C'è del marcio solo in Danimarca? - QdS

C’è del marcio solo in Danimarca?

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C’è del marcio solo in Danimarca?

Giovanni Pizzo  |
domenica 18 Dicembre 2022

Cosa voleva la spia dell'Autogrill? Chiedere di favorire il governo Conte ter, cosa che poi non ha fatto? Voleva trattare altro, un piano B?

Non solo nella reggia di Elsinore c’è puzza, Renzi alla 7, nella trasmissione Omnibus, ha palesemente dichiarato che a Roma ce n’è di più. Marcato stretto da Gentile-Verderame, e dalla ancora più gentile Gaia Tortora, dopo un paio di doppi passi ha offerto un assist a chi di dovere sfoderando quella che in gergo calcistico si definisce veronica.

Ha fatto capire, senza dirlo, che nei Servizi Segreti italiani c’è una faida per il potere, e che Mancini, la potente ed immarcescibile spia italiana, era lì al famoso Autogrill di cui hanno parlato tutti i giornali, e su cui si sono aperte inchieste, per conto delle autorità governative, era, parole di Renzi, autorizzato. Voleva chiedergli di favorire il governo Conte ter, cosa che poi non ha fatto? Voleva trattare altro, un piano B? Lei lo ha detto, esclama Renzi a Verderame.

Quello che sembra chiaro è che la storia della professoressa casuale testimone digitale, che poi finisce su Report, sa di bufala scaduta, al di là delle 39 pagine di esposto di Renzi. Il quale rilancia aprendo un casus belli da fine di mondo. Qualcuno, e fa capire che quel qualcuno ha la pochette e qualcun altro è un pennivendolo, ha comunque violato il segreto di Stato, in quanto il colloquio era dentro le procedure che regolano le informative dei servizi, che approdano sui tavoli deputati e costretti al rispetto degli obblighi di legge. Per un tale reato è prevista la pena di 24 anni, che non sono quisquilie, e per rischiare così tanto quanto c’è in gioco?

A chi faceva comodo un Conte ter, anche se di poco respiro, magari sei mesi? Quali affari di Stato, o molto meno, dovevano essere condotti? E soprattutto quali nomine, entro il giugno successivo, dovevano essere fatte?

Parliamo di Eni, Enel, Leonardo, Fincantieri, Poste, le Big Five dello Stato, dove da anni si muovono, tra dirigenze e consulenze, tanti nomi provenienti dagli apparati di sicurezza. Per poi non parlare delle nomine di vertice dei Servizi stessi. Era meglio che le facesse il Conte ter, o uno come Mario Draghi?
Tutto questo, agli occhi di Renzi sa di Scafrato, il capitano che trovo in un bidone di immondizia i pizzini dell’imprenditore Romeo che aprirono il caso Consip, che diede il termine al governo Renzi.

Se si sta attenti alla cronologia, il caso riguardante la stazione appaltante di Stato scoppiò dopo una decisione di Palazzo Chigi. La volontà di creare una super Intelligence, di stampo digitale, dove custodire le informazioni riservate di tutti gli apparati. L’uomo deputato a gestire questa Spectre, come nel film di James Bond, era Carrai, la persona forse più vicina a Renzi.

Questa cosa incontrava il favore del Deep State, che gravita dentro ed intorno agli apparati di sicurezza italiani? A seguire scatta l’indagine Consip che tocca i familiari di Renzi. Solo una coincidenza? A pensar male si fa peccato, diceva il Divo Giulio, ma ci si azzecca quasi sempre. Il funambolico toscano ci mise di suo con il referendum, ma quelle vicende, come queste del caso Mancini, del caso Open in cui Carrai viene scagionato, sanno di mostri del passato, dal Sifar a Gladio, dalla P2 alla P4, e non a caso si chiama Mostro il bestseller di Matteo Renzi.

Quest’Italia olezza un po’ di marcio, più della Danimarca, c’è sempre qualcuno che si suicida buttandosi da un palazzo senese ad alta concentrazione massonica, e qualche giornalista che si presta prezzolato a scoop, qualcuno che specula con le mascherine cinesi sulla pelle e sui soldi dei contribuenti. Sa di Italia immatura e fintamente democratica, di tangentisti con borsoni pieni di contanti qatarini, di figure improbabili che prendono il potere, come degli esperimenti in laboratori alla Le Carrè per delle repubbliche sudamericane.

Mancava solo il guatemalteco Dibba come premier, e poi eravamo a posto. In questo baillame politico senza senso qualcuno un senso, soprattutto il senso di un potere dietro le quinte, lo cerca. Anzi lo costruisce.

Così è se vi pare.

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