Bocciato il Piano di tutela dell’aria, il Tar “I dati non sono più attuali” - QdS

Bocciato il Piano di tutela dell’aria, il Tar “I dati non sono più attuali”

Battiato Rosario

Bocciato il Piano di tutela dell’aria, il Tar “I dati non sono più attuali”

mercoledì 05 Agosto 2020

Per i giudici palermitani la Regione deve adeguare la rete di rilevamento avvalendosi dell’Arpa. L’assessore regionale Cordaro: “La priorità resta la tutela dell’ambiente e della salute”

PALERMO – Ancora uno stop per il Piano regionale di tutela della qualità dell’aria della Regione Siciliana, approvato dalla giunta isolana nell’estate del 2018, che ha dovuto incassare la sentenza di accoglimento dei ricorsi delle aziende del polo petrolchimico aretuseo, guidato da Confindustria Siracusa, da parte del Tribunale amministrativo regionale di Palermo.

LA SENTENZA
Per i giudici “i ricorsi devono essere accolti nell’interesse di parte ricorrente con annullamento dei provvedimenti impugnati nella parte il cui il Piano dell’aria impone alle società misure e attività che comporterebbero oneri ingenti e del tutto sproporzionati a fronte di dati non conformi ai necessari predisposti normativi e rispetto al beneficio ambientale perseguito”. Per la Regione siciliana adesso sarà tempo di procedere “con solerzia ad adeguare la rete di rilevamento regionale ed aggiornare i dati secondo le previsioni normative ed avvalendosi dell’Arpa”. Inoltre, hanno scritto i giudici, il rapporto annuale sulla qualità dell’aria 2015 allegato al Piano evidenzia come “molte delle stazioni di misurazione non raggiungano i valori di efficienza previsti”, mettendo in luce come anche “il ministero dell’Ambiente nelle osservazioni al Piano ha rilevato l’inadeguatezza della rete di monitoraggio”.

LE MOTIVAZIONI DELLE IMPRESE
Un passaggio, quello dei giudici palermitani, che ricalca alcune delle sottolineature avanzate dalle imprese dell’area aretusea nell’ambito dei ricorsi. Tra le altre cose, avevano contestato i dati non aggiornati relativi alle emissioni in atmosfera, gli strumenti obsoleti di monitoraggio e anche l’assenza di fasi di concentrazione prima dell’approvazione del piano. La battaglia si annuncia lunga, ma si tratta comunque di un primo tassello vittorioso visto che “la sentenza del Tar – ha spiegato Diego Bivona, presidente di Confindustria – che accoglie tutte le motivazioni delle aziende ricorrenti avverso al piano regionale di tutela della qualità dell’aria conferma quanto affrettate ed ingiustificate ma soprattutto lesive fossero alcune prescrizioni impartite alle aziende stesse”. Lo stesso Bivona ha poi aggiunto che le aziende da mesi chiedono “un franco confronto con i tecnici dell’assessorato all’Ambiente con l’obiettivo comune di apportare dei correttivi al piano affinché le misure derivanti fossero realmente efficaci per la salute della popolazione e tenessero conto della sostenibilità economica dei costi relativi”.

LA REGIONE IN ATTESA
Gli incontri, in realtà, non erano poi mancati. Uno degli ultimi, in ordine di tempo, era avvenuto lo scorso luglio quando l’assessore all’ambiente Totò Cordaro aveva dialogato con i rappresentanti di Sicindustria, Italcementi, Isab, Raffineria di Milazzo, Versalis, Sonatrach, Colacem e Buzzi Unicem, chiedendo uno studio di fattibilità per dimostrare la volontà concreta – attraverso la rappresentazione di costi e tempi – di adeguare gli impianti industriali per attuare la riduzione delle emissioni inquinanti, proprio come previsto dal Piano di tutela della qualità dell’aria della Regione Siciliana. Poi la sentenza a interrompere un rapporto che probabilmente non era mai effettivamente cominciato. Totò Cordaro, commentando a caldo il provvedimento del Tar, ha ribadito di volerne conoscere le motivazioni, e, seppur riconoscendo che “le sentenze vanno applicate sempre”, darà ulteriori dettagli non appena sarà notificato. Non cambiano, in ogni caso, quelli che sono gli obiettivi del governo regionale, che restano per “noi priorità assolute la tutela dell’ambiente e della salute pubblica e la salvaguardia dei livelli occupazionali”.

SINDACATI CHIEDONO UN PIANO CHE TUTELI IL LAVORO
Per Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia, “il piano dell’aria, così come promulgato dalla Regione siciliana, avrebbe smantellato la maggior parte delle industrie isolane gettando sul lastrico decine di migliaia di famiglie e avrebbe fatto collassare l’economia di alcune province” e addirittura avrebbe avuto un impatto negativo anche in merito alla “possibilità di una evoluzione verso una economia green”.

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