Prima la somministrazione, ora la demonizzazione. Cambio di Governo con scivolone sul tema vaccini - QdS

Prima la somministrazione, ora la demonizzazione. Cambio di Governo con scivolone sul tema vaccini

redazione

Prima la somministrazione, ora la demonizzazione. Cambio di Governo con scivolone sul tema vaccini

Vittorio Sangiorgi  |
venerdì 18 Novembre 2022

I rapporti tra i vertici Ue e Big pharma, in particolare di Pfizer, sono finiti al centro del lavoro della Commissione COVI, che vuole fare chiarezza su alcuni punti delicati

ROMA – A circa due anni dalla loro introduzione, i vaccini anti-Covid tornano a far discutere tanto l’opinione pubblica quanto la comunità scientifica. Il tema dell’efficacia dei sieri, non solo relativamente al contagio, è nuovamente balzato agli onori della cronaca per le dichiarazioni – poi ridimensionate e in parte smentite – del neo sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato (di cui parliamo nell’intervista al professor Bruno Cacopardo, che proponiamo nel box).

A rinfocolare il dibattito ha contribuito anche quanto sta emergendo in una sede istituzionale, con il Parlamento europeo – e precisamente la Commissione COVI, organismo composto da quaranta parlamentari afferenti ai diversi gruppi – che si pone gli obiettivi di approfondire gli insegnamenti tratti dalla pandemia e di fornire raccomandazioni per il futuro. Al di là di questa scarna ed essenziale definizione, il lavoro della Commissione si sta concentrando a tutto tondo sulla “storia” del Coronavirus nel Vecchio Continente e – di conseguenza – anche su tutte le dinamiche inerenti alla campagna vaccinale.

Un momento importante di questo lavoro, specie per quanto ne è scaturito, è stato rappresentato dall’audizione di Janine Small, presidente della sezione di Pfizer dedicata allo sviluppo sui mercati esteri. Small era presente in aula in luogo di Albert Bourla, Ad dell’azienda farmaceutica, che scelto di declinare la “convocazione”, suscitando le proteste unanimi degli europarlamentari. Ma ciò che ha fatto particolarmente discutere è stata la risposta a una domanda posta dall’olandese Rob Ross (appartenente al gruppo Ecr a cui aderisce Fratelli d’Italia, nda), che ha chiesto se il vaccino Pfizer, prima dell’immissione sul mercato, fosse o meno stato testato anche sul fronte della trasmissibilità da soggetto vaccinato a soggetto non vaccinato. La risposta negativa, motivata dalla necessità di fare presto e di fornire risposte celeri vista l’emergenza sanitaria in atto, ha scatenato una ridda di polemiche.

Come noto, infatti, i diversi provvedimenti che hanno portato all’introduzione – seppur con sfumature diverse – il cosiddetto Green pass nei vari stati europei, si reggevano sull’asserita capacità dei vaccini, incluso quello Pfizer, non soltanto di contrastare le più gravi conseguenze del virus, ma anche di attenuare fortemente (se non di azzerare) il rischio di contagio e trasmissione. Lo stesso dicasi per l’obbligo vaccinale che, nel caso italiano, ha riguardato dapprima alcune categorie (sanitari, forze dell’ordine ecc..) e successivamente gli ultra cinquantenni. Se c’è chi ha evidenziato che questo assunto fosse chiaro fin da subito e che la sperimentazione è avvenuta “sul campo” con le numerosissime somministrazioni, non è mancato chi ha ricordato una narrazione “distorta” circa l’assicurazione che la vaccinazione e dunque il “possesso” del Green pass, fossero un’assicurazione di non contagiare e di non essere contagiati. Si pensi, per esempio, a quanto diceva l’allora presidente del Consiglio Mario Draghi.

