"Ritengo che l’ufficio emergenza abbia fatto molto bene e per questi ritengo che l’apparato debba restare ancora operativo”: l'intervista del QdS al commissario Covid Liberti
Si chiude un capitolo, un periodo storico dal punto di vista sanitario. Lo chiude soprattutto il commissario regionale Covid per la provincia di Catania, Pino Liberti, che a partire dal prossimo 2 gennaio rientrerà in servizio nel reparto Malattie infettive dell’ospedale Cannizzaro di Catania.
Questa mattina, in occasione della fine del mandato alla guida dell’ufficio emergenza Covid, Liberti ha incontrato in un hotel a due passi dall’aeroporto tutti i suoi collaboratori e alcuni vertici sanitari che lo hanno coadiuvato in questi 32 mesi di mandato, sin dalle prime fasi dell’emergenza pandemia.
Liberti, da commissario Covid al ritorno al Cannizzaro: l’intervista
Commissario Liberti, perché questo incontro?
“È una maniera per salutare i ragazzi, i collaboratori e ringraziare i vertici sanitari che in questo lungo periodo mi hanno consentito di svolgere al meglio questo incarico”.
Lei, ovviamente, è soddisfatto del lavoro… Non potrebbe essere altrimenti.
“Abbiamo un bilancio di grande rilievo: oltre 5 milioni di tamponi effettuati, 2,5 milioni vaccini somministrati, circa 400mila visite domiciliari, 300mila telefonate alle quali i cittadini hanno risposto, almeno altrettante senza risposte. Insomma un carico di lavoro non certo indifferente…”.
Che secondo lei è servito a tamponare il dilagare del virus?
“Mi auguro di sì. D’altra parte sono particolarmente soddisfatto che anche importanti politici non della maggioranza del governo attuale, né di quello precedente, hanno testimoniato che la lotta al Covid in provincia di Catania è stata tra le più efficaci in Italia”.
A questo punto rientrerà presto al Cannizzaro?
“Dal 2 gennaio in ospedale tornerò ad occuparmi di germi resistenti”.
Quindi il suo mandato è finito. Ma la macchina messa in atto, secondo quello che sa Lei, continuerà in parte a esistere. Appena ieri il governo regionale ha dato l’ok per la proroga dei pfrecari ammnistrativi per altri due mesi…
“Io ho sempre detto che i commissari sono importanti, ma non indispensabili. Ma i collaboratori di questo apparato, al contrario, sono importanti e indispensabili. Perché comunque rimane l’attività che facevamo, i vaccini si devono fare, i tamponi pure. Inoltre, vanno caricati a sistema i risultati oltre i report da pubblicare sulla piattaforma. Insomma, sino a quando il Governo non dirà che la lotta al Covid è finita gli operatori che svolgevano il lavoro prima della chiusura della struttura commissariale, secondo me, devono continuare a esistere”.
Allora lei, commissario Liberti, sostiene che la struttura deve restare nel tempo, nonostante le polemiche anche sui costi…
“Non lo sostengo io, lo sostiene il buonsenso. Se lo sostenessi io, potrei sembrare di parte. Il fatto che già da ieri negli aeroporti di Fiumicino e Malpensa sono ricominciati i tamponi molecolari sui passeggeri provenienti dalla Cina conferma il mio pensiero. E col passare dei giorni probabilmente altri controlli verranno effettuati anche negli aeroporti italiani più piccoli, come Catania, Bergamo… Purtroppo c’è il rischio forte che varianti che non conosciamo – perché dalla Cina non trapela nulla – possano arrivare sino in Europa. E allora senza il personale dell’ufficio emergenza cosa si fa?”.
La Sicilia è tra le poche regioni ad aver avuto e mantenuto una gestione commissariale…
“La gestione commissariale non c’è stata da nessuna parte. L’ha voluta l’ex presidente della Regione Nello Musumeci che allora ritenne necessario accentrare la gestione complessiva dei posti letto e del territorio nel coordinamento di affiancamento di un commissario nelle tre aree metropolitane. Ora se la scelta è stata felice o infelice non spetta a me a dirlo, ma ad altri. Io ritengo comunque che sia stata molto buona. Non abbiamo mai avuto criticità negli ospedali grazie alla sinergia tra le varie aziende ospedaliere che hanno creato proprio i commissari. Il fatto di aver lavorato tutti insieme, secondo me, ha fatto la differenza”.