È ancora crisi in Francia, dove la sfiducia alla Manovra finanziaria prima e le dimissioni del neo primo ministro François Bayrou dopo hanno aperto una nuova fase di instabilità politica e sociale. E il clima di tensione non si limita ai palazzi del Governo: è anche la popolazione francese a reagire attraverso lo strumento politico del secolo, i social, dando vita a un movimento di protesta che si preannuncia simile a quello dei Gilet Gialli protagonista di una stagione di scontri e manifestazioni nel 2018-2019.
A preoccuparsi della situazione non è soltanto l’Eliseo, ma l’intera Europa, che – tra crisi economica e le tensioni internazionali acuite dalla guerra in Ucraina e dalla strage di Gaza.
Crisi in Francia, le dimissioni di François Bayrou
La giornata di martedì 9 settembre è passata alla storia recente della Francia: poco dopo le 13.30 François Bayrou si è dimesso dopo appena pochi mesi da ministro. La decisione è arrivata dopo la sfiducia dell’Assemblea nazionale – recentemente rinnovata dopo le elezioni anticipate seguite al trionfo delle ultradestre alle Europee – al Governo Bayrou, con 364 parlamentari a sfavore del primo ministro. Numeri perfino più pesanti rispetto a quelli registrati dal predecessore Michel Barnier.
“Blocchiamo tutto”, monta la protesta e la tensione aumenta
Le dimissioni di Bayrou aprono una nuova crisi politica, a immagine e somiglianza della precedente, con le opposizioni che invocano le elezioni anticipate e il presidente Macron alle prese con le richieste di dimissioni da un lato e un Paese che pretende risposte dall’altro. Nel frattempo, la protesta contro la crisi in atto parte anche dal basso: sui social si fa strada il movimento popolare di protesta “Blocchiamo tutto”, che minaccia di paralizzare l’intero Paese con manifestazioni con circa 100mila partecipanti attesi e una lunga linea di scioperi che minacciano di bloccare la Francia dalle scuole ai trasporti.
Crisi politica in Francia, cade il Governo Bayrou: i temi “caldi”
La crisi francese ruota attorno a una serie di problemi con un tema principale al centro: l’economia. L’Assemblea nazionale ha rifiutato il piano di risparmi da 44 miliardi proposto da Bayrou per ridurre il debito pubblico francese, che proponeva anche dei contestati tagli a misure di welfare per salvare il Paese dalla temuta recessione. Rimangono poi sullo sfondo altri argomenti di dibattito, strettamente correlati alla spesa pubblica, come le prese di posizione della Francia di Macron sulla guerra in Ucraina e su quella tra Israele e Hamas. E si aggiunge, infine, la turbolenta reazione dell’Ue ai dazi imposti dagli USA di Trump, non di certo un toccasana in un momento storico complesso come quello attuale.
Anche l’Europa è in allerta: gli scenari
Sulla nuova crisi politica della Francia è intervenuto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che – a nome di un’intera Europa in difficoltà – commenta: “Sono preoccupato quando c’è instabilità in un Paese importante dell’Unione europea. La Francia è una delle più importanti economie, è un Paese fondatore, è un Paese dove noi esportiamo tantissimo, quindi un’eventuale situazione di instabilità forte anche dal punto di vista economico certamente non agevola la nostra economia, al di là di quelle che possono essere le posizioni dei protagonisti della politica francese. A me non compete intervenire nella politica francese, però devo dire che l’instabilità crea problemi a tutta l’Europa, compresa l’Italia”.
Cosa accadrà ora in Francia? Difficile dirlo. Il presidente Macron sembra escludere le elezioni anticipate e parla della nomina di un nuovo primo ministro già “nei prossimi giorni”. Le sue dimissioni sembrano alquanto improbabili. Il ministro dell’Interno francese, Bruno Retailleau, sostiene che il Paese “ha bisogno molto rapidamente di un primo ministro” anche “a rischio di disordini“. Alcuni nomi papabili cominciano a farsi strada, ma l’obiettivo sarà quello di riuscire a trovare un primo ministro in grado di reggere il ruolo e il Paese almeno fino alle prossime presidenziali del 2027. Missione molto difficile.
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