Dc8 e strage di Montagna Longa, nuovi scenari, ci fu un sabotaggio

Dc8 e strage di Montagna Longa, nuovi scenari, ci fu un sabotaggio
Strage Montagna Longa, nuovi scenari

Lo sostiene il professor Marretta dell’Università di Palermo che pubblica uno studio scientifico che utilizza tecnologie non disponibili nel 1972 per chiarire le cause della tragedia.

Quanto contenuto nel suo libro, in fin dei conti non è una novità, come qualche testata giornalistica l’ha definita, non è un colpo di scena anzi si tratta di un lavoro che ha alcuni anni e che, se non ricordo male, lei presentò come “perizia scientifica” all’allora Procuratore di Palermo Lo Voi. Cosa è successo, professore da quel momento a oggi?

«Al tempo ci fu un’azione, diciamo così, a tenaglia perché l’associazione dei “familiari delle vittime di Montagna Longa”, attraverso il suo rappresentante legale, presentò questo lavoro scientifico alla procura di Catania mentre io, per mia iniziativa lo presentai alla Procura della Repubblica di Palermo quindi, in effetti, possiamo dire che lo conoscono tutti. La procura di Palermo, ancora una volta, si ritenne incompetente per territorio e inviò il fascicolo a quella di Catania che, dal canto suo, in due fasi distinte, prima la Procura e poi la Procura Generale, lo rigettarono.

Quello che è stato riportato da alcuni giornali mi ha lasciato quasi sbalordito perché è stato fatto un pot-pourri tra ciò che io ho scritto, quello che non ho detto e, come se ciò non bastasse, anche di quello che in precedenza era stato ampiamente divulgato su teorie che io non ho mai citato perché non mi risultano e che, men che meno, ho mai considerato come base scientifica, quali esercitazioni della Nato, fori di proiettile e altre ancora. Sono rimasto basito per il fatto che la contestualizzazione del mio libro scientifico sia stata messa in relazione con materiale pregresso che, tra parentesi, non mi è mai appartenuto».

Il suo libro, anzi l’analisi scientifica contenuta nel libro è figlia dell’utilizzo di moderne tecniche di analisi che, al tempo, non era disponibili. Qual è differenza c’è tra le potenzialità, ossia i mezzi e gli strumenti, che avete a disposizione voi oggi e quella che, invece, c’era negli anni ’70?

«Fondamentalmente, quando ci si occupa di un’investigazione aeronautica, l’ICAO, la convenzione internazionale dell’aviazione civile, fornisce indicazione su protocolli e controlli che devono essere pedissequamente seguiti da parte di chi si occupa d’investigazione aereonautica. Ho specificato molte volte, durante il mio lavoro d’investigatore aeronautico, che il codice di Procedura Penale italiano si scontra con quello che asserisce e fornisce l’ICAO, ossia che bisogna occuparsi e spiegare concetti e metodologie per scoprire le cause degli incidenti ma mai in termini di responsabilità diretta “ad personam” perché lo scopo primario deve essere quello di evitare che un incidente si ripeta con, o per, le stesse modalità.

Dc8 e strage di Montagna Longa, nuovi scenari, ci fu un sabotaggio

Dal canto suo, invece, il Codice Penale italiano richiede risultanze diverse perché, quando ti viene assegnato l’incarico di super perito, non solo sarà necessario scoprire le eventuali cause ma anche le responsabilità personali qualora dovessero essercene. Di fatto, gli strumenti d’investigazione, come le indicazioni dell’ICAO, sono state seguite oggi come allora ma tra il 1972 e oggi, cinquant’anni dopo, le risorse computazionali, che prevedevano praticamente le analisi chimico-fisiche, l’utilizzo degli spettrografi di massa, l’utilizzo di software che oggi vengono impiegati in Formula 1, ossia quelle di simulazione fluidodinamica e di termo-fluidodinamica che si possono utilizzare erano al tempo impensabili. Nello specifico, ho avuto la possibilità di utilizzare un software specialistico, appunto in uso alle società di Formula 1, e soprattutto le nuove capacità di calcolo che la tecnologia ci mette a disposizione potendo così effettuare una simulazione fluidodinamica, ossia ricostruire il “modello” del veicolo in scala reale e metterlo nelle condizioni di volo reali, come quelle del 1972, e simulare anche dal punto di vista fluidodinamico la parte sia interna sia esterna del velivolo. Oggi è possibile simulare una detonazione o l’evoluzione di un incendio al fine di studiarne e analizzarne il comportamento». ERRORE DEI PILOTI? TESI SMENTITA DA MARRETTA (CONTINUA LA LETTURA)

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