Oggi la sua analisi scientifica di quanto è successo nel cielo di Palermo quel 5 maggio 1972 è stampata in libro che, però, è stato pubblicato da un editore britannico specializzato ma non ha trovato un editore italiano disponibile. La tesi con cui si sono chiuse tutte le indagini relative all’incidente di Montagna Longa è quello che sia stato un errore dei piloti mentre i suoi risultati non confermano questa tesi, anzi la smentiscono.
«Qualsiasi altra affermazione priva di qualunque fondamento scientifico da adito ai complottismi. La storia è sempre la stessa: hai saputo che a Fiumicino quel giorno c’era una particolare attenzione nel controllo dei bagagli, oppure cominci a immaginare che le ombre presenti su una fotografia dell’aeromobile siano fori di proiettile e poi t’inventi che la VI° Flotta dell’aviazione americana stava facendo un esercitazione nel Mar Tirreno, ma non sai in che punto nave e in che punto rotta, e poi immagini che taluni personaggi importanti che erano su quel il velivolo, come giudici, giornalisti impegnati nel settore della criminalità organizzata, un regista che doveva collaborare con Rosi per il suo film “Il caso Mattei” possano essere una causa. A questo, poi, aggiungi alcune bestialità, come quella che si sapeva che Roberto Bartoli, il pilota, era uno cui piaceva attaccarsi alla bottiglia, che aveva diversi gradi di astigmatismo e quindi si aggiunge l’incapacità di chi pilotava l’aereo per trasformare tutto questo, senza alcun criterio, in una tesi che, però, non ha alcun apparentamento con l’analisi scientifica perché o lavoriamo sulle “carte” oppure facciamo i “complottisti” correndo poi il rischio che, domani possa arrivare qualcuno che dirà che quel giorno, a Fiumicino, aveva notato circolare un terrorista di cui aveva visto, dieci giorni prima, una fotografia sul giornale. I fatti possono essere garantiti dalle equazioni che governano le leggi universali della fisica, dalle leggi che governano la dinamica e su quelle io mi sono attenuto nell’analisi e quindi nel libro».
E le risultanze portano a identificare una piccola bomba che, detonando, ha causato la perdita di stabilità del velivolo e la conseguente caduta al suolo? Nessuna connessione, ad esempio, con il ritardo che il volo accumulò? Avrebbe dovuto esplodere non in volo ma nell’hangar?
«Il volo, al decollo, aveva già 25 minuti di ritardo.
Inoltre dimentichiamo un particolare fondamentale, ossia che la scatola nera, l’FDR ossia il “Flight Data Recorder”, quando è stata consegnata all’allora capitano Russo era tranciata e aveva terminato di registrare dopo sette ore dall’inizio della registrazione che era avvenuta dopo la manutenzione che il velivolo aveva ricevuto la sera del 30 aprile. Quindi l’FDR installato ha cominciato a funzionare la mattina del giorno 1 maggio, quando si sono chiusi i portelloni per il primo volo. Tra i 1° maggio e il 5 maggio, sappiamo che l’FDR non è stato segnalato come “in avaria” anche perché, se ci fosse stata, sarebbe stata segnalata sul diario di bordo, cosa che non è avvenuta. Questo significa che, nonostante il nastro tranciato, l’FDR era segnalato come funzionante. La logica ci porta a pensare che questa segnalazione di guasto sia stata, artificiosamente e dolosamente, bypassata.
Ma questo dato va guardato unitamente alla simulazione fluidodinamica per capire, in un lasso di tempo calcolato al secondo, quanto combustibile possa essere fuoriuscito a causa di una detonazione, noi non comprenderemo quanto è successo dal punto di vista diciamo prossimo all’avvicinamento a Punta Raisi perché la logica smantella l’ipotesi che la bomba fosse ad orologeria e che, a causa del ritardo di 25 minuti, avrebbe dovuto esplodere nell’hangar quando i passeggeri erano già scesi dal velivolo. Questo si scontra con l’evidente manomissione del circuito di controllo dell’FDR. In quel periodo, con i sensori che si trovavano a bordo, venivano fornite delle misure basiche e tra queste l’accelerazione. Questo è un dato estremamente importante perché proprio questo dato avrebbe potuto evidenziare una detonazione segnalata con un picco, in questo caso dovuto a una fortissima accelerazione, proprio qualche istante prima dello schianto su Montagna Longa. L’FDR era fondamentale che non funzionasse e che la segnalazione del suo funzionamento fosse sempre positiva. Quindi, ovviamente, stiamo parlando di verità scientifiche che fanno presupporre che ci sia potuto essere stato un vero e proprio sabotaggio qualche giorno prima».
Quando si è interrotta, quindi, la registrazione dell’FDR?
«Se l’FDR ha iniziato a funzionare alle 6 del mattino del 1° maggio e ha funzionato per sette ore di volo, è necessario chiedersi quali fossero i piani di volo di quel velivolo non solo il 5 maggio ma dalle 13 del 1° maggio in poi. Questo però è un ambito investigativo che non rientra nelle mia competenze. La scienza conferma che dalle 13, circa, del 1° maggio l’aereo era “pronto”». POSSIBILE RIAPERTURA DELLE INDAGINI (CONTINUA LA LETTURA)

