Denise Pipitone, testimone, "Ho visto tutto, Denise piangeva forte" - QdS

Denise Pipitone, testimone, “Ho visto tutto, Denise piangeva forte”

Ivana Zimbone

Denise Pipitone, testimone, “Ho visto tutto, Denise piangeva forte”

venerdì 14 Maggio 2021

Cominciano a "parlare" gli ex militari delle forze dell'ordine, saltano fuori anche i biglietti minatori. E arriva la nuova "traduzione" delle dichiarazioni dell'unico possibile testimone oculare.

Denise Pipitone viene nuovamente cercata a distanza di quasi 17 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 1° settembre del 2004 a Mazara del Vallo, quando aveva soltanto 4 anni. La riapertura delle indagini da parte della Procura di Mazara – a seguito delle nuove segnalazioni e degli errori emersi nelle primissime indagini – ha fatto sì che nuovi elementi potessero emergere. Oltre all’ultima lettera anonima recapitata al legale di mamma Piera Maggio, adesso un ex militare delle forze dell’ordine ha deciso di “parlare”. E le dichiarazioni dell’unico possibile testimone oculare potrebbero finalmente godere della giusta considerazione.

L’EX MARESCIALLO LOMBARDO E IL BIGLIETTO MINATORIO RICEVUTO: “PENSATE A CAMPARE”

L’ex maresciallo dei carabinieri della sezione della polizia giudiziaria – uomo di fiducia della pm Angioni – Francesco Lombardo ha raccontato durante la trasmissione Chi l’ha visto? di aver ricevuto delle minacce subito dopo la scomparsa della bambina, già nell’ottobre del 2004: “Sul parabrezza della macchina del mio collaboratore, l’appuntato Maiale, il 10 ottobre è stato trovato un biglietto minatorio con su scritto ‘Tonino non vi siete stancati di girare per Mazara del Vallo tu e i tuoi colleghi? Avete fatto tanto, avete famiglia, tirate a campare. Questo è un fatto molto grave che serve per colpire la famiglia, non riguarda né pedofili, né traffico d’organi. Pensate a campare‘”, ha detto.

Minacce che hanno reso necessaria anche una protezione speciale per le famiglie degli inquirenti: “Vista la complessità dell’indagine e non sapendo i personaggi di che levature criminale fossero, i comandi superiori hanno disposto un servizio di vigilanza con macchine-civetta sulle famiglie – ha aggiunto -. Mia moglie se n’è accorta (…), finché una volta li ha affrontati e si sono dovuti qualificare”.

IL TESTIMONE BATTISTA DELLA CHIAVE

Come già anticipato, il 5 marzo del 2013 – nove anni dopo la scomparsa di Denise – Battista Della Chiave raccontò di essere stato testimone oculare del rapimento. Nonostante fosse sordomuto, è riuscito a comunicare con esattezza, con il linguaggio dei segni, quanto abbia visto. Ma l’interprete fornito dalla Procura non riuscì a interpretare correttamente le sue dichiarazioni. I tecnici della polizia, però, registrarono tutto in un video. E proprio queste riprese potrebbero oggi fornire utili elementi alle indagini, visto che Della Chiave non è più in vita.

L’uomo nel 2004 lavorava nel magazzino di via Rieti dal quale partì quella chiamata sospetta – pochi minuti dopo la scomparsa di Denise – verso l’utenza della madre di Anna Corona, Antonietta Lo Cicero.
Secondo la versione di Della Chiave – stando all’ultima interpretazione a cui ha collaborato la Rai – un uomo e una donna sarebbero arrivati al magazzino quel giorno in compagnia di Denise Pipitone (che ha riconosciuto in foto). E lui avrebbe assistito non solo alla telefonata, ma a tutte le operazioni per farla sparire.

“Io ho visto tutto”, avrebbe detto. Dopo il rapimento, la piccola Denise avrebbe pianto molto perché aveva fame. Poi le sarebbe stato dato del cibo dell’acqua e si sarebbe messa a dormire mezz’ora abbracciata, forse a lui stesso. Successivamente avrebbe ricominciato a piangere forte e sarebbe stata caricata su un motorino, guidato da un 25enne con capelli scuri e ricci e barbetta. