Decontribuzione Sud, addio alla misura per il Meridione

Addio agli incentivi per le assunzioni per il Meridione: scontro sulla misura “decontribuzione Sud”

marikacontarino

Addio agli incentivi per le assunzioni per il Meridione: scontro sulla misura “decontribuzione Sud”

Redazione  |
sabato 04 Maggio 2024

La decisione di dare un taglio alla misura è stata contestata dai maggiori rappresentanti dell'opposizione. Gli interventi.

“Con la decisione di eliminare la decontribuzione Sud il governo di destra guidato da Giorgia Meloni decide di distruggere una delle più importanti misure di coesione e di impoverire il Sud e la nostra Sicilia. Il Presidente della Regione Renato Schifani ha l’obbligo di intervenire per bloccare questo fregio alle imprese siciliane”. A dichiararlo è il deputato del Pd Nello Dipasquale, componente della commissione attività produttive dell’Ars.

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Lo sgravio sul costo del lavoro che vale 3,3 miliardi all’anno si applica dal 2021 a 3 milioni di lavoratori dipendenti, con un beneficio per migliaia di imprese meridionali.

Decontribuzione Sud: la richiesta di intervento di Schifani

“Gli esponenti del governo regionale a partire dal governatore Schifani hanno il dovere di intervenire contro questo atto scellerato” afferma Dipasquale. E aggiunge: “Misure come la decontribuzione Sud hanno permesso alle imprese meridionali di partecipare allo sviluppo della nazione e accorciando le distanze tra i mercati delle diverse macroaree del paese. Inspiegabilmente adesso si decide di fare un passo indietro con una misura che probabilmente renderà il costo del lavoro più oneroso causando, conseguentemente, dei licenziamenti. Tutto questo è inaccettabile per questo chiediamo un intervento della maggioranza di destra siciliana. Vedremo se il governo regionale sa difendere gli interessi dei siciliani o è questuante alla corte del potere di Roma”.

Le parole di Pina Picerno

“Il Governo continua a penalizzare il Mezzogiorno, a suon di tagli ed erosione di risorse fondamentali. L’ultima trovata di Giorgia Meloni è interrompere la decontribuzione a favore delle aziende meridionali, che vedranno così sottrarsi 1,6 miliardi a partire da luglio e 3,3 miliardi il prossimo anno. Parliamo di oltre 3 milioni di lavoratori. La decontribuzione – avviata nel 2021 grazie al Partito Democratico e all’allora Ministro Giuseppe Provenzano – sarebbe dovuta durare fino al 2029″. Così Pina Picierno del Pd.

“Invece il Governo ha confermato la propria vocazione a trazione settentrionale, ribadendo la concezione del Mezzogiorno esclusivamente come voce di bilancio da cui drenare risparmi. Una visione che si sta consolidando pesantemente con la riforma dell’autonomia differenziata imposta dalla Lega. Nel frattempo per lavoratori e imprese del Sud è in arrivo un’autentica mazzata”.

Il commento di Antonio Decaro

“Solo due giorni fa, in occasione del 1 maggio, abbiamo sentito tutti nel centrodestra festeggiare i dati sull’occupazione e dopo sole quarantotto ore lo stesso centrodestra taglia le gambe a chi il lavoro lo crea e lo sostiene ogni giorno. È gravissima la decisione del governo di tagliare circa 3 miliardi sulla decontribuzione del lavoro nelle aziende del Sud fino al 2029″. Lo dichiara il sindaco di bari e candidato alle elezioni europee nella circoscrizione Sud Antonio Decaro.

“Questo significa non solo bloccare lo sviluppo e la produttività, ma soprattutto mettere a rischio donne e uomini che grazie alla decontribuzione sono stati assunti o hanno mantenuto il posto di lavoro. Sapevamo già che da questo governo non potevamo aspettarci aiuti veri per il Mezzogiorno e per le imprese che ogni giorno cercano di creare valore e sviluppo nel nostro territorio, ma non possiamo restare zitti di fronte a questo ennesimo tradimento. Sono curioso di sentire cosa avranno da dire i politici del centrodestra che in questi giorni saliranno sui palchi delle campagne elettorali, per raccontare di un’Italia che poi il loro governo abbandona nei fatti”. Conclude Decaro.

