Due esperte hanno spiegato cosa fare per il caro affitti che danneggiano gli studenti fuori sede. L'emergenza e le soluzioni
A Torino l’86% degli studenti condivide un appartamento in affitto, spendendo mediamente tra i 300 e i 350 euro al mese. A Milano, invece, il prezzo di una stanza singola è cresciuto del + 20% soltanto nel corso dell’ultimo anno. Sono alcune delle evidenze emerse nel corso dell’ultima giornata di Urbanpromo a Firenze, la kermesse organizzata da Inu e Urbit all’Innovation Center di Fondazione CR Firenze.
Per illustrare questi dati, sono intervenute le studiose Alessandra Oppio (Politecnico di Milano) e Marta Bottero (Politecnico di Torino). E, da entrambe, è giunto un appello nitido: “Il mercato dello student housing deve aprirsi a nuove soluzioni abitative”.
“Le città – è stato detto da Oppio e Bottero – sono da tempo al centro di grandi trasformazioni per rispondere alle sfide della sostenibilità. Tra queste, un fenomeno di particolare importanza riguarda la crescente mobilità studentesca verso i poli universitari. Un fenomeno che pone rilevanti problematiche dal punto di vista della questione abitativa per gli studenti fuori sede, generando un mercato delle locazioni insostenibile con grandi difficoltà da parte delle famiglie”.
I problemi e le soluzioni all’emergenza affitti
In questo senso – hanno osservato le relatrici del convegno – il tema del diritto alla casa appare molto legato a quello del diritto allo studio, mettendo al centro dell’attenzione l’analisi del bisogno abitativo e l’urgenza di strategie comuni tra gli attori coinvolti (governo, enti locali, università, operatori immobiliari).
“Un secondo aspetto da richiamare – ha dichiarato Oppio – riguarda il fatto che gli insediamenti universitari generano importanti ricadute e opportunità nel territorio in cui sorgono, in termini non solo di capitale umano, know-how e reddito, ma anche di servizi e infrastrutture. In questa prospettiva l’università diventa un fattore decisivo di sviluppo con effetti sulle componenti sociali, economiche, produttive, ambientali e infrastrutturali di una città”.
“La valutazione della complessità degli effetti generati da investimenti in insediamenti universitari – ha concluso Bottero – è di fondamentale importanza nella definizione di politiche di sviluppo urbano, che mirino da un lato al soddisfacimento della domanda di istruzione e dall’altro alla massimizzazione degli impatti”.
Immagine d’archivio