risultante dall’ultimo bilancio presentato ovvero somma delle rimanenze finali e dei beni ammortizzabili al netto degli ammortamenti.
Per quanto riguarda il patrimonio immobiliare bisogna comunicare certificati catastali, atti notarili di compravendita, successioni, e/o altra documentazione sul patrimonio immobiliare, anche se detenuto all’estero (fabbricati, terreni agricoli, aree edificabili).
Serve dire anche il valore IVIE dell’immobili detenuti all’estero. Occorre presentare l’atto notarile di donazione di immobili (solo per le richieste di prestazioni sociosanitarie residenziali), la certificazione della quota capitale residua dei mutui stipulati per l’acquisto e/o la costruzione degli immobili di proprietà. E infine serve la certificazione inerente ad attività finanziarie possedute al 31/12 /2021.
Se si possiedono auto o barche, anche quelle vanno dichiarate comunicando la targa o gli estremi di registrazione al P.R.A. e/o al R.I.D. di autoveicoli e motoveicoli di cilindrata pari o superiore a 500cc, di navi e imbarcazioni da diporto.
Se ci sono famigliari disabili serve comunicare la certificazione della disabilità (denominazione dell’ente che ha rilasciato la certificazione, numero del documento e data del rilascio) ed eventuali spese pagate per il ricovero in strutture residenziali (nell’anno precedente la presentazione della DSU) e/o per l’assistenza personale (detratte/dedotte nella dichiarazione dei redditi del secondo anno precedente a quello di presentazione della DSU).