Ad Oliveri è nata l’Associazione culturale “Lyceum Scuola delle cose”

La bellezza del messinese fiorisce nel segno della cultura

Lina Bruno

La bellezza del messinese fiorisce nel segno della cultura

martedì 10 Maggio 2022

Nel piccolo comune di Oliveri, in provincia di Messina, l’associazione “Lyceum Scuola delle cose” mette in campo i suoi giovani per valorizzazione e rigenerazione del territorio

Ogni periferia del mondo se rigenerata crea nuova bellezza, se risanata dalla cultura declinata in tutte le sue forme, può diventare un laboratorio di riflessioni e strumento di rinascita urbana.

Oliveri è un comune della costa tirrenica messinese di circa 2.000 abitanti, una periferia della Sicilia, fuori dalle grandi rotte turistiche e lontana dal circuito dei grandi eventi; ma da un anno questo piccolo Comune è al centro di un progetto che attraverso l’arte e l’educazione al bello vuole sperimentare nuovi linguaggi e visioni per le nuove generazioni.

Ad Oliveri una mostra con capolavori del Novecento

Ad Oliveri, Gino Maggio, siciliano di nascita ma milanese d’adozione, creatore e presidente della Fondazione Mudima di Milano (la prima in Italia dedicata all’arte contemporanea e alla ricerca musicale) ha voluto portare i capolavori dell’arte del Novecento per delle esposizioni che hanno avuto il patrocinio dell’assessorato regionale Beni Culturali e Identità Siciliana e che a giugno e luglio dello scorso anno, hanno richiamato visitatori da ogni parte d’Italia.

L’Associazione “Lyceum Scuola delle cose”

Ad Oliveri è nata l’Associazione culturale “Lyceum Scuola delle cose” che coinvolge tanti giovani e la sua sede, centro culturale di riferimento nella provincia intitolato a Don Luigi Lo Presti, è in un edificio che ospitava in passato una scuola materna e che l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Francesco Iarrera, ha concesso, un anno fa, in comodato d’uso gratuito. Non solo mostre ma anche spettacoli in cui si recitano i classici e anche una rivista bimestrale che si chiama come l’associazione, “Lyceum – La Scuola delle cose”.

Il periodico è stato presentato qualche giorno fa all’Università di Messina nel corso del convegno “L’Isola plurale, la cultura siciliana e le altre” ma è edito già da quasi un anno e vi hanno scritto tra gli altri Teresa Pugliatti, Luigi Ferlazzo Natoli, Achille Bonito Oliva, Enzo Soresi, Franco Brambilla, Arnaldo Pomodoro, Fabio Rodriguez Amaya, Jack Wassermann, quest’ultimo grande studioso di Michelangelo. Proprio a Michelangelo è stato dedicato un numero unico che verrà distribuito ai visitatori presso il Duomo di Firenze.

L’incontro è stato organizzato su iniziativa di Concetta Parrinello, ordinaria di Diritto privato e Presidente del Cug UniMe, moderato da Francesco Pira, delegato alla Comunicazione dell’Ateneo. A parlare di questa esperienza c’erano lo storico dell’arte, critico e curatore contemporaneo Achille Bonito Oliva, i direttori, responsabile ed editoriale, della rivista Gino Di Maggio e Nino Sottile Zumbo, gli artisti Emilio Isgrò e Ugo Nespolo e il filosofo Carmelo Strano.

Il periodico è stato realizzato come strumento di comunicazione necessario per rapportarsi con il territorio, con lo scopo, così come hanno sottolineato i direttori Di Maggio e Sottile Zumbo, di concentrarsi sullo studio critico della cultura siciliana in un confronto proficuo soprattutto con le altre culture di cui la Sicilia si è nutrita e che ha metabolizzato.

Il grande passato della cultura siciliana viene sottolineato da Achille Bonito Oliva, soprattutto nella letteratura, sfiorando anche le arti visive. “Sono emersi scultori che hanno inciso molto elaborando delle forme misurandosi con grandi artisti di centri culturali come quelli di Milano. La Sicilia – dice il critico d’arte – è un’isola nel senso della concentrazione da cui poi si irradia sul sistema dell’arte una grande energia culturale. L’arte – secondo Bonito Oliva- è un sistema d’allarme che tenta di risvegliare il muscolo atrofizzato della sensibilità collettiva, affermazione di complessità contro l’apologia consumistica di un passivo vivere”.

Il periodico, non localistico, si propone ai lettori come un laboratorio di ricerca e dibattito delle idee e coinvolge studiosi, artisti e scienziati a livello nazionale ed internazionale; “vuole arrivare soprattutto ai giovani – è stato sottolineato – e incentivare la libera conoscenza e soprattutto la loro capacità critica”. Altra curiosità è che il periodico è pubblicato in due versioni, una con i numeri arabi e l’altra con i numeri romani.

Questa seconda versione avrà un carattere monografico e si occuperà degli eventi espositivi che l’associazione Lyceum produrrà nella sua sede di Oliveri, o di eventi particolari che coinvolgeranno artisti e musicisti, e che potranno essere promossi da enti terzi e tenersi altrove.

Un primo grande evento espositivo Oliveri lo ha vissuto la scorsa estate con la mostra “Europae” curata da Davide Di Maggio e da Nino Sottile Zumbo. una iniziativa in progress con più di 200 opere: serigrafie, grafiche, foto, multipli, acqueforti, libri e sculture dei maggiori artisti europei.

Tutte le opere provenivano dall’Archivio della Fondazione Mudima di Milano, diretta da Irene Di Maggio e dalla collezione personale di Gino Di Maggio, scrittore ed editore di libri e riviste come Alphabeta 2, appassionato d’arte, che sin dagli anni cinquanta ha animato la scena culturale italiana e internazionale con biennali e festival, e organizzato numerose personali oltre ai tanti progetti della fondazione.

Il percorso espositivo ricostruiva l’immagine dell’arte europea nel corso del Novecento, un viaggio di ricerca sul continente europeo nei suoi confini culturali. Una storia singolare, parallela a quella tradizionale e tuttora in gran parte sconosciuta, che travolge e crea un nuovo gusto attraverso la moltiplicazione dell’arte. Insieme opere dei maestri del novecento, artisti provenienti da sedici Nazioni della vecchia e nuova Europa politica, dal bacino del Mediterraneo alle terre del Nord, da Eduardo Arroyo a Marcel Duchamp, da Lucio Fontana, a Joseph Beuys, da Hans Bellmer a Richard Hamilton e Francis Bacon.

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