Colpo di grazia all’unità del centrodestra - QdS

Colpo di grazia all’unità del centrodestra

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Colpo di grazia all’unità del centrodestra

Giovanni Pizzo  |
lunedì 18 Luglio 2022

“Musumeci se ne faccia una ragione, noi non lo vogliamo. Punto.” Quella parola “punto” sa di definitivo, di rotta di non ritorno"

Il centrosinistra era già scoppiato per le vicende romane che hanno portato i 5stelle all’opposizione del governo Draghi, seppur nel loro modo ambiguo e contraddittorio. Alcuni addirittura sostengono che sia una mossa di Putin sullo scacchiere italiano, mentre il comandante Marcos Di Battista gironzola in Siberia.

Oggi in Sicilia, in un luglio infuocato dai sondaggi, Gianfranco Miccichè da il colpo di grazia all’ipocrita unità del centrodestra. “Musumeci se ne faccia una ragione, noi non lo vogliamo. Punto.” Quella parola “punto” sa di definitivo, di rotta di non ritorno. Siamo come in Highlander, tra Musumeci e Miccichè ne resterà soltanto uno. La parola che suona, fra quelle pronunciate dal capo di Forza Italia, di impossibile ricucitura è slealtà. Miccichè accusa il Presidente siciliano di slealtà verso coloro che lo hanno portato a quel posto.

Deve essere una sindrome siciliana del centrodestra questa sulla slealtà, sul non rispetto dei patti, è la stessa cosa che viene ventilata su Lagalla da coloro che lui vuole ignorare, dopo l’apporto alla sua elezione. Il politico siciliano fa patti anche con il diavolo pur di conquistare il potere, e poi li rinnega, pensando di resistere da un Palazzo fortificato in cui alza il ponte levatoio. Soltanto che al di là del ponte non ci sono solo i suoi ex alleati, ma anche i siciliani, che guardano a quei palazzi del potere con ormai enorme sfiducia. Ai Siciliani l’elezione diretta sia per i Sindaci che per la Presidenza della Regione fa più male che bene se vediamo i risultati raggiunti.

Tutto comunque in questa vicenda ricorda il melodramma, la Cavalleria Rusticana, una disfida tra Compare Alfio e compare Turiddu. Sarà per questo che la simbologia della querelle passa per l’Orchestra Sinfonica Siciliana.

“L’ha riempita di catanesi!” sostiene sempre Miccichè, che confessa la delusione del padre, noto melomane, per la distruzione dell’Orchestra Siciliana ma in fondo palermitana. Ormai le scontro non è più politico ma etnico. Come se a Sacchitello ormai ci fosse una striscia di Gaza, che separa noi arabi palermitani dagli invasori israelo-catanesi.

Difficilmente il centrodestra potrà affrontare in forma unitaria la disfida con un centrosinistra incasinato, ma soprattutto con un arrembante De Luca, il Cateno della lunga Marcia, che come Mao arruola Sindaci e consiglieri giorno dopo giorno.

Cosi è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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