Decontribuzione sud: la risposta di Fitto alle opposizioni

“La ricostruzione offerta dalle opposizioni sulla misura Decontribuzione Sud è falsa e pretestuosa. Al riguardo, è necessario pertanto fare chiarezza”. Così il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, a seguito delle dichiarazioni dei rappresentanti delle opposizioni diffuse dalla stampa in queste ore.

“Chi sostiene che il Governo non vuol confermare la decontribuzione è o in evidente malafede o, peggio, non conosce in alcun modo le ragioni e le procedure in base alle quali è stata concessa fino a giugno 2024 che non competono un singolo Stato Membro ma una decisione straordinaria della Commissione europea”, afferma.

Nuove modalità

“Il Governo avvierà un negoziato con la Commissione Europea per verificare nuove modalità possibili di applicazione della misura ‘decontribuzione sud’ in coerenza con la disciplina europea ed al di fuori delle misure straordinarie del temporary framework”, assicura il ministro. La decontribuzione sud, ricorda Fitto, “è uno sgravio contributivo per le aziende del Sud che nasce per contenere gli effetti del Covid sull’occupazione e per tutelare i livelli occupazionali in aree con gravi situazioni di disagio socioeconomico. La misura è cofinanziata da risorse nazionali e da risorse europee”.

I rinnovi della misura decontribuzione Sud

“L’esonero è stato introdotto con la legge di bilancio per il 2021 con un’estensione ipotetica fino al 2029 e necessita, al fine del suo concreto riconoscimento, di periodiche autorizzazioni della Commissione europea, configurando un aiuto di Stato. A partire dalla sua istituzione e fino a oggi, il riconoscimento dell’esonero ha potuto beneficiare di una disciplina autorizzatoria semplificata. Per quanto riguarda le iniziative assunte da questo Governo, si è provveduto a chiedere un primo rinnovo della misura, accolto dalla commissione europea il 6 dicembre 2022, per la durata di 12 mesi e con un incremento di risorse di 5,7 milioni di euro e dei massimali per impresa fino a 2 milioni di euro”.

“Successivamente, l’esigenza di garantire la piena operatività della misura anche oltre il 31 dicembre 2023 ha portato questo Governo a notificare alla Commissione europea, nelle date del 5 e 7 dicembre 2023, un’ulteriore richiesta di rinnovo, con la quale si è provveduto anche a chiedere un innalzamento dei massimali nella misura di 335 mila euro per le imprese attive nei settori della pesca e dell’acquacoltura, e di 2,25 milioni di euro per tutte le altre imprese ammissibili al regime di aiuti esistente”, dichiara ancora il ministro.

“Con decisione del 15 dicembre 2023, la Commissione europea, in accoglimento della richiesta di questo Governo, ha prorogato l’applicabilità della misura della decontribuzione in oggetto fino al 30 giugno 2024, ovvero con la massima estensione temporale compatibile con la scadenza del Quadro temporaneo Ucraina”, prosegue Fitto.

Tutelare gli interessi del Sud

“C’è bisogno di chiarezza: questo Governo è costantemente al lavoro per tutelare gli interessi del Sud e per garantirne lo sviluppo. Il decreto-legge Coesione, approvato dal Consiglio dei ministri il 30 aprile scorso, va esattamente in questa direzione, prevedendo sgravi contributivi per le nuove assunzioni nel Mezzogiorno d’Italia e misure di sostegno all’avvio di nuove attività economiche in quei territori”.

Il Governo, afferma il ministro, “ha inoltre assunto tutte le iniziative necessarie per ottenere l’applicazione della misura della Decontribuzione Sud anche oltre l’orizzonte temporale attualmente autorizzato dalla Commissione europea. Alcune domande però sono necessarie avendo letto tra le tante dichiarazioni quelle di ex presidenti del consiglio ed ex ministri degli anni passati. Perché le precedenti richieste quando governavano sono sempre state date per sei mesi o al massimo per 1 anno? Perché non hanno mai ottenuto l’autorizzazione fino al 2029 che oggi richiedono? Anzi, per la precisione, in un caso (Governo Conte) la seconda richiesta fu fatta anche in ritardo e poi sanata”.

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