Catania, i nuovi poveri in fila alla mensa Caritas - QdS

Catania, i nuovi poveri in fila alla mensa Caritas

Chiara Borzi

Catania, i nuovi poveri in fila alla mensa Caritas

giovedì 10 Dicembre 2020

Il responsabile Salvo Pappalardo: “Ogni giorno i volontari servono a Catania 700 pasti”

CATANIA – La pubblicazione online del secondo Rapporto della Caritas diocesana racconta una chiara emergenza povertà nel capoluogo etneo. Vecchie e soprattutto nuove indigenze rafforzano un trend negativo pluriennale che richiede interventi di aiuto e ascolto a favore della popolazione del capoluogo etneo. L’utenza rimane per lo più italiana, copre il 60 per cento delle richieste, ma non mancano coloro che la Caritas riconosce come “fratelli in transito sul territorio catanese”, ovvero i migranti.

I centri ascolto sono il fulcro del servizio diocesano, garantiscono supporto medico, psicologico e assistenziale sociale. Nel 2019 sono stati ascoltati 1.427 utenti di cui 294 mai entrati prima all’Help Center della Stazione Centrale. Il centro di via Acquicella ha effettuato 815 ascolti per un calo del 43% rispetto al 2018: secondo quanto riferito nel rapporto “Un cuore vede dove c’è bisogno di amore”, la sensibilizzazione verso la richiesta del Reddito di Cittadinanza ha abbassato in Stazione centrale gli interventi del 30 per cento rispetto l’anno precedente.

Questo inversione di tendenza non ha inciso però sui numeri degli interventi totali compiuti nel 2019, cresciuti di 10 mila unità in dodici mesi (da 225 mila a 237 mila), con il servizio mensa che ha garantito 167.400 pasti in città e 36 mila in periferia.

Numeri che oggi vanno, però, rapidamente aggiornati alla luce dell’emergenza sanitaria che ha travolto la società, creando nuovi strati di povertà anche a Catania. “Abbiamo altre forme di indigenza – spiega il responsabile delle attività della Caritas diocesana Salvo Pappalardo -. Fino al 2019 abbiamo conosciuto casi di povertà estrema per i fratelli senza fissa dimora, per i fratelli stranieri che transitano sul nostro territorio con fabbisogno alimentare o igienico sanitario. Poi si è aggiunto l’ex ceto medio, persone che prima riuscivano ad arrivare a fine mese, facendo girare l’economia e riuscendo a sostenere i propri impegni senza stenti. Oggi abbiamo una terza fascia di povertà composta da coloro che a causa della pandemia stanno perdendo tutto”.

L’impatto socio-economico del Covid-19 – continua Pappalardo – si è manifestato mettendo in ginocchio famiglie di piccoli commercianti, artigiani, lavoratori dipendenti oggi in cassa integrazione, coloro che dopo il lockdown hanno vissuto con la speranza di ripartire, ma i fatturati non sono mai arrivati. Queste persone vengono in Caritas chiedendo prodotti per bambini, un aiuto per pagare le bollette, il mutuo o perché non riescono ad acquistare farmaci. Devo riconoscere, senza peccare di presunzione, d’aver avuto tempo fa il timore arrivasse questa nuova povertà tra la popolazione. Nel nostro territorio manca ricchezza, ogni giorno i nostri volontari servono a Catania 700 pasti di cui 400 ad adulti e 300 a bambini”.

Il secondo rapporto della Caritas Diocesana “Un cuore vede dove c’è bisogno di amore” è stato presentato presso il Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania in una giornata in cui, oltre ai numeri, è stata comunicata l’opportunità d’intervenire in prima persona, da studenti, nella veste di volontario/a Caritas.

“Nell’anno nuovo partiranno i corsi – conclude Pappalardo – l’invito è rivolto ai giovani, speranza per il futuro. Vivere l’esperienza del volontariato vuol dire scoprire come siano le persone che aiutiamo ad aiutare noi. Occorre portare aria di purezza in un periodo storico segnato da rabbia e stanchezza”.

Moderatore dell’incontro è stato Marco Romano, professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese. “I centri ascolto a Catania – afferma Romano – danno la possibilità di ricostruire le relazioni, propongono una cammino di recupero accompagnandolo spesso alla libertà di poter continuare a condurre una vita volutamente scelta tra gli ultimi. Inoltre permettono di conoscere e censire, per integrarli nel tessuto sociale, quanti hanno bisogno d’interventi anche di primissima necessità. Una parte importante su cui abbiamo dibattuto è sicuramente la possibilità di scegliere di dare un contributo attivo attraverso il volontario. Oggi giorno è vero un aspetto, si stanno impoverendo sempre più fasce di popolazione, tutti potremmo incorrere in momenti di povertà”.

Twitter: @ChiaraBorzi

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