Catania, nuovo picco di polmoniti, ma non è Covid - QdS

Catania, nuovo picco di polmoniti, ma non è Covid

redazione

Catania, nuovo picco di polmoniti, ma non è Covid

Giuseppe Bonaccorsi  |
giovedì 12 Gennaio 2023

Il direttore del dipartimento Malattie Infettive del Cannizzaro, Iacobello: "Periodo in cui circolano molti virus. In Cina quello che noi abbiamo vissuto due anni fa, per l’Europa nessun allarme"

CATANIA – Nuovo picco di contagi Covid negli ospedali catanesi, ma con un’aggravante, quella dell’accavallamento dei due virus, quello della pandemia con quello dell’influenza invernale, con una certa incidenza. Alcuni medici di pronto soccorso spiegano che, in questi ultimi giorni, forse causati anche dalle tante feste in famiglia, si stanno registrando numerose polmoniti da doppio contagio, soprattutto nei soggetti fragili, vaccinati e non, ma anche su pazienti senza alcuna patologia e relativamente giovani, tra i 40 e i 50 anni.

Negli ultimi giorni uno dei reparti di emergenza più colpiti è stato quello del Policlinico universitario di Catania, dove si registrano quotidianamente numerosi accessi per polmoniti bilaterali per lo più causate dalla doppia patologia, con un’aggravante, quella della certificazione anche tra gli adulti di alcuni casi da virus sicinziale che è particolarmente virulento nei bambini, ma che adesso fa registrare i suoi sintomi anche nella popolazione meno giovane.

Le autorità sanitarie invitano alla calma, ma la raccomandazione è sempre la stessa: vaccinarsi con la quarta dose e per il siero antinfluenzale (sempre che si sia ancora in tempo), per evitare che in questo periodo di alta circolazione delle due patologie che un soggetto, soprattutto con difese immunitarie compromesse, possa rimanere infettato dai due ceppi contemporaneamente.

Nonostante un innalzamento dei casi gli infettivologi invitano, però, alla calma e a non preoccuparsi più di tanto perché la pandemia sembrerebbe ormai solo un brutto ricordo: “Il Covid non è più quello di prima – sostiene il direttore del dipartimento Malattie infettive del Cannizzaro di Catania, Carmelo Iacobello -. E talvolta penso che lo stiamo mantenendo ai livelli di guardia noi, artificialmente”.

In che senso?
“Perché se tutto è finito e si è tornati alla normalità e tutti sono fuori senza mascherine, allora dovrebbero finire anche tamponi e quant’altro. Invece negli ospedali continuiamo a ‘tamponare’ tutti gli accessi e a continuare a mandare nei reparti Covid pazienti con altre patologie, rei soltanto di essere risultati positivi al tampone”.

Qual è la situazione nel sue reparto?
“Al momento ho 35 ricoverati, quasi tutti per altre patologie e non per sintomi da Covid”.

Si teme in questo periodo un accavallamento del Covid col virus influenzale, con una recrudescenza di polmoniti virali e batterie, alcune gravi. Cosa dobbiamo aspettarci?
“Nessuna novità. i mesi invernali di gennaio e febbraio sono quelli tradizionalmente in cui si registra il maggior numero di influenze e le polmoniti batteriche sono la norma. E devo dire che queste stesse polmoniti batteriche le abbiamo riscontrate anche in alcuni soggetti Covid ricoverati in reparto, ma non sono causate dal covid, ma sono il normale evolversi delle sindromi influenzali. Quindi eviterei di fare allarmismo perché polmoniti da Covid come in passato oggi ancora non ne ho viste”.

Chi è vaccinato con tripla dose e contro l’influenza può stare relativamente tranquillo?
“Certamente. Inoltre ho notato nei vaccinati anti Covid e contro l’influenza, che la sindrome influenzale appare meno virulenta”.

La quarta dose si deve fare o no?
“Nei fragili assolutamente sì, ma in tutta quella popolazione ultrasessantenne in buona salute se si vuole può anche non farsi. Tra l’altro molti soggetti che oggi dovrebbero vaccinarsi hanno già avuto un contatto col Covid perché il virus ha continuato a circolare colpendo anche senza sintomi. Quindi la nuova dose sarebbe superflua”.

Che ne pensa delle immagini sulle lunghe file di carri funebri davanti ai forni crematori cinesi?
“Quello che ci aspettavamo. La differenza tra l’Europa e la Cina sta proprio nell’approccio verso la pandemia che si è adottato in quel Paese. Noi in Europa abbiamo combattuto il virus con vaccini a tappeto e poi libera circolazione. Loro invece hanno fatto lockdown draconiani e oggi si trovano in grandissima difficoltà perché hanno una popolazione poco vaccinata e poco immune. La Cina sta subendo oggi quello che noi abbiamo subito nel 2020”.

Ma allora dobbiamo o no preoccuparci per l’arrivo dei cinesi in Italia?
“No. Non dobbiamo allarmarci. Non dobbiamo temere alcuna sindrome cinese”.

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