Come è stato scoperto Matteo Messina Denaro: le indagini

Matteo Messina Denaro, età, malattia e famiglia: ecco come è stato scoperto

Matteo Messina Denaro, età, malattia e famiglia: ecco come è stato scoperto

Marco Panasia  |
lunedì 16 Gennaio 2023

Il boss di Cosa nostra si trovava all’interno di una clinica di Palermo per una chemioterapia. Gli inquirenti sapevano da tre giorni della sua presenza nella struttura

Da 30 anni in fuga dalla giustizia, nascosto. Un uomo invisibile o almeno lo è stato fino ad oggi, il giorno della sua cattura. Nessun confidente, nessun pentito. All’arresto del boss Matteo Messina Denaro i magistrati palermitani e i carabinieri del Ros sono arrivati con quella che si definisce una indagine tradizionale. Ma cosa vuol dire? Quale è stato il punto di svolta che ha permesso la cattura dell’ultimo dei padrini di cosa nostra? In questo articolo, qui in basso, vi raccontiamo quali sono stati tutti gli elementi utili agli inquirenti per risalire a Matteo Messina Denaro e catturarlo.

Matteo Messina Denaro: come si è arrivati al suo arresto?

Le intercettazioni

Da almeno tre mesi gli inquirenti analizzavano le conversazioni dei familiari del capomafia intercettati. Spunti e battute di chi sa che è sotto controllo ma non può fare a meno di parlare, da cui è emerso che il padrino di Castelvetrano, Mattia Messina Denaro era gravemente malato, tanto da aver subito due interventi chirurgici.

Matteo Messina Denaro è malato, ha subito due interventi, uno in piena pandemia

Uno per un cancro al fegato, l’altro per il morbo di Crohn. Una delle due operazioni peraltro era avvenuta in pieno Covid.

Sono partite da qui le indagini.

L’incrocio delle informazioni in possesso degli inquirenti e dei pazienti della Clinica

I magistrati e i carabinieri hanno scandagliato le informazioni della centrale nazionale del ministero della Salute che conserva i dati sui malati oncologici. Confrontando le informazioni captate con quelle scoperte gli inquirenti sono arrivati a certo un numero di pazienti della clinica “Maddalena” di Palermo, nel quartiere “San Lorenzo”.

Andrea Bonafede, e il sospetto di uno scambio di persona

L’elenco si è ridotto sulla base dell’età, del sesso e della provenienza che, sapevano i pm, avrebbe dovuto avere il malato ricercato. Alla fine tra i nomi sospetti c’era quello di Andrea Bonafede, nipote di un fedelissimo del boss, residente a Campobello di Mazara.

Il punto di svolta nelle indagini

Dalle indagini però è emerso che il giorno dell’intervento, scoperto grazie alle intercettazioni, Bonafede era da un’altra parte. Quindi il suo nome era stato usato da un altro paziente.

Le indagini hanno confermato, quindi, che stamattina Messina Denaro, alias Bonafede, si sarebbe dovuto sottoporre alla chemio.

Il blitz alla clinica palermitana

I dettagli sulla cattura di Matteo Messina Denaro sono stati forniti nel corso di una conferenza stampa a Palermo, a distanza di qualche ora dall’arresto.

Matteo Messina Denaro è stato arrestato questa mattina nella clinica “La Maddalena” di Palermo, un centro medico specializzato nella cura di pazienti oncologici. Il boss, malato di tumore al fegato da qualche tempo, si era recato lì per delle terapie sotto il falso nome di Andrea Bonafede.

Con lui, i carabinieri del Ros hanno arrestato anche Giovanni Luppino. L’uomo, commerciante di olive e incensurato, è accusato di aver fiancheggiato il boss e di averlo accompagnato in clinica per le terapie.

Pare che, al momento dell’arresto, nonostante la malattia, Messina Denaro fosse “curato” e apparentemente in buono stato.

Nell’operazione i carabinieri hanno sequestrato tutte le cartelle cliniche di Matteo Messina Denaro che si è operato prima per un tumore al colon a Marsala e poi alla Maddalena per metastasi al fegato.

Cosa è successo dopo l’arresto

Caricato all’interno di un van con a bordo uomini dell’Arma a volto coperto Messina Denaro è stato portato alla caserma di San Lorenzo.

Dopo qualche ora è stato trasportato all’ex aeroporto militare di Boccadifalco di Palermo da dove verrà trasferito in un carcere di massima sicurezza fuori dalla Sicilia.

Il resto, è ormai storia.

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