Giornata della 'Colpa Medica': "Diminuire tempi processi"

Giornata della ‘Colpa Medica’: “Diminuire tempi processi, molte denunce sono infondate”

Filippo Calascibetta

Giornata della ‘Colpa Medica’: “Diminuire tempi processi, molte denunce sono infondate”

Redazione  |
lunedì 18 Settembre 2023

Il congresso in occasione della giornata per la "Colpa Medica", si punta a diminuire tempi processi e moltissime denunce sono infondate

 “La giornata della ‘Colpa Medica’ non rappresenta un semplice congresso, ma un incontro tra il presidente D’Ippolito e quei medici che praticano le attività più a rischio con la finalità ultima di raccogliere suggerimenti e critiche rispetto alle possibili modifiche legislative da dover applicare nella nuova riforma di difesa in favore dei medici”.

Così, il presidente dell’Omceo di Palermo e consigliere del direttivo nazionale della Fnomceo Toti Amato in occasione della giornata di dibattito “Colpa Medica”, a Villa Magnisi sede dell’Ordine dei Medici di Palermo, istituito dalla Commissione ministeriale per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica. Dopo un primo incontro con i medici lombardi svoltosi a Milano, la commissione istituita dal ministro della giustizia del Governo Meloni, Carlo Nordio, ha deciso di ripartire dalla Sicilia, soffermandosi sulle maggiori criticità che i medici devono affrontare nel momento in cui viene esposta a loro carico una denuncia, da parte degli stessi pazienti, per presunti errori sanitari.

“Per qualsiasi situazione di sospetta malasanità – ha sottolineato Amato – il medico deve affrontare numerosi procedimenti penali e civili che impiegano diversi anni a completare il loro iter. Da non sottovalutare poi il danno, economico e personale, che il medico subisce nel caso di denunce infondate: tra spese per avvocati e la chiamata in tribunale, mai piacevole per nessuno. Se la colpa del medico esiste, non va assolutamente tolta o sminuita, ma l’obiettivo che l’ordine dei medici, insieme alla Commissione amministrativa, si sta ponendo è quello di cercare di diminuire i tempi di svolgimento burocratico dei processi, assottigliando anche il numero di denunce futili che spesso vengono esposte”. Il magistrato Adelchi D’Ippolito che presiede la commissione ministeriale, ha ribadito quali siano le misure legislative sul tavolo della commissione e dello stesso Governo per cercare di salvaguardare la professione e, in particolare, i settori dei medici particolarmente a rischio in tema di responsabilità colposa sanitaria: “Su cento denunce contro i medici meno del 5% si concludono con sentenze di condanna – ha sottolineato in primissima battuta D’Ippolito -. Un dato questo che deve allarmare, perché significa che la maggior parte delle denunce sono infondate”.

Il problema delle liste d’attesa

“Il danno che queste ultime provocano, come evidenziato da Amato, è enorme, e impatta sullo stato di preoccupazione del medico – ha evidenziato D’Ippolito -. Questo non deve accadere, perché potrebbe scatenare il ricorso da parte del medico alla cosiddetta ‘medicina difensiva’, venendo meno al proprio dovere di curare i pazienti o prescrivendo esami inutili, costosi e invasivi.

L’influenza sulle liste d’attesa diviene così estremamente ingente, con due milioni di famiglie italiane che, pur di evitarsi tempi un percorso burocratico laborioso e intasato, preferiscono rinunciare ad alcune cure loro dovute. Un altro problema che la commissione si è posto – ha continuato il Presidente della Commissione – è quello della carenza della vocazione medica, specialmente nelle specialità maggiormente esposte al rischio denuncia. È per questo che ci sono sempre meno richieste in ginecologia, in ortopedia, e anche in chirurgia. Bisogna dunque individuare – ha chiosato – degli strumenti detrattivi per scoraggiare quelle denuncia infondate e pretestuose. Uno di questi, sul quale la commissione sta riflettendo non poco, è la ‘lite temeraria’; nel momento in cui la denuncia dovesse risultare infondata, il denunciante non vedrà solo rigettata la sua domanda, ma dovrà pagare una somma di denaro di cinque o diecimila euro proprio per la temerarietà della denuncia”.

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