A tenere banco, poi, ci sono altre due questioni che coinvolgono direttamente la governance Ue. L’attività della Commissione europea e del presidente Von der Leyen è infatti finita sotto la lente di ingrandimento della Procura europea, che indaga sull’acquisto dei vaccini da parte della Ue e – di riflesso – anche sul discusso scambio di sms e di telefonate tra quest’ultima e l’Ad di Pfizer Bourla. La Corte dei Conti Ue, inoltre, nella relazione speciale sull’approvvigionamento dei vaccini, risalente allo scorso 12 settembre, ha rivelato che tra il 2020 e la fine del 2021 l’Ue ha comprato in totale 4,6 miliardi di dosi di vaccino – tramite contratti preliminari d’acquisto – spendendo 71 miliardi di euro. Cifre considerevoli, che hanno visto proprio l’azienda statunitense in una posizione di rilievo, con 2,4 miliardi di dosi vendute per un incasso quantificabile in 36 miliardi (le stime della Corte dei Conti parlano di 15 euro per una dose). Tale, importante, esborso economico secondo la relazione non avrebbe rispettato le procedure corrette in uso per i contratti secondo le vigenti regole. Basti pensare che i cittadini dei 27 stati membri Ue sono 44,7 milioni e che quindi la Ue ha acquistato dieci dosi di vaccino cadauno.

Su tutto questo la Commissione si sta confrontando e per avere ulteriori dettagli abbiamo sentito l’europarlamentare della Lega Stefania Zambelli. Abbiamo contattato anche l’eurodeputata del Pd, Alessandra Moretti, ma nonostante le rassicurazioni da parte del suo staff, le risposte alle nostre domande non sono mai arrivate.

In ogni caso, le questioni cui abbiamo accennato sono quelle su cui gli organi competenti dovranno fare luce e su cui è doverosa la chiarezza da parte della Commissione e di Von der Leyen. Silenzi che alimentano i più gravi sospetti e le più insidiose dicerie e che inevitabilmente prestano il fianco alla fronda no Vax.

Silenzi con cui abbiamo dovuto fare i conti anche noi del QdS, che lo scorso 14 novembre abbiamo contattato telefonicamente e via mail gli uffici italiani di Pfizer chiedendo un commento sull’audizione di Janine Small e sul dibattito da essa scaturito. Non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta, ma qualora essa dovesse arrivare provvederemo subito a informare i nostri lettori.

Bruno Cacopardo: benefici dei vaccini “indubitabili”

bruno-cacopardo-Malattie Infettive
Prof. Bruno Cacopardo

Per un quadro più chiaro sulle implicazioni scientifiche di quanto emerso dalle parole di Janine Small, il Quotidiano di Sicilia ha rivolto alcune domande a Bruno Cacopardo, direttore di Malattie infettive al Garibaldi di Catania e membro del Cts siciliano.

Professore, come commenta le dichiarazioni rese in Parlamento europeo sui mancati test di trasmissibilità prima dell’introduzione del vaccino Pfizer sul mercato?
“Analizzando gli studi registrativi era una cosa nota, per quanto singolare. Questi studi, infatti, contemplavano l’effetto protettivo-clinico della vaccinazione ma non quello epidemiologico, cioè quello legato alla trasmissibilità e alla circolazione del virus nei soggetti vaccinati. Quindi, ripeto, è un elemento noto, ma che non lascia indifferenti perché noi chiediamo al vaccino una doppia protezione e perché la storia della vaccinazione si basa su vaccini che impediscono la circolazione del virus. Quelli contro il Covid non hanno impattato sull’infezione, la trasmissione e la circolazione del virus. I soggetti vaccinati, infatti, si infettano e infettano ugualmente. Questi vaccini, tuttavia, hanno impedito che i contagiati, per quanto fragili, sviluppassero una malattia grave”.

Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, si è chiesto se – visto il triste primato dell’Italia in quanto a numero di contagiati e di decessi da Covid – senza i vaccini sarebbe cambiato qualcosa. Qual è il suo parere su queste dichiarazioni?
“Credo che questa domanda avrebbe fatto meglio a non porsela. È evidente, infatti, che il vaccino ha avuto un duplice effetto. Uno è stato quello di ridurre drasticamente la mortalità di una malattia che, in quel momento storico, era estremamente letale. Quel Covid lì colpiva gravemente gli immunocompromessi o chi era in condizioni cliniche borderline come gli obesi. L’effetto clinico è stato indubitabile, un effetto che nessuna terapia avrebbe ottenuto in quel momento, perché non avevamo a disposizione armi importanti e documentate nella loro efficacia. Il secondo risultato è stato quello di aver esercitato un effetto immunologico, che si chiama pressione selettiva, sul virus. Cioè, lo ha indotto a effettuare quelle mutazioni, sotto pressione immunologica e anticorpale, che lo hanno reso meno virulento. Se attualmente circola un virus meno virulento lo si deve anche alla vaccinazione. Quindi non mi sento di accettare le parole del sottosegretario”.

