Catania e le sue 151 “zone franche” dove si accumulano rifiuti - QdS

Catania e le sue 151 “zone franche” dove si accumulano rifiuti

Paola Giordano

Catania e le sue 151 “zone franche” dove si accumulano rifiuti

sabato 14 Novembre 2020

Fabio Cantarella al Quotidiano di Sicilia: “Non posso costringere oggi l’azienda che ha vinto una gara a fare qualcosa che non è prevista nel contratto”

CATANIA – Sacchi di immondizia, cartacce, bottiglie, persino un comodino: la piccola area verde ubicata all’angolo tra la via Principe Nicola e la via Giacomo Leopardi è ormai diventata a tutti gli effetti una piccola discarica a cielo aperto.

Il decoro urbano dipende in prima battuta dal senso civico dei cittadini ma, nel caso specifico, la questione è complessa. Quella “incriminata” è infatti una zona “franca”, dove la raccolta porta a porta non arriva: “quel punto della città – ci ha spiegato l’assessore etneo all’Ambiente, Fabio Cantarella – è simile ad altri 150. Risolveremo solo con il nuovo appalto dei rifiuti. Non c’è via d’uscita: non posso costringere oggi l’azienda che ha vinto un appalto a fare qualcosa che non è in esso prevista”.

“L’attuale appalto – prosegue Cantarella – che abbiamo ereditato dalla precedente Amministrazione prevede il porta a porta in appena otto step comunali che coprono circa 40.000 abitanti. La restante parte della città, quindi 280.000 abitanti, conferisce nei cassonetti. Abbiamo già il nuovo bando per estendere il porta a porta in tutta la città. È andato deserto la prima volta, lo abbiamo rimodulato: andrà in Consiglio comunale settimana prossima e dovrebbe essere pubblicato tra fine novembre e inizi di dicembre”.

Di zone degradate dall’abbandono di rifiuti la città è piena: “La deficienza dell’attuale appalto è la causa di 151 discariche abusive che abbiamo in città ogni giorno, alimentate da gente che viene da fuori e da gente di città che non fa il porta a porta lì dove abita ed è previsto ma va a buttare in giro i rifiuti. Queste difficoltà si traducono in numeri che sono mostruosi: durante il lockdown nei cassonetti abbiamo registrato a 6 milioni di chilogrammi di rifiuti in meno in sette settimane, per un risparmio in discarica di 800.000 euro. Si tratta per la maggior parte di rifiuti portati in città da soggetti che provengono dai Comuni della cinta che non fanno la differenziata a casa loro (perché in quei Comuni ormai c’è la differenziata dappertutto), fanno l’indifferenziata, vengono in città e abbandonano la loro spazzatura”.

Eppure quello del decoro cittadino è un tema particolarmente sentito, almeno da una parte della comunità catanese: nella consultazione pubblica che si è svolta dal 21 ottobre all’8 novembre, indetta in ossequio alla legge regionale (la n. 5/2014) che destina la quota del 2% delle somme trasferite dalla Regione Siciliana (240.000 euro), per essere spesa con forme di “democrazia partecipata utilizzando strumenti che coinvolgono la cittadinanza per la scelta di azioni di interesse comune”, il 39,6% dei 2357 votanti ha scelto il progetto di impianti di video sorveglianza da dislocare nelle aree dove è più consolidata l’incivile pratica delle micro discariche abusive di rifiuti che degradano il contesto urbano e ambientale. Al secondo posto, il progetto di realizzare nuovi parchi giochi per bambini e aree sgambettamento cani, con il 31,8%; la riqualificazione della fontana e illuminazione Piazza Europa al terzo posto con il 15%; in quarta posizione, infine, con il 13,6% delle scelte, il progetto di mille fontanelle di acqua pubblica per le vie di Catania.

“Già nei prossimi giorni – ha annunciato il vicesindaco Roberto Bonaccorsi – avvieremo le procedure di gara per posizionare le telecamere nel territorio urbano e garantire il patrimonio ambientalistico delle città, un fattore importante per la vivibilità cittadina”.

Dove saranno piazzate? “Verranno installate – ci chiarisce l’assessore Cantarella – lì dove si registra l’abbandono dei rifiuti, raccogliendo le istanze dei territori: anche le municipalità potranno segnalarci le proprie zone di criticità. Saranno poi i tecnici del Comune a capire, in base ai danni che subiamo nelle diverse zone o quanto ci costa ripulire ogni volta una zona piuttosto che un’altra, a scegliere dove piazzarle anche se, comunque, le faremo ruotare”.

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