Il vicepresidente della Regione, Armao: “Chiusura totale avrebbe conseguenze gravissime”. Anche Musumeci ammette: “Io lo temo”. Paxia (M5s): "“Intensificate le restrizioni senza stravolgere la vita degli italiani”. Capone, leader Ugl: "“Chiusura totale, scelta che avrebbe una portata distruttiva per il Paese, da Nord a Sud”
di Paola Giordano, Patrizia Penna e Raffaella Pessina
Niente chiusura generalizzata. Il Governo Conte opta per la linea morbida e il Paese tira un sospiro di sollievo. O quasi, verrebbe da dire. Perché, a dire il vero, il pericolo di una chiusura totale sembra scongiurato, almeno per il momento, ma questo non ci “salva” dalla preoccupazione per la risalita dei contagi a cui stiamo assistendo nel nostro Paese e che, qualora non si arrestasse, richiederebbe subito interventi di ben altro tipo.
Bar, gelaterie, pasticcerie e ristoranti aperti fino alle 24 con servizio al tavolo (con al massimo sei persone), chiusura alle 18, invece, per quelli che offrono solo servizio al banco, mentre consentita, sempre fino alle 24, la consegna a domicilio e l’asporto ma con divieto di consumare nelle vicinanze. Poi, lavoro agile nella Pa fino al 70%, piazze della movida chiuse alle 21 per evitare gli assembramenti; didattica in presenza a scuola per asilo, elementari e medie e flessibilità di orario per licei e istituti superiori, chiusura alle 21 per sale gioco e Bingo, stop alle “attività di contatto” e palestre e piscine per adesso “salve”, così come parrucchieri e barbieri. Sono queste alcune delle misure introdotte dal nuovo Dpcm entrato in vigore ieri che, ha commentato Luigi Di Maio, “introduce misure più stringenti ma non limitazioni alla libertà”.
L’assenza di limitazioni significative alla libertà, tuttavia, è una vittoria a metà perché non dispensa nessuno di noi dall’obbligo alla prudenza e al senso di responsabilità. Non è un caso, infatti, che nel provvedimento governativo sia contemplata anche la formula della “raccomandazione” e non solo delle indicazioni vincolanti a norma di legge. Lo sa bene anche il Governatore della Sicilia, Nello Musumeci che, in un’intervista a “Il Tempo.it” ammette: “In fondo al tunnel il rischio lockdown generale c’è ancora, al di là di tutte le rassicurazioni”.
“In Sicilia – ha detto ancora Musumeci – abbiamo quattro zone rosse per il livello elevato di contagi. Il coprifuoco mi ricorda la guerra e noi siamo in guerra contro un nemico del quale sappiamo un po’ di più ma che non riusciamo ad individuarlo, non si fa vedere e si fa solo sentire quando, purtroppo è tardi. Dobbiamo evitare di arrivare al coprifuoco – ha infine aggiunto – perché la nostra economia e i nostri imprenditori non si potrebbero permettere il lusso di una nuova chiusura”.
“Abbiamo già acquistato i tamponi sierologici, quelli rapidi e stiamo procedendo con lo screening. Andiamo a caccia del positivo per isolarlo e mettere al sicuro chi risulta essere contagiato ma per evitare che possa contagiare altri. Nel frattempo – ha aggiunto – speriamo nella responsabilità collettiva della gente, perché altrimenti andremo a misure sempre più restrittive”, ha concluso Musumeci.
Maria Laura Paxia (M5s): “Intensificate le restrizioni senza stravolgere la vita degli italiani”
Quanto ritiene plausibile un nuovo lockdown totale?
Il Governo sta cercando di mettere in campo tutte le misure restrittive per scongiurare un secondo lockdown, che avrebbe ripercussioni molto pesanti per la nostra economia. Proprio per questo sono state intensificate le misure restrittive, pur cercando di non stravolgere la vita degli italiani e l’ultimo Dpcm del 19 ottobre va proprio in questa direzione. Molto però dipenderà da ognuno di noi e dai comportamenti che porremo in essere. Bisogna essere responsabili, seguendo le regole sul distanziamento sociale e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.
Quale risposta si aspetta dai Presidenti di Regione?
“Certamente i Governatori non solo del Sud, ma in tutto il Paese, hanno una grande responsabilità e seguono con molta attenzione la curva dei contagi delle proprie Regioni. Loro dovranno fare i conti con i propri numeri, in riferimento soprattutto alla gestione degli aspetti prettamente sanitari, riguardanti i ricoveri, la dotazione della terapia semi – intensiva ed i posti letto in terapia intensiva. Qualora si dovesse arrivare a un nuovo lockdown, per far fronte a una soluzione così drastica non mancheranno gli aiuti economici per i settori in difficoltà”.
Gaetano Armao, vicepresidente della Regione siciliana: “Secondo lockdown, per la Sicilia già indebolita conseguenze economiche gravissime”
Assessore Armao quanto è plausibile secondo lei l’ipotesi di un nuovo lockdown?
“Il numero dei contagi è in crescita esponenziale e la cautela è d’obbligo. Occorre un supplemento di responsabilità da parte di tutti, soprattutto da parte dei più giovani”.
Qualora non fosse possibile scongiurare il rischio di un nuovo lockdown, quali conseguenze ci sarebbero per la Sicilia sotto il profilo economico?
