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Consulente della spesa e rider, due lavori nati dall’emergenza

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Consulente della spesa e rider, due lavori nati dall’emergenza

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lunedì 05 Aprile 2021

L’impatto del Covid sul mondo del lavoro ha fatto emergere nuove professioni. Tra queste spiccano le piattaforme multimediali per la consegna a domicilio di cibo e spesa. Due lavoratori si raccontano.

L’impatto del Covid sul mondo del lavoro ha determinato radicali trasformazioni ed ha fatto emergere nuove professioni. Tra queste spiccano le piattaforme multimediali per la consegna a domicilio di cibo e spesa. Una realtà in continua evoluzione, che abbiamo voluto conoscere meglio intervistando Federico Sargenti, Ad di Everli, e Giovanni, fattorino 25enne di un’azienda del settore.

Storia ed evoluzione di Everli

“Everli è nata nel 2014 a Verona, con l’obiettivo di rispondere a un’esigenza tanto semplice quanto importante: fare la spesa in meno tempo. Da allora, l’azienda ha raggiunto la leadership nel mercato italiano, con oltre 100 partnership tra distributori e produttori, e consegnato quasi tre milioni di spese in 55 province italiane.

Tra queste, anche Palermo, dove il servizio è stato attivato proprio in questi giorni. Dopo il profondo cambiamento che l’emergenza Coronavirus ha comportato nell’utilizzo della spesa online, una piattaforma come la nostra non risponde a una semplice comodità, ma rappresenta una soluzione smart e necessaria per eliminare le complessità.

Arrivare fino a qui è stato un percorso intenso e sono molto orgoglioso di quello che abbiamo raggiunto in questi anni: proponendo un modello innovativo in un mercato in forte crescita, ma ancora molto inesplorato, abbiamo dovuto vincere la diffidenza iniziale dei retailer e conquistare la fiducia dei clienti. Con tantissimo impegno e lavoro, siamo riusciti a crescere con continuità, ampliando le aree coperte, le partnership con i punti vendita, le collaborazioni con i brand. In Italia, siamo orgogliosi di essere la prima realtà ad adottare un modello innovativo: ci differenziamo per la possibilità di scelta tra più punti vendita e per la presenza di uno Shopper che si occupa personalmente della spesa del cliente, e non della semplice consegna”.

Il lavoratore tipo

“Lo Shopper di Everli è un vero e proprio consulente della spesa: è un’attività che richiede attenzione e interazione con il cliente e che ci differenzia. Gli Shopper – attualmente oltre 2.000 quelli attivi in Italia – sono per la maggior parte persone tra i 30 e i 55 anni, che in molti casi avevano difficoltà a ricollocarsi nel mondo del lavoro e che collaborando con Everli hanno trovato una nuova opportunità professionale”.

 Il
lavoro nell’emergenza Covid

“Nei mesi più intensi della pandemia, ci siamo trovati a gestire una mole enorme di richieste e ordini. Ovviamente, abbiamo dovuto gestire l’emergenza con grande velocità e impegno sotto molteplici aspetti, dalla tecnologia alla logistica, e abbiamo agito con l’obiettivo comune di garantire un servizio efficace e sicuro per tutti, dagli Shopper ai clienti. Ci siamo resi una volta di più conto dell’utilità sociale del nostro servizio che, pur con gli inevitabili ritardi e complicazioni delle prime settimane, ci ha consentito di portare la spesa a casa, in sicurezza, a migliaia di persone, anche nei momenti più critici”.

La contrattazione con i sindacati

“L’attività degli Shopper di Everli si differenzia molto da quella dei rider del food delivery, in termini di competenze e di ruolo. Innanzitutto, lo shopper è un lavoratore autonomo e occasionale che collabora con Everli con un rapporto di lavoro flessibile, perfetto per integrare questa attività ad altre occupazioni lavorative o per conciliarla con le proprie esigenze personali. Inoltre, i nostri shopper sono veri e propri consulenti della spesa per coloro che si affidano al servizio e interagiscono con il cliente per proporre le sostituzioni di eventuali prodotti mancanti nel punto vendita. Quindi non si tratta di contesti né di profili accomunabili. Ad ogni modo, anche in un settore di importanza crescente come quello della spesa online, un dialogo con le rappresentanze è benvenuto”.

Il lavoro di fattorino in Italia e all’estero, parla Giovanni

“Ho iniziato questo lavoro ad aprile del 2020, in un momento complicato perché mi ero appena trasferito dalla Sicilia al Nord Italia. Viste le chiusure, ho deciso di sfruttare questa opportunità. Le prime tre settimane sono state dure, sia perché non avevo grande esperienza, sia perché in quella fase c’era un boom di richieste. In passato ho svolto un ruolo simile in Germania, lì i  fattorini sono lavoratori subordinati con contratti flessibili. Sono pagati ad ore e devono garantire all’azienda un minimo di venti o trenta ore settimanali, ma la scelta dei turni è flessibile. Non si lavora a cottimo ma in modalità simil dipendente, con il riconoscimento di garanzie come l’indennità di malattia”.

Vantaggi, svantaggi e possibili
miglioramenti

“Vantaggi e svantaggi rispetto ad un lavoro tradizionale? Un vantaggio è quello dell’indipendenza e della flessibilità. Sugli svantaggi posso dire che, essendo questo un terreno inesplorato, ci sono minori garanzie e tutele. Credo che sarebbe giusto pensare ad un rimborso spese forfettario per la manutenzione del mezzo e per il consumo di benzina. Sono soddisfatto del lavoro che faccio in termini di tempo impiegato e di guadagno. Lavorando, ad esempio, otto ore al giorno, molti colleghi garantiscono sostentamento alle loro famiglie. Chiaramente cambia molto a seconda della piattaforma”.

Il futuro tra Contratto Collettivo
Nazionale e continuo sviluppo

“Le trattative in corso? Non sono ottimista, temo che anche questo diventi il classico lavoro dipendente dove si perde l’autonomia e si rischia il precariato. Se dovesse esserci un obbligo orario non sarebbe più un lavoro innovativo. Ben vengano tutele e garanzie, a patto che non si tocchi la flessibilità. Non credo sia giusta l’equiparazione con i lavoratori della logistica. Servirebbe un nuovo CCNL ad hoc, in funzione delle specificità della professione”.

“Ritengo che, simili lavori, al di là della pandemia e delle limitazioni, siano destinati a crescere ancora. L’idea della consegna a domicilio, dopo questi dodici mesi, è entrata nelle case e nelle teste di tutti gli italiani. Nel giro di qualche anno questo diventerà un lavoro sempre più comune, smetterà di essere l’occupazione scelta dai giovani per arrotondare o per pagarsi gli studi. Sempre più capifamiglia, a causa della crisi, si impegnano in questo contesto. Una tendenza che, a breve, diventerà sempre più frequente. Proprio per questo è importantissimo regolarizzare queste professioni”

Vittorio Sangiorgi

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