Molte verità nascoste
Non si capisce perché sindacati, singoli cittadini/e e associazioni di vario tipo continuano a propalare una bugia. Infatti sentiamo dire da qualcuno intervistato – che rappresenta se stesso o una moltitudine di lavoratori/trici – che percepisce millecinquecento euro al mese.
Non vi è dubbio che se si tratta di un percettore unico della famiglia – che magari ha figli, mutuo o affitto da pagare e dovrebbe vivere una vita decorosa – quella cifra è insufficiente. Ma i doveri del giornalista imporrebbero di completare quell’informazione, così monca.
L’informazione commette alcuni errori. Il primo è che la cifra di 1.500 euro al mese netta dev’essere addizionata di un dodicesimo della tredicesima, vale a dire di altri circa 150 euro. Poi, tale importo è netto, al contrario di ciò che si dice. Dunque, lo stipendio lordo è di circa 2.000 euro al mese.
C’è di più. Quelli che si fanno intervistare e dicono quella bugia non aggiungono un’altra verità e cioè che esiste il trattamento di fine rapporto, che vale almeno altri 150 euro al mese. Inoltre l’ammontare percepito è al netto dei contributi previdenziali che versa lo stesso percettore ed il suo datore di lavoro, pubblico o privato.
Cosicché, mettendo insieme tutti gli addendi, un percettore di 1.500 euro al mese costa al suo datore di lavoro all’incirca 35.000 euro l’anno, come dire circa 3.000 euro al mese. La differenza deriva, oltre dalla citata tredicesima mensilità, dal Tfr e dai contributi previdenziali nonché dalle ritenute fiscali che ogni cittadino/a ha il dovere di pagare.
Come vedete il quadro che delineiamo, quello vero, è ben diverso dall’informazione che viene data tutti i giorni; quell’informazione falsa che induce l’opinione pubblica a vedere le cose diversamente dalla loro natura.
Questo modo di fare informazione determina distorsioni nell’elettorato, che poi quando vota, non riuscendo a sapere e a capire le cose come stanno, si regolerà o in modo antisociale (non andando a votare) oppure dando la preferenza in maniera erronea, premiando o penalizzando soggetti che invece non dovrebbero essere premiati o penalizzati.
Vi è un altro elemento che questi fanfaroni della parola non dicono. Non esprimono un dato incontrovertibile: 1.500 euro percepiti a Canicattì hanno un effetto molto diverso di 1.500 euro percepiti a Lodi, in quanto il costo della vita a Lodi è il trenta per cento maggiore di quello a Canicattì. La differenza vale per il territorio italiano, ma anche quando ci si riferisce ad altri Paesi europei.
Perché questi mentitori dicono che gli stipendi tedeschi sono superiori a quelli italiani (vero), ma omettono di dire che il costo della vita tedesco è superiore della stessa percentuale a quello italiano? Se dicessero la verità cadrebbe il loro ragionamento e non potrebbero sostenere una tesi falsa contando sull’ignoranza e sull’incapacità di capire di chi ascolta.
La questione non è di poco conto, perché è giusto che vi sia equità fra entrate e spese di ogni cittadino/a in confronto al costo della vita. Ma questo non si capisce o non si vuole dire pubblicamente.
In una Comunità, occorre che la verità circoli fra tutti/e i/le cittadini/e e sono soprattutto coloro che hanno il delicato compito Costituzionale dell’informazione: dire sempre e solamente la verità, che pesa perché spesso contrasta con gli interessi di chi non la dice.
Detto questo, non possiamo negare, anzi è doveroso sottolinearlo, come tutti gli stipendi medi, ma anche quelli superiori, siano stati falcidiati dall’inflazione del 2020, 2021 e 2022, che si può valutare nell’ordine del venti per cento.
Ora, è molto difficile che gli stipendi ed i salari possano recuperare questo venti per cento in un tempo breve. Non solo, ma c’è da dire che nel 2023 e 2024 vi è stato un ulteriore salto dell’inflazione che si può stimare intorno al cinque per cento. Dunque vi è stato un taglio del potere d’acquisto di circa un quarto.
Perciò hanno ragione i dipendenti a chiedere gli aumenti, ma non hanno ragione coloro che diffondono notizie false, come prima abbiamo illustrato.