Covid, esperti in allerta: "Falsi miti su Omicron, possibili nuove varianti più gravi" - QdS

Covid, esperti in allerta: “Falsi miti su Omicron, possibili nuove varianti più gravi”

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Covid, esperti in allerta: “Falsi miti su Omicron, possibili nuove varianti più gravi”

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lunedì 14 Marzo 2022

"Una coincidenza la minore severità dell'attuale mutante, in corso evoluzione continua ma noi vediamo solo la 'punta iceberg'"

Le infezioni Covid relativamente più lievi osservate con l’ascesa della variante Omicron di Sars-CoV-2 e con livelli più elevati di immunità della popolazione hanno suscitato nel mondo la speranza che la pandemia possa aver intrapreso la via dell’indebolimento. Ma per un gruppo di scienziati non è detto che sia necessariamente così. In un commento su ‘Nature’ gli autori – esperti dell’Ispra in Italia, dell’università di Oxford in Gb e dell’università di Erlangen-Norimberga in Germania – sostengono che “la gravità inferiore di Omicron sia una coincidenza” e che è probabile che la “rapida evoluzione antigenica in corso produca nuove varianti del virus che potrebbero sfuggire all’immunità ed essere più gravi”.

Sars-CoV-2 è impostato per avere una circolazione continua negli esseri umani grazie alla sua facilità di trasmissione, all’immunità in declino, all’evoluzione antigenica e a una serie di potenziali serbatoi animali. “I livelli relativamente più lievi di malattia prodotti da Omicron, rispetto alle precedenti varianti di preoccupazione, hanno riacceso una varietà di narrazioni speranzose sull’epidemiologia e l’evoluzione del virus – osservano Peter V. Markov, Aris Katzourakis e Nikolaos I. Stilianakis – Queste idee spaziano da teorie errate e premature sull’endemicità ‘innocua’ alle aspettative che un’immunità diffusa renda sicure le ondate epidemiche, fino alle speranze che il virus si evolva in versione benigna”.

La virulenza

L’idea che i virus si evolveranno per essere meno virulenti per risparmiare i loro ospiti è “uno dei miti più persistenti sull’evoluzione dei patogeni”, obiettano gli autori. In realtà la “virulenza è modellata da complesse interazioni tra fattori sia nell’ospite che nell’agente patogeno. I virus si evolvono per massimizzare la loro trasmissibilità”. “Se la gravità si manifesta tardivamente nell’infezione, solo dopo la tipica finestra di trasmissione, come in Sars-CoV-2, ma anche in virus dell’influenza, Hiv, virus dell’epatite C e molti altri, svolge un ruolo limitato nel fitness virale e potrebbe non essere selezionata” per essere eliminata. E in ogni caso “la minore gravità di Omicron non è certo un buon predittore per le varianti future. La prospettiva di future varianti di preoccupazione caratterizzate dalla combinazione potenzialmente disastrosa di capacità di reinfettare a causa della fuga immunitaria ed elevata virulenza è purtroppo molto reale”.

Un’altra convinzione comune si basa sul fatto che la vaccinazione diffusa e l’immunità indotta da infezioni siano garanzia in futuro di infezioni lievi. Questa idea, sostengono invece gli autori del commento su ‘Nature’, “ignora una caratteristica centrale della biologia di Sars-CoV-2: l’evoluzione antigenica, ovvero una modifica in corso del profilo antigenico virale in risposta alle pressioni immunitarie dell’ospite. Alti tassi di evoluzione antigenica possono provocare fuga immunitaria. A livello di popolazione”, tutto questo “può aumentare il carico accrescendo i tassi di reinfezione e di malattie gravi”.

Incognita futura

Omicron, riflettono gli scienziati, “ha dimostrato chiaramente che Sars-CoV-2 è capace di una notevole fuga antigenica in un periodo di tempo relativamente breve. La variante presenta almeno 50 mutazioni di amminoacidi” rispetto al ceppo ancestrale di Wuhan “e da un punto di vista antigenico diverge di molto dalle varianti preoccupanti precedenti. La sua diffusione esplosiva in popolazioni altamente immunizzate ha rivelato che queste mutazioni le consentono” di contagiare chi avrebbe difese. “La divergenza genetica è considerevole tra i sotto-lignaggi della famiglia Omicron e l’importanza funzionale di questa divergenza è illustrata dall’aumento proporzionale del lignaggio BA.2”, Omicron 2.

Prima di Omicron almeno tre varianti mostravano mutazioni di fuga immunitaria – Beta, Gamma e Delta – e per gli esperti “nulla oggi suggerisce che l’evoluzione antigenica rallenterà in futuro. Al contrario”, le varianti di preoccupazione “sono solo la punta dell”iceberg evolutivo’. Centinaia di lignaggi di Sars-CoV-2 divergono continuamente l’uno dall’altro nel tempo e la teoria evolutiva prevede crescenti possibilità di varianti di fuga immunitaria in futuro”. 

“Omicron variante eccezione”

E poi c’è la questione Rt, indice di trasmissibilità. “Nelle popolazioni altamente immuni, un semplice incremento dell’infettività intrinseca contribuirà relativamente poco alla trasmissibilità, perché l’ostacolo in questa situazione è la resistenza dell’ospite all’infezione”, fanno notare gli autori. “Di conseguenza, si prevede che Sars-CoV-2 ottimizzerà sempre più la sua trasmissibilità affinando la capacità di reinfettare. Ed è probabile che i crescenti livelli di immunità accelerino i tassi di evoluzione antigenica, aumentando anche potenzialmente la prospettiva di una maggiore gravità della malattia nelle reinfezioni”.

In conclusione, rispetto alle precedenti varianti, “Omicron appare come l’eccezione”. E “la variante successiva dovrà essere il più antigenicamente diversa da Omicron e dalle precedenti per superare l’immunità sviluppata contro di loro. E’ difficile”, secondo gli autori del commento su ‘Nature’, “prevedere i tempi o le proprietà antigeniche e virali delle future varianti. Una versione più patogena spazzerebbe via e sostituirebbe Omicron insieme alle caratteristiche che contribuiscono alla sua minore gravità”, come la preferenza per il tratto respiratorio superiore rispetto al tessuto polmonare e così via.

L’analisi dell”orologio molecolare’ data la scissione di Omicron da altri lignaggi a più di un anno prima della sua comparsa a livello epidemico. Ciò suggerisce la possibilità che altre varianti siano già sulla strada. Per non farsi cogliere impreparati, chiosano gli esperti, vanno esaminati i meccanismi che le generano e le circostanze alla base della loro comparsa.

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