Carceri sovraffollate, spariti i fondi per il nuovo penitenziario - QdS

Carceri sovraffollate, spariti i fondi per il nuovo penitenziario

Melania Tanteri

Carceri sovraffollate, spariti i fondi per il nuovo penitenziario

sabato 16 Ottobre 2021

In “Piazza Lanza” e a “Bicocca” presente un numero di detenuti superiore alla capienza regolamentare. Aldo Di Giacomo: "Non utilizzati 27 milioni di euro per una nuova struttura da 400 posti"

CATANIA – Un problema vecchio di decenni ma che continua a presentarsi prepotentemente. E che la lunga pandemia da Covid-19 ha acuito, rendendo urgente l’adozione di misure che possano in qualche modo modificare lo status quo. Il sovraffollamento delle carceri resta un grosso limite del sistema carcerario dell’Italia e del meridione del paese in particolare. E la provincia di Catania non fa di certo eccezione: per quanto, secondo i dati del ministero della Giustizia alla data del 30 settembre i detenuti presenti negli istituti della provincia etnea siano in linea con la capienza di ogni casa circondariale o istituto di pene, in città la condizione invece sembra ai limiti della sostenibilità.

A partire dal carcere di Bicocca dove sono presenti 191 detenuti di fronte alla capienza di 137. Ma è a Piazza Lanza, la casa circondariale nel cuore della città, a presentare la situazione più spinosa con 354 detenuti presenti a fronte del numero massimo di 279 che potrebbe ospitare. La soluzione di realizzare una nuova struttura carceraria però sembra definitivamente naufragata, come ci spiega Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato di polizia penitenziaria e che da tempo si occupa della questione e che, oggi, non può fare altro che allargare le braccia.

“Dopo anni di ricorsi da parte delle ditte appaltatrici, il progetto è giunto a un binario morto – conferma. Questa è una storia davvero assurda – prosegue – in un Paese come il nostro. Il sovraffollamento era inevitabile proprio perché c’era il progetto di realizzare questo carcere da 400 posti che si sarebbe aggiunto i due presenti in città. 27 milioni messi da parte per questo – insiste Di Giacomo – e che non sono stati utilizzati quando avrebbero potuto dare una risposta alla richiesta di spazi per i detenuti, dando loro un posto degno dove scontare la pena, e per i lavoratori che operano all’interno”.

Il progetto del nuovo carcere di Catania dunque si è arenato, nonostante la pandemia abbia dimostrato la necessità di aumentare gli spazi. “La pandemia non ci ha insegnato nulla – continua Di Giacomo: i detenuti continuano a vivere in spazi angusti, troppo stretti e a contatto l’uno con l’altra. Ma dei carcerati e delle carceri non interessa a nessuno – incalza il sindacalista. Che evidenzia con una situazione del genere non aiuti chi, per esempio, soffre di problemi psichiatrici o di tossicodipendenza. “Questi soggetti non dovrebbero stare in carcere – dice – eppure è lì che stanno. Ma così – insiste Di Giacomo – così non si riesce a portare avanti il principio rieducativo per cui sono state create le carceri; non si riesce ad educare nessuno. Sono solo scuole di formazione di delinquenti e il sovraffollamento, in questo senso, incide eccome”.

Ma sono anche altre le carenze del sistema carcerario siciliano: problemi di acqua in estate, docce non presenti in tutte le celle. “Bicocca, ad esempio, cade a pezzi – sottolinea Di Giacomo – Piazza Lanza è vecchissimo. Il sovraffollamento è solo il colpo di grazia un sistema che già si regge in piedi a stento. Sono vent’anni che lo diciamo, eppure ogni cosa viene affrontata con provvedimenti di clemenza indulto o amnistia, che non servono a nulla”. Di Giacomo, insomma, dipinge un quadro a tinte fosche.

“La Sicilia è una delle regioni che paga di più lo scotto perché è dotata di strutture più più vecchie e molte presenti al centro della città” – aggiunge. Non solo il sindacalista evidenzia come all’interno delle carceri continuino a insistere delle malattie fuori sono state debellate, proprio per le cattive condizioni igieniche. “C’è la scabbia, ad esempio – afferma ancora: le carceri sono immondezzai sociali dove buttare tutti dentro e non occuparsene più. Una situazione che favorisce la criminalità: il carcere dovrebbe essere la parte terminale della carriere criminale – conclude – invece, per come sono adesso, le carceri sono luogo di mantenimento di queste attività”.

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