Cresce la dipendenza da Smartphone: in media cinque ore al giorno - QdS

Cresce la dipendenza da Smartphone: in media cinque ore al giorno

Marco Carlino

Cresce la dipendenza da Smartphone: in media cinque ore al giorno

giovedì 19 Dicembre 2019

Sondaggio di Coop. Il popolo del telefonino diviso in “Smart-holic”, “Flight mode”, “Mama’s & Lovers”, “Silent mode” e “Well bilance” Messaggi di testo e vocali sul Whatsapp e Telegram dal 98%

MILANO – Italiani sempre più smartphone-dipendenti ma meno fedeli nella scelta dell’operatore telefonico. Questo è quanto emerge dal sondaggio condotto dall’ufficio studi di Coop sulla comunicazione mobile. Ogni utente, spiega la ricerca, trascorre in media cinque ore con il capo rivolto verso il proprio dispositivo. Nello specifico gli uomini trascorrono mezz’ora in media in più rispetto alle donne. Per quanto concerne le fasce d’età primeggia quella compresa tra ai 18 e i 35 anni (sei ore contro le 3,10 dei 56-65enni).

Un’attitudine destinata ad espandersi anche in futuro. La maggior parte degli italiani, infatti, è convinta che userà lo smartphone sempre di più e la comunicazione sarà sempre più sincopata e asincrona. Crescerà l’utilizzo delle chiamate vocali, senza però abbandonare l’utilizzo di messaggi di testo implementati da audio e video.

Nell’immaginario dei consumatori nostrani tra dieci anni un telefono avrà dimensioni sempre più grandi, sarà leggero e flessibile, e soprattutto sarà strumento indispensabile nelle nostre vite. A differenziarsi è solo la modalità di utilizzo. Se il 100% degli intervistati dichiara di utilizzarlo oggi per telefonare, più di nove su dieci utilizzano quotidianamente messaggi di testo (98%) o vocali (94%) su applicazione come Whatsapp o Telegram. Contestualmente calano gli sms (91%), quasi raggiunti da videochiamate e videomessaggi (rispettivamente 80% e 72%).

Dall’analisi delle modalità di utilizzo dello smartphone, emergono profili notevolmente diversi degli italiani, classificati in base al numero di persone contattate nell’arco di una giornata, al numero di contatti presenti in rubrica e al numero di messaggi call.

L’11% degli italiani sono veri e propri “Smart-holic”, tante chiamate e più di 200 interazioni di testo audio e video con altre persone. Il 23% corrisponde, invece, ai cosiddetti “Mama’s & Lovers”: essi concentrano un numero di poco più basso di chiamate (17%) e un numero uguale di altre interazioni.

All’opposto troviamo i “Flight mode” (27%), i quali hanno un rapporto distaccato con il telefono. Il 13% risponde al profilo dei “Silent mode” ovvero quegli utenti che pur utilizzando il telefono hanno una limitata comunicazione vocale, preferendo altre tipologie di interazioni. Infine troviamo i “Well bilance”, gli italiani che hanno una equilibrata “dieta” di relazioni mobile.

Più dipendente, come detto, ma anche infedele. Oggi il consumatore cambia sempre più spesso operatore e telefono, con differenze in base all’età. Per gli under 35 il cellulare ha una vita media di 2 anni e 3 mesi, mentre per i 55-65enni di 3 anni, una vera manna per tutti i produttori che ogni anno lanciano sul mercato nuovi modelli di dispositivi.

Inoltre, nonostante il 57% degli intervistati assegni una valutazione positiva al proprio service provider, un italiano su tre pensa comunque di cambiarlo. Un dato più alto per le compagnie principali e più basso invece per i piccoli operatori. A risultare più infedeli di tutti sono le donne e i giovani. Le motivazioni principali che portano al cambio sono principalmente il prezzo, ma incidono anche la voglia di sperimentare nuovi servizi e le difficoltà di copertura di rete. I servizi di customer care, invece, sono il tra i motivi delle valutazioni negative. Tra gli aspetti maggiormente critici l’insistenza con cui occorre richiamare per risolvere una stessa problematica, l’eccessiva attesa e l’impossibilità di parlare con un operatore.

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