Scandalo concorsi truccati all'Asp di Catania, due primari sospesi, i nomi - QdS

Scandalo concorsi truccati all’Asp di Catania, due primari sospesi, i nomi

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Scandalo concorsi truccati all’Asp di Catania, due primari sospesi, i nomi

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giovedì 17 Marzo 2022

Avrebbero alternato i voti degli elaborati per favorire alcuni candidati. Uno di loro avrebbe somministrato integratori di un'azienda ai pazienti in cambio di denaro. I dettagli dell'inchiesta

Nuovo scandalo nella sanità in Sicilia. A finire sotto inchiesta questa volta un concorso pubblico per sei posti da dirigente medico in Nefrologia all’Asp di Catania. I risultati della selezione sarebbero stati truccati.

Il gip ha interdetto – con l’accusa di corruzione e falso in atto pubblico – Antonio Granata, 69enne, e Giovanni Giorgio Battaglia, 57enne. Nel mirino degli inquirenti pure la società Mediaform Italia srl – di Mario Mancini – che per i prossimi sei mesi non potrà contrattare con la pubblica amministrazione.

I due medici sono stati sospesi dall’esercizio del ruolo di dirigente medico e sono stati interdetti dalla partecipazione a esami e concorsi pubblici per i prossimi otto mesi.

Le indagini

Secondo le indagini finora condotte, Antonio Granata – attuale direttore di Nefrologia al Cannizzaro di Catania – e Giovanni Giorgio Battaglia – direttore di Nefrologia all’ospedale Santa Marta e Santa Venera di Acireale -, in quanto componente e presidente della commissione d’esame del concorso indetto il 18 settembre 2019, avrebbero modificato i voti degli elaborati dei candidati, in modo da favorirne alcuni. Oltre ad aver attestato – senza alcuna veridicità – di aver proceduto alla valutazione prima di conoscere i nomi dei candidati degli elaborati.

Gli integratori prescritti ai pazienti in cambio di denaro

Lo stesso Granata avrebbe pure prescritto “reiteratamente ai suoi pazienti integratori alimentari commercializzati dalla Mediform Italia srl”, di Mario Mancini. Con la promessa di ricevere, da quest’ultimo, ingenti somme di denaro, commisurate agli effettivi acquisti dei pazienti.

Sempre su Granata pesa l’accusa di falso ideologico perché, durante la pandemia, avrebbe indotto in errore un medico e un infermiere del reparto in cui lavora, attestando che un tampone rinofaringeo positivo al Covid e appartenente a un suo stretto familiare fosse appartenente a un altro soggetto.

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