“Un secondo lockdown avrebbe conseguenze economiche gravissime e dobbiamo far di tutto per scongiurarlo. Già le misure adottate, in gran parte inevitabili, peseranno un’economia indebolita dalla crisi. La Regione siciliana sta facendo il possibile a Bruxelles siamo stati individuati tra le prime regioni per la strategia di contrasto alla crisi adottate, ma occorre proseguire con determinazione”. (rp)
Paolo Capone, leader Ugl: “Chiusura totale, scelta che avrebbe una portata distruttiva per il Paese, da Nord a Sud”
Quanto reputa plausibile l’ipotesi di un nuovo lockdown in Italia?
“Si tratta di un provvedimento eccezionale, che rappresenta senza dubbio un’extrema ratio. Escludo che, alla luce del contesto attuale, l’ipotesi di una chiusura totale possa essere presa in considerazione. È opportuno continuare a monitorare con prudenza l’andamento della curva dei contagi senza, tuttavia, farsi prendere dal panico. Mai come in questo frangente è fondamentale che il Governo dimostri lucidità e nervi saldi, allontanando anche solo l’eventualità di una decisione che avrebbe senz’altro una portata distruttiva per l’intero sistema economico, da nord a sud Italia. Non dimentichiamoci che, stando alle stime del Fondo Monetario Internazionale, quest’anno avremo un calo del prodotto interno lordo pari al -10,6%, una flessione senza precedenti dovuta al crollo della produzione e dei consumi. La crisi dovuta alla pandemia, infatti, ha inciso profondamente su quel tessuto fatto di piccole e medie imprese che costituisce la spina dorsale dell’economia del Paese. Mi riferisco, in particolare, al settore del turismo e della ristorazione che più ha risentito delle restrizioni adottate per arrestare la diffusione dei contagi. Il rischio, inoltre, è che a seguito della cancellazione del divieto dei licenziamenti previsto a partire da gennaio 2021, possa verificarsi una catastrofe occupazionale. In un simile quadro economico e sociale, è evidente che un nuovo lockdown avrebbe conseguenze a dir poco disastrose”.
Quali scenari si aprirebbero per il mondo del lavoro in Italia ma soprattutto al Sud dove il tessuto economico è più fragile?
“Sono stati 841 mila i posti di lavoro persi tra giugno 2019 e lo stesso mese del 2020 a causa della pandemia. Nel Mezzogiorno, purtroppo, la situazione sarebbe forse più drammatica. Ad oggi i dati riportati dallo Svimez ci dicono che la ripresa in Italia avverrà a velocità differenti. Nel 2020, infatti, il Pil del Nord sarà pari al +5,4% mentre nel Mezzogiorno si attesterà al +2,3. Lo stesso dicasi per la spesa delle famiglie che al Nord sarà pari al +5% mentre nelle regioni meridionali si fermerà al +2,7%. E’ la fotografia allarmante di una profonda spaccatura presente nel Paese e che, a causa del Covid-19, rischia di acuirsi maggiormente minacciando di compromettere la coesione nazionale. In tal senso, come Ugl, chiediamo al Governo di convocare subito un tavolo con le parti sociali per discutere di politiche attive del lavoro, sgravi fiscali, incentivi alle assunzioni e un piano di investimenti ad alto moltiplicatore del Pil in piccole, medie e grandi opere”.
Con quale obiettivo?
“L’obiettivo è quello di avviare un ‘piano Marshall’ volto a rilanciare le infrastrutture e promuovere la tutela del territorio, per favorire la ripresa e sanare altresì il gap di competitività fra Nord e Sud Italia”.(pp)
Maurizio Arena, psicoterapeuta: “L’isolamento scatena emozioni che, se gestite male, stravolgono la vita relazionale”
“Lockdown è un anglicismo che ha due significati: confinamento e misura di emergenza da intraprendere in situazioni di pericolo.
All’inizio di quest’anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità e i media hanno iniziato a descrivere come lockdown anche le misure intraprese per contenere la diffusione della Covid-19. A livello governativo tale anglicismo non è di uso comune, tanto da essere sostituito con il termine distanziamento sociale, che descrive, in modo più preciso, le misure di contenimento per contrastare l’epidemia.
Di fatto, di la delle sfumature, il lockdown comporta un isolamento che lascia l’uomo in balie di ragionamenti ed emozioni che se mal gestiti ne stravolgono la vita relazionale.
Nel corso dell’attuale epidemia da coronavirus, il conseguente stato di distress che si determina, può comportare l’insorgenza d’irritabilità, aggressività verbale, disturbi del sonno e della concentrazione, ansia, panico, deflessione del tono dell’umore, somatizzazioni, abbassamento delle difese immunitarie. Per altro, l’attuale situazione di lockdown, atta a limitare il contagio da coronavirus attraverso l’isolamento, costringendoci a interrompere le rassicuranti abitudini quotidiane, può creare un successivo stato di disorientamento e di disagio. La condizione di distress determinata dalla cognizione negativa elaborata dalla neocorteccia, è frutto di ragionamenti indotti prevalentemente da abuso d’informazione. Tale condizione determina un ingorgo cognitivo che rende difficile prendere decisioni, essendo prigionieri d’interminabili e dettagliate considerazioni, che ci fanno perdere la bussola emotiva di pertinenza limbica”.