Stefania Zambelli (Lega): “Trasparenza necessaria per fare tesoro degli errori commessi”

Stefania Zambelli

Per approfondire i temi legati all’emergenza Covid e alla diffusione dei vaccini sul territorio europeo, il QdS ha interpellato l’onorevole Stefania Zambelli, europarlamentare della Lega e membro della Commissione COVI.

Quali sono i suoi obiettivi in quanto componente della Commissione?
“In quanto unica deputata proveniente dalla Lombardia, una delle regioni in Europa che più ha sofferto gli effetti della pandemia Covid, voglio dare voce e rappresentare i nostri medici, infermieri e tutti gli operatori sanitari che hanno combattuto senza alcuna tregua questo virus. Inoltre, desidero dare rappresentanza a tutte quelle famiglie che hanno sofferto a causa del Covid. Penso a chi ha perso un proprio caro, ma anche a chi ha dovuto chiudere aziende e attività commerciali: l’Europa deve dare risposte concrete a queste persone. In particolare, ritengo fondamentale si faccia luce sugli aggiornamenti dei piani pandemici degli Stati, come quello italiano, e si cerchi di formulare politiche volte a prevenire, nel futuro, le conseguenze sociali ed economiche di una possibile nuova pandemia.

Ha suscitato un vivo dibattito la dichiarazione – rilasciata dal presidente della sezione Pfizer dedicata allo sviluppo dei mercati internazionali, Janine Small, in occasione della seduta dello scorso 10 ottobre – sui mancati test di efficacia nel contrasto al contagio prima dell’introduzione nel mercato. Qual è la sua posizione in merito? Questa dichiarazione potrebbe avere dei riflessi sul “giudizio storico” dei provvedimenti introdotti dai vari Governi europei come, per esempio, il Green pass?
“Quell’audizione è stata, per i deputati europei di tutti gli schieramenti, una grandissima delusione. La Small ha ripetutamente cercato di evitare di rispondere nel merito alle domande da noi poste e, anche messa alle strette, non ha risposto. In effetti le affermazioni sui test riguardanti i mancati test di efficacia nel contrasto del contagio ci hanno stupito. Ora, tuttavia, con il peggio della pandemia alle spalle, sarebbe inutile avventurarsi in critiche al Green pass che lasciano il tempo che trovano. Sicuramente a suo tempo, così come inizialmente previsto, il pass poteva avere un’utilità nel favorire la riapertura dei confini europei a fini turistici. Ed è proprio per questo che come Lega abbiamo votato contro quando in estate il Parlamento europeo ha proposto una sua estensione, in quanto strumento oramai obsoleto, non più utile agli scopi inizialmente previsti”.

Come giudica l’assenza dell’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, in occasione della medesima seduta?
“Assolutamente imbarazzante. Fino a qualche giorno prima la sua presenza sembrava confermata, fino a quando, per non si sa quale ragione, ha deciso di non presentarsi, mandando una sua inviata. Sarebbe stata l’occasione perfetta per chiarire alcuni aspetti misteriosi, tra tutti, lo scambio di Sms privati con la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, che avrebbe portato all’acquisto di 1,8 miliardi di dosi di vaccino Pfizer. La sua mancata presenza non ha fatto altro che incrementare i sospetti e gettare ulteriori ombre su una faccenda per la quale si sono mossi anche la Corte dei Conti europea e il Mediatore europeo”.

Cosa si aspetta dai lavori della Commissione? Quali risultati si augura che possano essere raggiunti?
“Mi aspetto innanzitutto che si faccia chiarezza su alcuni aspetti, come, per esempio, il caso degli Sms e il mancato aggiornamento del Piano pandemico italiano. Purtroppo, non essendo la commissione COVI una commissione d’inchiesta ma una commissione speciale, ritengo che sarà molto difficile ottenere risposte chiare, ma mi batterò per ottenere la massima trasparenza su questi temi. Inoltre, mi aspetto soprattutto che la Commissione COVI possa formulare delle raccomandazioni alla Commissione europea al fine di fare tesoro degli errori commessi e mettere in campo politiche volte a prevenire possibili future pandemie. L’Europa deve essere pronta ad agire con risolutezza e celerità nell’affrontare sfide di tale portata”.

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