Sul fronte dell’approvvigionamento idrico, la Sicilia è stata rimandata a settembre. Alla fine di settembre però, quando si potrà avere una minima previsione sulle precipitazioni che l’Isola potrà aspettarsi nei mesi successivi. Al momento però, l’Anbi, l’Associazione Nazionale Consorzi gestione tutela territorio ed acque irrigue, nella sua analisi degli effetti della crisi climatica sugli invasi nazionali, sostiene che per quest’anno “in Sicilia si sono registrate minori criticità per il comparto potabile, grazie al 37% d’acqua invasata in più, ma lo stato di severità idrica per il comparto agricolo è continuato ad essere molto alto”. Non è stata promossa, ma neanche severamente bocciata come lo scorso anno, quando la Regione Siciliana inviava autobotti con acqua alle aziende agricole e camion con balle di fieno per le aziende zootecniche. Si piange con un occhio quindi, perché secondo Anbi ci sono regioni in condizioni molto peggiori. Tra queste la Puglia, con il territorio agricolo della Capitanata in ginocchio.
Siccità e bombe d’acqua, sete a Palermo e torrenti ad Alcamo
“L’Italia – spiega Anbi – si trova in mezzo ad un ciclone generato dallo scontro tra il fronte instabile in discesa dall’Europa settentrionale e le correnti caldo-umide della regione mediterranea, provocando nubifragi, nonché i cosiddetti ‘V-Shape’, cioè i temporali rigeneranti, capaci di scaricare quantità enormi di pioggia in uno stesso luogo”. Agli eventi estremi che hanno già colpito Bibione, nel Veneto, e Portoferraio sull’ isola d’Elba, si aggiunge quello che la sera di giovedì ha colpito Alcamo, in provincia di Trapani. La cittadina siciliana del trapanese è stata travolta da un fiume di acqua piovana che ha invaso le strade del centro abitato in modo torrenziale a causa di un violento temporale. Quella che doveva essere una tanto attesa precipitazione nel palermitano, ha colpito Alcamo nel Trapanese, dove qualcosa nel sistema di canalizzazione imbrifera e sulla rete fognaria qualcosa deve non aver funzionato.
Crisi idrica, lo stato dei bacini siciliani
Il 37% in più rispetto allo scorso anno non è un dato rassicurante per la Sicilia. Si tratta di poco più di un terzo del nulla, o quasi. Lo scorso anno infatti la Sicilia ha visto azzerare la quota prelevabile di risorse idriche in alcuni bacini imbriferi e scomparire laghetti naturali.
Quest’anno c’è una riserva, ottenuta con interventi contro la dispersione idrica di condotte colabrodo, razionamenti di erogazione e qualche precipitazione in più. Ma i livelli restano sulla soglia d’allarme e si attendono precipitazioni per risollevare le quote di invasamento. Su agosto dello scorso anno, i dati odierni mostrano differenzi notevoli sulla quantità d’acqua disponibile per i siciliani, sia per uso potabile/domestico che per uso irriguo. Ma i livelli, stando al report settimanale dell’Autorità di bacino dell’11 agosto, non sono ancora rassicuranti. In particolare, è evidente una maggiore piovosità nella Sicilia orientale e maggiore sofferenza dei bacini occidentali. Rosamarina, Scansano, Piana degli Albanesi, Poma, sono tutti in sofferenza. Precipitazioni regolari però potrebbero riportare in quota volume massimo invasabile la scorta. Poma e Rosamarina al momento risultano avere invasato meno di un terzo della quota massima autorizzata, rispettivamente 21 su 72 milioni di metri cubi e 20 su 73 milioni.
Problemi sui consorzi di bonifica
Affossata la norma sul riordino dei consorzi di bonifica all’Ars, la riforma degli enti è rimasta sospesa con ancora commissari straordinari ad amministrare affari correnti e debiti importanti che gravano sulla gestione dei consorzi e sui lavoratori. La Regione Siciliana, con pronunciamento diretto del presidente Schifani, ha garantito che le risorse – pare dieci milioni di euro – per i lavoratori ci saranno, ma nella manovra quater che vedrà l’avvio di discussione generale l’ultimo giorno di settembre. Nel frattempo, Tonino Russo, Adolfo Scotti ed Enzo Savarino, rispettivamente segretari generali di Flai Cgil, Fai Cisl e Filbi, esprimono preoccupazione e critiche per il pignoramento che ha colpito il consorzio di bonifica di Gela.
Secondo i sindacalisti, “è la conseguenza di una malagestione, cosa peraltro diffusa, che la Regione non ha voluto affrontare con una riforma complessiva del settore, che desse efficienza i consorzi, mettendoli al riparo da eventi negativi che rischiano puntualmente di scaricare il loro peso sui lavoratori”. Le sigle sindacali co-firmano l’auspicio di una soluzione ai Consorzi di bonifica: “Ci auguriamo che questo evento faccia aprire gli occhi alla politica e che uscendo da logiche che non rispondono agli interessi dei siciliani, si vada alla riforma”.
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