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Crisi Russia-Ucraina, così rallenterà la ripresa economica dell’Italia

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Crisi Russia-Ucraina, così rallenterà la ripresa economica dell’Italia

Stefano Modena  |
mercoledì 23 Febbraio 2022

Il professore Marco Valigi, docente di Relazioni internazionali dell'Università cattolica del sacro cuore di Milano ci aiuta a comprendere gli scenari legati alla crisi tra Russia e Ucraina

Il 21 febbraio la Russia ha riconosciuto l’indipendenza delle provincie Ucraine autoproclamatesi indipendenti con un referendum celebratosi nel 2014, la Repubblica Popolare di Doneck e la Repubblica Popolare di Lugansk. Della crisi Russia-Ucraina ne abbiamo parlato con il professore Marco Valigi, docente di Relazioni internazionali – Università cattolica del sacro cuore di Milano.

Marco Valigi

Professor Valigi, a cosa si devono le tensioni in Ucraina?

“In primo luogo al collasso dell’URSS, in seguito al quale, relativamente al quadrante geografico sul quale ci stiamo concentrando, le repubbliche baltiche, la Bielorussia e l’Ucraina sono uscite dal controllo diretto da parte di Mosca.

Dopo un ventennio nel quale la politica internazionale è stata dominata dagli USA, il cosiddetto momento unipolare, gli equilibri hanno iniziato a mutare. In questo quadro, la Russia sta cercando di riguadagnare parte del terreno che aveva perso alla fine della Guerra fredda. Con Washington concentrata nel contenere l’ascesa della Cina e l’Unione Europea tuttora priva di un esercito comune, qualunque mossa di Putin tende ad assumere i tratti di un’offensiva e, potenzialmente, a tradursi in un successo”.

Perché la Russia ha riconosciuto l’indipendenza della Repubblica Popolare di Doneck e la Repubblica Popolare di Lugansk?

“La Russia ha ripetuto lo schema già utilizzato in Ossezia e Abkhazia, due territori strappati alla Georgia, riconoscendo le repubbliche autoproclamate e poi intervenendo in loro aiuto. Il Donbass ha una popolazione russofona e russofila a cui il presidente Putin ha concesso centinaia di migliaia di passaporti russi e quindi può dire di dover difendere i propri cittadini. Soprattutto in questo modo ha formalizzato la situazione reale creatasi già nel 2014. Inoltre non ha invaso un altro Paese, ma risposto ad una richiesta di soccorso di due Paesi indipendenti. Insieme alla pratica occupazione militare della Bielorussia la Russia si è rafforzata in Europa e con il recente intervento in Kazakistan ha così raggiunto l’obiettivo di rivitalizzare la sfera di influenza nel cosiddetto spazio post sovietico”.

Quindi c’è una guerra o no?

“Se per guerra si intende uno scontro fra Stati sovrani per mezzo di truppe regolari preceduto da una formale dichiarazione attraverso la quale si dichiarano aperte le ostilità, la risposta è no. Di contro, sono in corso una pluralità di scontri, quello per il controllo dell’informazione, quello nel cosiddetto spazio cibernetico e infine la guerra irregolare in Donbass”.

Cosa ci si può aspettare che accada adesso?

“La Russia, dalla sua, ha il vantaggio del tempo. Dunque ci si potrebbe attendere che ora, dopo questa spinta in avanti, dia vita a uno stallo: un ennesimo conflitto congelato che costituirà una situazione imperfetta ma, comunque, migliore che avere le truppe NATO a ridosso dei propri confini”.

Cosa faranno gli Stati Uniti, l’Unione Europea e la NATO?

“Poiché l’Ucraina non fa parte della NATO, non entreranno in gioco gli automatismi tipici che, di fronte a un attacco a un membro dell’Alleanza, impegnano gli altri partner a intervenire in sua difesa.  Gli Stati Uniti potrebbero continuare a supportare l’Ucraina attraverso forniture militari al fine di contenere un’eventuale invasione e ad imporre sanzioni progressivamente più rigide.  L’Unione Europea approverà delle sanzioni cercando – auspichiamo – di minimizzare il danno per le economie dei Paesi membri”.

Che ripercussioni si avranno per l’Italia?

“L’Italia si trova in una posizione delicata. Storicamente, il Paese ha profondi legami commerciali con Mosca. L’export verso la Russia è significativo, soprattutto nei settori della moda e del lusso. Poi c’è la questione energetica. Roma sconta una maggiore dipendenza dall’esterno (non solo dalla Russia) rispetto ad altri Paesi dell’UE. L’aumento del costo dell’energia, quindi, con buona probabilità farà crescere l’inflazione e rallentare la ripresa economica. Insomma, dita incrociate e confidiamo nel ruolo della diplomazia, benché in questi anni non sembra che l’Occidente abbia fatto grandi passi in avanti nel comprendere la psicologia di Putin e neutralizzarne le mosse, anche attraverso degli efficaci compromessi pragmatici”.

Stefano Modena

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