Coronavirus, la lattoferrina probabile scudo immunitario - QdS

Coronavirus, la lattoferrina probabile scudo immunitario

redazione

Coronavirus, la lattoferrina probabile scudo immunitario

mercoledì 29 Luglio 2020

La ricerca italiana è nata dall'osservazione del bassissimo numero di bambini contagiati. La sperimentazione si è svolta finora su 50 pazienti, i cui sintomi sono scomparsi dopo 10 giorni e dopo altri 10 sono risultati negativi

In una proteina del latte una barriera naturale, un aiuto al nostro sistema immunitario che potrebbe essere un’arma in più per combattere il nuovo coronavirus. La speranza arriva da uno studio condotto dagli atenei di Tor Vergata e Sapienza di Roma, pubblicato sulla rivista ‘International Journal of Molecular Sciences’, che ha osservato gli effetti dell’assunzione sotto forma di gocce della lattoferrina nei pazienti positivi ricoverati nel reparto Covid del Policlinico di Tor Vergata.

La lattoferrina, è una glicoproteina presente nel latte e in particolare in quello materno, ed è nota già da alcuni decenni per le sue qualità antibatteriche e antivirali. “Con questo studio volevamo osservare se i tempi di guarigione nei pazienti infetti si accorciavano grazie alla somministrazione della proteina”, ha spiegato uno degli autori del lavoro, Stefano Di Girolamo, responsabile dell’unità di Otorinolaringoiatria del Policlinico Tor Vergata Centro Covid 4 Roma, docente di Otorinolaringoiatria dell’università di Tor Vergata. La sperimentazione partita a maggio è tuttora in corso ed ha coinvolto fino ad oggi quasi 50 pazienti positivi, in gran parte medici e infermieri, che hanno visto scomparire i sintomi dopo dieci giorni e sono risultati negativi dopo altri dieci.

La ricerca è nata dalla osservazione del basso numero di bambini e lattanti contagiati dal virus e dall’ipotesi che la ragione sia l’assunzione di lattoferrina attraverso l’alimentazione. “Non essendo un farmaco ma un nutraceutico – ha aggiunto il professor Di Girolamo – la lattoferrina non ha controindicazioni. È una sostanza che facilita l’azione immunologica, da sola non può sconfiggere il virus ma è capace di rendergli l’ambiente meno ospitale”. “Dal punto di vista clinico i risultati finora sono molto incoraggianti – ha concluso – ma abbiamo bisogno di continuare per avere dei dati statistici ed evidenze ulteriori. Scopo del nostro lavoro sarà verificare inoltre la funzione preventiva della proteina nel resto della popolazione, in particolare nei soggetti che sono venuti in contatto con pazienti infetti”.

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