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Dagli appalti ai concorsi, non c’è pace per il Consorzio autostrade: ora “indaga” anche l’Antimafia

redazione

Dagli appalti ai concorsi, non c’è pace per il Consorzio autostrade: ora “indaga” anche l’Antimafia

Chiara Billitteri  |
mercoledì 15 Marzo 2023

La commissione guidata da Antonello Cracolici ha aperto un'istruttoria sulla gara del servizio antincendio oggetto di una inchiesta giudiziaria. E' solo l'ultima "grana" per l'ente.

Dopo gli arresti del mese scorso, sul Consorzio autostrade siciliane (Cas) oggi si è acceso il faro della commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana, che ha aperto un’istruttoria sulla gara bandita dall’ente per il servizio antincendio nelle gallerie della Messina-Catania e della Messina-Palermo. Un appalto “pilotato”, secondo l’accusa, per favorire un’impresa amica, per un giro d’affari di quasi 10 milioni di euro, e che il mese scorso ha fatto finire agli arresti quattro persone: un dirigente in pensione del Cas e tre imprenditori a capo di aziende leader nella fornitura di servizi per le strade.

Le indagini

Dalle indagini della Dia, coordinate dalla procura di Messina, era emerso come gli indagati avessero interferito con la formazione del bando di gara per l’affidamento del servizio antincendio nelle gallerie delle autostrade Messina-Catania e Messina-Palermo, “cucendo” – stando sempre all’ipotesi accusatoria – il bando addosso all’impresa vicina, con criteri che escludevano di fatto quelle concorrenti.

Ascoltato Dipasquale

Oggi, la commissione Antimafia dell’Ars ha avviato la sua istruttoria ascoltando il deputato Pd Nello Dipasquale, che aveva contribuito all’avvio delle indagini grazie ad un esposto.

Il parlamentare ragusano ha ripercorso le varie tappe della vicenda: dalle interrogazioni in Aula nel luglio 2020 e nell’aprile 2021 per segnalare le anomalie delle due versioni dell’appalto, fino alla denuncia presentata alla Procura di Messina nell’agosto del 2021 a seguito dell’affidamento del mega appalto da dieci milioni di euro all’Ati composto da “Ok Gol” e “Gsa”. Dall’indagine emersero anche i dialoghi di alcuni indagati che, intercettati, insultavano i parlamentari regionali del Partito democratico (“pilotati da uno di Ragusa”, dicevano in riferimento a Dipasquale), per gli atti ispettivi presentati proprio con l’obiettivo di fare luce sull’appalto del Consorzio autostrade. “Abbiamo denunciato in tutti i modi le irregolarità e le anomalie di quel bando – ha detto Dipasquale – come era nostro dovere fare, dispiace soltanto che l’allora governo Musumeci non fece nulla per bloccare l’iter e così, ancora una volta, sono stati i siciliani a pagare il prezzo di procedure irregolari e dei possibili disservizi”.

Il disastro autostrade in Sicilia

Disservizi che sulle autostrade siciliane sono ormai all’ordine del giorno, anche nei tratti che non sono gestiti dal Cas, come quello della Palermo-Catania. Gli infiniti cantieri sull’autostrada che collega le due più grandi città dell’Isola ha costretto il presidente della Regione, Renato Schifani, ad intervenire di nuovo per sollecitare l’avanzamento dei lavori, costringendo Anas ad avviare “un’attività coordinata di monitoraggio e sensibilizzazione delle imprese esecutrici al rispetto rigoroso dei termini di ultimazione degli interventi”, richiamando gli appaltatori “al rispetto delle scadenze dei lavori programmati” altrimenti si procederà alla “risoluzione dei contratti di appalto per gravi inadempienze nei casi più critici”. 

Le ombre sui concorsi

Oltre agli appalti, poi, al Cas rimane aperta anche la questione dei concorsi, dopo che una settimana fa il nuovo presidente dell’Ente, Filippo Nasca, aveva bloccato le ultime procedure d’assunzione di nuovo personale perché tra gli idonei c’erano, stranamente, troppi parenti degli attuali dipendenti del consorzio. 

Le anomalie, come avevamo scritto su Qds, erano state riscontrate su una dozzina di selezioni, soprattutto per il reclutamento di volta in volta di una o due figure da inserire in organico. L’esito di una di queste, ad esempio, aveva visto quattro idonei su sei con rapporti di parentela con dipendenti già in servizio al Cas. E adesso, l’ente stima in almeno una ventina i nominativi “sospetti”. 

“Nessuna prova di illecito – aveva spiegato il presidente dell’Ente, Filippo Nasca – ma bisogna verificare come sono andate le cose”.

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