Un edificio realizzato con questo materiale naturale ha un impatto inferiore a un terzo rispetto a uno in cemento. In Italia ce ne sono 3.223 in gran parte residenziali. Ma nella nostra Isola manca la filiera. Ad Acireale, nel Catanese, si pensa a una scuola tutta di legno
PALERMO – I boschi sono una ricchezza molteplice per l’ambiente e per l’economia. Potenzialmente sono legname da lavoro, ad esempio per i semilavorati tipo i pannelli oppure come prodotti finiti anche per costruire delle vere e proprie abitazioni residenziali, mentre i residui sono utili per produrre energia, e poi si può riciclare permettendo un ciclo continuo e sostenibile.
Quello che si prende dal bosco, il cosiddetto prelievo legnoso, è basato su quanto ricresce il verde, eppure il rapporto tra prelievo e ricrescita, in Italia così come in Sicilia, è tra i più bassi in Europa, e lo denunciano anche diverse associazioni ambientaliste. Nell’ottica dell’economia circolare tutto questo è uno spreco senza precedenti. Ma è anche il segno di una mancanza di visione delle classi politiche e imprenditoriali, che a parole abbracciano i “ragazzi di Greta”, quelli che il venerdì invadono strade e piazze contro il riscaldamento globale, ma che di fatto non sono in grado di elaborare strategie e visioni per imprimere un cambiamento radicale.
L’esempio ancora una volta c’è già e basta copiare le tendenze che iniziano a farsi strada in tutto il mondo. Negli Stati Uniti e in Canada palazzoni interamente in legno, realizzati con tecniche antisismiche e resistenti al fuoco, stanno scalando le vette delle Metropoli. Si tratta di edifici anche di 18 piani, come il nuovo dormitorio dell’Università della Columbia britannica, che ha immagazzinato 1.753 tonnnellate di anidride carbonica. Secondo uno studio dello stesso ateneo, reso noto da un reportage del New york times, costruire un edificio in legno di cinque piani ha un impatto sul riscaldamento globale inferiore a un terzo rispetto a quello di una costruzione delle stesse dimensioni realizzato in acciaio e cemento.
UNA FILIERA CHE NON C’È
In Sicilia, stando ai dati Istat, ci sono 414 imprese forestali – azienda che esercita prevalentemente attività di gestione forestale, fornendo anche servizi in ambito forestale e ambientale, quindi anche il taglio – e di queste il 90% ha un solo addetto. Per avere un’idea del settore, è sufficiente pensare che nella piccolissima Umbria, anche se con una superficie boschiva di poco superiore all’Isola, sono 686, in Lombardia sono più di 3 mila, in Piemonte addirittura oltre le 4 mila unità. Dati questi numeri, si capisce che il prelievo dai boschi resta in generale molto basso in Italia, a maggior ragione in Sicilia. Il bosco continua a crescere e il prelievo legnoso, che include quello da lavoro e quello energetico, tra il 2013 e il 2015, è passato da 42 mila a 36 mila metri cubi, decisamente meno di quelle altre regioni a parità o con porzioni inferiori di superficie forestale (circa 340 mila ettari quella isolana, dati Infc): ad esempio Umbria (390 mila ettari, 182 mila ettari di prelievo) e Puglia (179 mila ettari, 63 mila metri cubi di prelievo). Per non parlare poi di quelle che hanno superficie maggiore, la Toscana, solo nel 2014, ha superato le 600 mila tonnellate.
ENERGIA RINNOVABILE
La grande occasione persa dell’utilizzo degli scarti agricoli e forestali, ma anche dei rifiuti urbani, è certificata dai numeri che ogni anno diffonde il Gestore dei servizi energetici nell’annuale rapporto sulle fonti rinnovabili. Nel 2017, secondo quanto riportato nel rapporto, nell’Isola ci sono appena 43 impianti da bioenergie per una potenza installata di 75,1 MW con una produzione di 160 GWh. Il confronto è impietoso: la Lombardia ha una produzione di 4.300 GWh, un dato che vale 26 volte in più dell’Isola. Ci batte anche la Puglia che ne mette assieme circa 1800. Ma perché la biomassa è considerata rinnovabile? Le biomasse, che includono legna da ardere, pellet, cioè segatura compressa e cippato, cioè scagliette di legno, si possono considerare energia rinnovabile perché la CO2 che produce il legno negli impianti di valorizzazione è compensata da quella che era stata assorbita dall’albero.
COSTRUZIONI IN LEGNO
Segnali confortanti arrivano, a livello nazionale, dal settore delle costruzioni in legno. Lo ha confermato Federlegno, nell’ultimo report in materia, registrando che la “quota delle nuove abitazioni in legno (esclusi ampliamenti) rappresenti nel biennio 2016-2017 siano circa il 7% del totale costruito (mentre nel 2014 tale percentuale era del 6%)”. Si tratta di un deciso balzo in avanti, si legge in un comunicato dell’associazione, in un “contesto quindi di stallo dell’edilizia”, che viene favorito anche dalla presenza di “strumenti, come lo schema privato di certificazione Sale (Sistema affidabilità legno edilizia)”. In Italia ci sono 3.223 edifici di legno, di cui il 90% è destinato al residenziale. Il valore del settore è di 698 milioni di euro.
