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Un confronto sul futuro dell’università di Catania, il confronto tra i quattro candidati rettore

Un confronto sul futuro dell’università di Catania, il confronto tra i quattro candidati rettore

Chiara Borzì  |
mercoledì 28 Maggio 2025

Un confronto a più voci sul futuro dell’Università di Catania, tra idee, criticità da affrontare e strategie per rilanciare l’ateneo nel panorama nazionale e internazionale.

Un confronto a più voci sul futuro dell’Università di Catania, tra idee, criticità da affrontare e strategie per rilanciare l’ateneo nel panorama nazionale e internazionale.

Si è svolto il primo dibattito pubblico tra i quattro candidati ufficiali alla carica di rettore per il sessennio 2025-2031: i professori Salvatore Baglio, Enrico Foti, Ida Nicotra e Massimiliano Veroux. L’incontro era dedicato al personale docente dei dipartimenti di Economia e Impresa, Giurisprudenza, Scienze della Formazione, Scienze politiche e sociali, Scienze umanistiche, Struttura didattica speciale di Ragusa.

Gli aspiranti rettori

I quattro aspiranti rettori – l’unica donna in corsa è stata la costituzionalista Ida Nicotra – hanno preso la parola in ordine alfabetico, presentando la propria visione dell’università e poi rispondendo alle domande dei colleghi. Al centro del confronto, i grandi temi del calo delle immatricolazioni, la dispersione studentesca, il destino dei ricercatori precari, le sedi decentrate, la burocrazia interna, il welfare accademico e il ruolo dell’università nel sistema Sicilia.

Baglio: “Una comunità accogliente, sostenibile, fondata sull’ascolto e la condivisione”

Il professor Salvatore Baglio ha aperto il dibattito con un programma che nasce, ha sottolineato, “da sei anni di ascolto”. L’università che immagina è “attrattiva e dinamica”, capace di rendere gli studenti protagonisti e non semplici utenti. Al centro della proposta di Baglio, l’idea di una didattica flessibile, attenzione alla sostenibilità negli spazi (con riqualificazione degli spazi, mobilità green e impianti fotovoltaici), alla parità tra sedi (Catania, Siracusa, Ragusa) e al welfare di tutta la comunità accademica: nursery, assistenza sanitaria, tutela della genitorialità e contrasto alla precarietà. Baglio ha proposto anche una revisione a metà mandato del programma per valutare i risultati raggiunti e ricalibrare il percorso. “L’università deve essere un luogo in cui restare, non da cui fuggire”, ha concluso.

Foti: “Contro l’emorragia studentesca, serve un ateneo aperto e interdisciplinare”

Per il professor Enrico Foti, l’università siciliana vive una crisi di attrattività che va affrontata con decisione. I numeri sono allarmanti: solo il 60% dei diplomati siciliani si iscrive all’università, e ogni anno migliaia di studenti lasciano la regione per completare altrove il proprio percorso di studi. “Dobbiamo cambiare rotta – ha spiegato il docente di Ingegneria – e costruire un’università davvero aperta, accessibile anche fuori orario, fondata su una formazione interdisciplinare che unisca saperi umanistici e scienze dure”. Foti ha dichiarato di volere ambienti di apprendimento flessibili, borse di studio adeguate, stabilizzazione dei ricercatori precari, e su un Osservatorio statistico permanente per guidare con dati e analisi le politiche di ateneo. “Non possiamo più permetterci una gestione a vista – ha detto – occorre visione, strategia, responsabilità”.

Nicotra: “Restituisco all’università ciò che mi ha dato. Va aperta alle sfide sociali”

Un intervento dal forte impianto etico è stato quello della professoressa Ida Nicotra, l’unica donna in corsa per la guida dell’ateneo. “C’è un tempo per ricevere e uno per restituire”, ha spiegato, rivendicando il valore dell’università pubblica come ascensore sociale e leva di riscatto per i territori marginali. Il suo programma si articolerà su tre aspetti: semplificazione amministrativa, welfare integrato e terza missione. Tra le proposte, modelli organizzativi chiari per superare la frammentazione burocratica, sistemi informatici efficienti in linea con il PNRR, convenzioni per agevolare la mobilità interateneo e l’accesso ai servizi. Nicotra ha anche insistito sulla necessità di dotare l’ateneo di infrastrutture adeguate – posti letto, mense, biblioteche – per accogliere studenti non solo siciliani ma anche del Nord Italia, del Mediterraneo e dell’Europa centrale. “Solo così potremo davvero invertire la tendenza allo spopolamento e costruire un’università aperta al futuro”.

Veroux: “Non basta immatricolare. Il sistema deve diventare motore di sviluppo”

Il professor Massimiliano Veroux ha posto l’accento sullo scarto tra offerta formativa e risultati reali. “Abbiamo perso 15 mila studenti in dieci anni – ha ricordato – e il 50% degli immatricolati è già fuori corso. Non possiamo limitarci a ‘procurare studenti’, servono politiche strutturate e un’organizzazione efficiente”. Veroux ha denunciato le difficoltà vissute dai docenti e gli studiosi che gestiscono progetti competitivi, spesso lasciati soli a combattere con la burocrazia: “Serve una struttura di supporto stabile, capace di affiancare con competenza chi lavora nella ricerca”. Secondo Veroux, il problema non è la qualità dell’insegnamento ma l’assenza di prospettive concrete. “I nostri giovani se ne vanno perché il sistema Sicilia non offre loro un futuro. E l’internazionalizzazione è ancora troppo debole. Dobbiamo avere il coraggio di scommetterci davvero”.

Il secondo incontro 4 giugno, sempre alle 16, nell’aula magna del dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (via S. Sofia 100), e interessa i dipartimenti di Fisica e Astronomia “Ettore Majorana”, Matematica e Informatica, Scienze biologiche, geologiche e ambientali, Scienze chimiche, Scienze del Farmaco e della Salute, Agricoltura, Alimentazione e Ambiente, Ingegneria elettrica, elettronica e informatica, Ingegneria civile e Architettura e la Struttura didattica speciale di Siracusa.

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