Coronavirus, rifiuti sanitari al Nord trasformati in energia - QdS

Coronavirus, rifiuti sanitari al Nord trasformati in energia

Rosario Battiato

Coronavirus, rifiuti sanitari al Nord trasformati in energia

martedì 17 Marzo 2020

Tamponi, mascherine e guanti: nelle ultime settimane scarti ospedalieri cresciuti del 20%. In Sicilia finiscono in discarica e le aziende non hanno i dispositivi di protezione per gli operatori

PALERMO – L’emergenza di queste ultime settimane ha imposto, com’è giusto che sia, la centralità delle storie del personale sanitario in prima linea. Un impegno, considerata la quantità di tamponi e altro materiale ospedaliero utilizzato, che coinvolge direttamente anche le retrovie del sistema, dove stazionano le aziende che provvedono a gestire in maniera sostenibile e produttiva quanto prodotto dal sistema sanitario. E non per tutte queste aziende la situazione si può definire di semplice svolgimento.

RIFIUTI SANITARI: +20% NELL’ULTIMA SETTIMANA
Tamponi, mascherine, guanti sono esponenzialmente cresciuti, in parallelo con l’estendersi dell’emergenza, e non se ne prospetta una riduzione dell’utilizzo nel breve periodo. Nell’ultima settimana i rifiuti ospedalieri a rischio infettivo sono aumentati del 20%, un dato di un certo spessore che finora ha comunque trovato una pronta risposta dalle aziende del settore. Lo ha rilevato all’Ansa Lucia Leonessi, direttore generale di Confindustria Cisambiente, che vede, tra i suoi associati, anche alcuni big della gestione dei rifiuti sanitari a livello comunitario.

Tra questi, figura certamente Eco Eridania spa che ne raccoglie la gran parte nel mercato italiano “in tutta sicurezza e applicando l’economia circolare – ha spiegato il presidente Andrea Giustini all’Ansa –, cioè dalla raccolta del rifiuto alla sua trasformazione fino al riutilizzo”. L’azienda ne gestisce, a fronte di una produzione nazionale media che oscilla tra le 150 e le 200mila tonnellate, circa 70-80mila.

Ma che fine fanno questi rifiuti? Finiscono nei termovalorizzatori producendo energia che viene immessa nella rete. Il passaggio è ovviamente gestito sulla base di una procedura molto rigida perché i rifiuti sono pericolosi in quanto potenzialmente infetti. Inizialmente sono messi in sacchi e quindi in contenitori che vengono racconti e portati negli impianti dedicati e autorizzati a smaltire questo genere di rifiuti. In tutta Italia se ne trovano una ventina. I contenitori, in linea di massima, sono riutilizzabili dopo la sanificazione anche se può capitare che debbano essere distrutti tramite valorizzazione energetica se non risultano in condizioni adeguate.

CRITICITÀ DA RISOLVERE
Restano comunque delle difficoltà oggettive ancora da risolvere per permettere a tutti i tasselli di chi sta operando nell’emergenza di lavorare in maniera adeguata ed evitare blocchi o, peggio ancora, un ulteriore diffondersi del virus. Nei giorni scorsi l’Ugri Sr, società siciliana che si occupa di smaltimento rifiuti degli ospedali, ha richiesto tramite Natalia Re, responsabile delle relazioni pubbliche, un incontro con il presidente della Regione Nello Musumeci, con l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, con prefetti e sindaci e protezione civile, per “individuare le modalità con cui svolgere il servizio senza creare disservizi alle unità ospedaliere né alla nostra azienda”.

In particolare, l’azienda aggiudicataria nelle strutture pubbliche sanitarie della Sicilia occidentale per il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti pericolosi e non ospedalieri, ha lanciato l’allarme in relazione alla “prevenzione della diffusione del Coronavirus per mancanza dei dispositivi di protezione”.

In particolare, ha aggiunto Re: “abbiamo la necessità di capire come meglio svolgere il servizio tenendo conto che abbiamo scorte limitatissime sia di mascherine che di tutti i dispositivi di sicurezza e di prevenzione necessari per svolgere un adeguato servizio di raccolta, trasporto e smaltimento rifiuti provenienti da strutture sanitarie senza mettere a rischio i nostri dipendenti, le loro famiglie, le strutture sanitarie e la comunità”. Il rischio è che possa ridursi la frequenza della raccolta, creando di fatto un pericoloso intoppo alla circolarità del sistema.

Cisl e Uil: “Lavoratori temono per la loro salute”

PALERMO – “I lavoratori del settore di Igiene ambientale sono rimasti regolarmente in servizio in tutta la Sicilia, nonostante l’assenza dei dispositivi previsti per evitare il contagio. A loro esprimiamo grande apprezzamento e plauso. Ma l’attesa di mascherine e guanti non può essere eterna. Adesso basta, aziende e Istituzioni consentano a chi deve tenere pulite le città di farlo senza rischi per la propria salute e per quella dei propri familiari, non si corra il pericolo di far decidere tra l’interruzione del pubblico servizio e l’incolumità personale e familiare”. Così la Fit Cisl e la Uiltrasporti Sicilia con i segretari Dionisio Giordano e Pietro Caleca, intervengono sul tema della sicurezza dei lavoratori che svolgono i servizi di raccolta rifiuti in Sicilia durante l’emergenza da Covid 19.

“In queste settimane di pandemia, c’è stato un continuo susseguirsi di indicazioni per consentire agli operatori ecologici di effettuare la pulizia della città, riducendo al massimo il rischio del loro eventuale contagio. L’impressione è che i vertici delle aziende – aggiungono i due segretari -, abbiano con immediatezza pensato di inondare i lavoratori con fiumi di impegni formali e scritti, quando la reale esigenza era, e rimane, quella di essere semmai inondati di disinfettanti per mezzi e luoghi di lavoro, guanti e mascherine”.

Giordano e Caleca aggiungono, “se sul fronte della sanificazione e disinfezione dei mezzi e dei luoghi di lavoro, si registrano in queste ultime ore evidenti passi in avanti, per ciò che attiene la distribuzione delle mascherine FFP2-3 e dei guanti la situazione sta diventando insostenibile e il rischio di uno stop improvviso delle maestranze esasperate e preoccupate per la loro salute è dietro l’angolo. Oltretutto per loro appare impossibile anche il rispetto delle regole sul distanziamento sociale fra le persone”.

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