No a produttività e merito
Il Contratto Collettivo Regionale di Lavoro dei dirigenti della Regione – che sono circa novecento, di cui una certa parte senza dipendenti – è stato firmato nei giorni scorsi. La prima anomalia, riguarda il triennio normativo ed economico 2016-2018. Non si comprende la ratio secondo la quale si stipula un contratto oggi con una valenza di sei/quattro anni precedenti.
Si tratta di un contratto egoistico, perché è fatto nell’esclusivo interesse dei dirigenti, trascurando così quasi totalmente quello di cittadini e imprese, cioè dei soggetti cui la Regione dovrebbe prestare interamente i propri servizi.
Non comprendiamo come l’Aran Sicilia, parte datoriale delegata dalla Regione per la trattativa – formata dall’avvocato Accursio Gallo, dal dottor Paolo Gibin e dal dottor Giuseppe d’Appolito – si sia prestata a firmare un contratto che ignora, ripetiamo, cittadini e imprese.
Si tratta dell’ennesima presa in giro della pubblica opinione, alla quale denunciamo quanto precede.
Non solo non sono previsti né qualità né quantità dei servizi che debbono essere prestati a cittadini e imprese, neanche sono stati inseriti i valori di produttività, merito e responsabilità.
È vero che sono previsti premi e complicatissime modalità per la loro quantificazione ed erogazione, ma non c’è alcun riferimento ai risultati concreti, che debbono essere raggiunti nei tempi previsti e segnatamente in ogni esercizio, secondo cronoprogramma.
Manca totalmente il Piano Organizzativo dei Servizi (Pos), che dovrebbe essere il pilastro di un contratto dirigenziale, cui dovrebbe fare riferimento. Così, ripetiamo, non è stabilita la quantità e la qualità dei servizi che devono produrre ed erogare ogni anno, ogni mese e ogni giorno i dipartimenti, le aree e i singoli dipendenti.
Se tutta l’attività burocratico-amministrativa della Regione fosse interamente digitalizzata, sarebbe tutto tracciato e misurabile, momento per momento, giorno per giorno, mese per mese, anno per anno. Cosicché si potrebbero comparare istantaneamente i servizi programmati con quelli effettivamente prodotti ed erogati.
Il citato contratto contiene ben quarantuno articoli che riguardano i dirigenti e arriva solo al numero quarantadue per descrivere la valutazione dei risultati. Invece, questo articolo sarebbe dovuto essere al primo posto. Poi mancano obiettivi, tempi di realizzazione, quantità e qualità dei servizi.
Anacronistico è che quasi tutto il contratto parli dei diritti dei dirigenti e arrivi a scriverne degli obblighi solamente con l’articolo cinquantasei: “Obblighi del dirigente”, cioé quasi alla fine, come se fosse una questione accessoria.
Sono ampiamente previste tutte le possibilità a tutela dei dirigenti medesimi dal punto di vista economico, delle eventuali malattie, dei comandi presso altre amministrazioni e perfino nell’insegnamento. Ma nulla c’è scritto relativamente all’aumento della produttività, non solo di Dipartimenti, Aree e Servizi, ma anche dei singoli. Com’è noto, produttività significa fare più cose e di migliore qualità nello stesso tempo, ma se le cose non sono quantificate, ecco che il raffronto con ciò che si produce è impossibile. Una nebbia dietro la quale si possono nascondere coloro che non vogliono fare il proprio dovere.
In Sicilia, vi sono centinaia di cantieri bloccati; metà dei depuratori non funziona; la spazzatura traborda dalle discariche, appesta l’aria e inquina il sottosuolo; migliaia di pratiche bloccate per cavilli procedurali, per insipienza di coloro che dovrebbero evaderle con rapidità, e anche per menefreghismo.
Nessuno ce ne voglia per quello che scriviamo. Sottolineiamo, però, che una buona parte dei circa novecento dirigenti è fatta di persone capaci, perbene, oneste e volenterose. Ma queste non sono messe nelle condizioni di esercitare la loro professionalità in base ai valori etici che devono esserci in coloro cui sono affidate funzioni pubbliche e che, ai sensi dell’articolo 54 della Costituzione, “hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”.
La responsabilità oggettiva di quanto precede è di questo Governo regionale e di tutti quelli che lo hanno preceduto. È ora di mettere fine a questo lassismo, di voltare pagina e di imboccare la via dell’efficienza e della lealtà verso cittadini e imprese.