RICICLO ANNO ZERO
Il Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi di legno ha fornito gli ultimi numeri sul riciclo. Si punta al traguardo delle 2 milioni di tonnellate, con un incremento dei volumi pari al 7,74% sull’anno precedente e una “percentuale del 63% nel riciclo degli imballaggi di legno (gli imballaggi nuovi immessi sul mercato nel 2018 hanno superato i 3 milioni di tonnellate), un vero primato considerando che l’obiettivo fissato dall’Unione europea per il riciclo degli imballaggi di legno è del 30% al 2030”.
Si riciclano soprattutto pallet, imballaggi industriali, imballaggi ortofrutticoli e per alimenti, mentre ci sono 642.470 tonnellate che arrivano dalla raccolta urbana realizzata attraverso le convenzioni attive con oltre 4.500 Comuni italiani. A trainare la tendenza è tuttavia sempre l’area nord del Paese: la Lombardia vale un quarto del totale del mercato (più di 500 mila tonnellate), l’Emilia-Romagna più di 240 mila tonnellate e il Piemonte circa 200 mila tonnellate. La Sicilia si deve accontentare di una percentuale minima: soltanto 47.538 tonnellate di legno, pari al 7% del totale nazionale.
LA SICILIA BRUCIA MALE
In compenso la Sicilia continua a bruciare il suo legno. Ma nella maniera sbagliata. L’emergenza incendi, dopo qualche anno in cui era stata contenuta, seppur restando comunque al di sopra della media nazionale, è tornata a farsi sentire la scorsa estate: lo dicono i numeri rilasciati dal Centro operativo aereo unificato (Coau) del Dipartimento della Protezione civile nel corso della campagna estiva anti-incendio boschivo 2019, iniziata il 15 giugno scorso e conclusa il 30 settembre, che ha certificato 805 richieste di soccorso aereo, con il 40% che ha riguardato l’Isola. In totale, tra il 10 giugno e il 25 agosto, stando a quanto reso noto dai vigili del fuoco i roghi in Sicilia sono stati oltre 14.500. Fuoco che uccide gli alberi essenziali per combattere l’anidride carbonica: basti pensare che solo in tre giorni sono andati distrutti 356 ettari dell’Isola, di cui 198 di vegetazione boschiva.
Acireale nel futuro
Una scuola tutta di legno
ACIREALE – Il post sisma, dopo i terribili fatti del terremoto di Santa Stefano, nell’acese sarà di legno. Lo confermano le caratteristiche della nuova scuola di Pennisi, frazione di Acireale, che lo scorso ottobre sono state presentate dal governatore Musumeci. La struttura, costata circa 219 mila euro, sarà completamente ecocompatibile e avrà una superficie di 220 metri quadrati. L’edificio è completamente in legno e avrà ovviamente caratteristiche antisismiche e dotata anche di accorgimenti tecnici avanzati in termini di isolamento e resistenza alle avversità.
Distruzione dei boschi? No, gli alberi vengono ripiantati
Dalla produzione forestale fino all’energia dagli scarti
LA RISORSA LEGNO
La filiera foresta-legno nazionale è assai complessa e coinvolge molteplici fattori industriali e normativi oltre che biologici, selvicolturali ed agronomici, ecologici e tecnologici. In linea di massima, secondo il piano di settore della Filiera del Legno del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali ci sono alcune fasi fondamentali: la produzione forestale, che comprende la fase di raccolta, viene effettuata da imprese, singole e associate di utilizzazione; la prima trasformazione comprende la produzione dei cosiddetti semilavorati, quindi coinvolge le imprese del comparto dei pannelli a base di legno e dell’imballaggio; la seconda trasformazione riguarda la produzione di arredo, carta, falegnameria industriale e altri prodotti in legno; e quindi la filiera energetica che permette l’utilizzo degli scarti agricoli forestali per la produzione energetica e che si collega a tutte le fasi della produzione.
IL RIMBOSCHIMENTO
Il bosco non viene tagliato e basta, vista anche la sua straordinaria importanza in termini di prevenzione del dissesto, perché viene rinnovato. Eppure la crescita registrata (+5% dal 2005 al 2015, 10,9 milioni di ettari, 36,4% della superficie nazionale) non trova numeri all’altezza nel cosiddetto prelievo legnoso, che orientativamente, in Italia, vale un dato incluso tra il 18 e il 37% di quanto il bosco ricresce, a differenza di una media dell’Europa meridionale che oscilla tra il 62 e il 67%.
I dati sono stati forniti da “L’Italia che rinnova”, una campagna per far conoscere l’energia dal legno, promossa fra gli altri dall’associazione delle aziende del settore, l’Aiel, e da ong ambientaliste come Legambiente e Kyoto Club.