Carenze d’organico e di uffici, i nodi della giustizia catanese - QdS

Carenze d’organico e di uffici, i nodi della giustizia catanese

Melania Tanteri

Carenze d’organico e di uffici, i nodi della giustizia catanese

martedì 25 Gennaio 2022

Il presidente della Corte d’appello Filippo Pennisi ha aperto l’anno giudiziario etneo. Si punta sulla Cittadella che sorgerà in Viale Africa “per risolvere definitivamente i gravi problemi logistici”

CATANIA – Una cerimonia “necessariamente e doverosamente circoscritta anche quest’anno nel numero dei partecipanti e nei tempi di svolgimento, a causa dell’emergenza pandemica ancora in corso. Ma non per questo meno significativa nei contenuti e meno importante nelle prospettive che vuole offrire”.

Sono queste le parole d’esordio della relazione di apertura dell’anno giudiziario del presidente della Corte d’Appello, Filippo Pennisi. Che esordisce ringraziando tutti i soggetti coinvolti nell’espletamento della Giustizia, dagli organi di polizia, all’avvocatura dello Stato, dai consigli del degli ordini forensi al personale, prima di entrare nel merito di un anno caratterizzato appunto dalla emergenza pandemica. Che ha avuto ricadute non certo indifferenti sull’amministrazione della Giustizia, costringendo ad esempio ad attivare una serie di protocolli per il lavoro in remoto.

“Uno stato di cose – sottolinea Pennisi – che pur nella drammaticità dell’emergenza sanitaria ha dato un eccezionale spinta tecnologica ai servizi della Giustizia, accelerando l’adozione di prassi virtuose che hanno permesso anche ai meno avvezzi di apprezzare le potenzialità ed i benefici delle diverse piattaforme di collaborazione. Al contempo ciò ha comportato una maggiore insofferenza rispetto al passato verso le frequenti interruzioni di funzionamento del sistema”.

Passi avanti non sono stati fatti, invece, per quel che riguarda la dotazione organica, ancora insufficiente. “Tali scoperture – continua Pennisi – si attestano su una percentuale media del 10% per gli uffici giudicanti e del 9,47% degli uffici requirenti; dati che, seppur inferiori alla media nazionale, danno motivi di grande preoccupazione”. Oltre all’inadeguatezza della pianta organica, viene lamentata la mancata copertura dei posti vacanti che incide anche sulla programmazione dell’ufficio. “Qualche sollievo potrà venire dalla prossima istituzione delle piante organiche flessibili distrettuali – prosegue il magistrato – con una previsione di organico di sette unità per il distretto di Catania da destinare alla sostituzione di magistrati assenti. Ma anche qui – aggiunge – dovranno farsi i conti con la penuria delle risorse umane disponibili”. Carenze che si riscontrano anche nel personale amministrativo e nei servizi giudiziari.

“Il presidente del Tribunale – spiega Pennisi – ha evidenziato che, negli ultimi anni, la dotazione effettiva si è ridotta a 244 unità a fronte delle 344 previsti in organico, registrandosi pertanto una scopertura di ben 100 unità”. Un quadro a tinte fosche al quale si aggiunge la situazione logistica che “si è addirittura aggravata”. È quello che si legge nella relazione. Dove si parla di insufficienza delle strutture e della loro dispersione sul territorio. “L’emergenza sanitaria tutt’ora in corso – si legge ancora – ha esasperato il problema, determinando forti difficoltà di assicurare il rispetto della prescritta regola del distanziamento sociale”.

Situazione resa ancora più grave dei recenti eventi metereologici, e per la quale Pennisi riprende il discorso legato alla Cittadella della Giustizia da realizzare in viale Africa al posto dell’ormai interamente demolito palazzo delle Poste. Ricordando come il progetto definitivo sia stato validato il 29 ottobre del 2021 e il termine per la ricezione delle domande di partecipazione sia stato fissato per il prossimo 31 gennaio e per l’apertura delle buste il 2 febbraio. “Si confida davvero – afferma Pennisi – che, entro un paio di anni, l’utilizzazione dell’importante opera pubblica possa risolvere definitivamente i gravi problemi logistici degli uffici giudiziari”.

La relazione va poi avanti analizzando la Giustizia civile, quella penale e quella minorile. Nel primo caso, viene evidenziata la mole di lavoro, sebbene lo smaltimento delle pratiche sia andando verso un’accelerazione con conseguenze minore durata dei processi. Non va meglio per quanto riguarda il Penale. “Il fenomeno pandemico – si legge – ha inciso in maniera purtroppo rilevante sul settore penale, che in Corte ha fatto registrare un corposo aumento delle sopravvenienze”. Infine, la giustizia minorile che riguarda una popolazione residente di circa 80 mila minori, “parte dei quali vive in condizioni di evidente povertà educativa e in ambito di serie carenze di risorse amministrative”- si legge nella relazione di Pennisi che termina con alcune importanti sfide: “prima fra tutte quella legata alla logistica insieme a quella di accelerare i tempi della giustizia”.

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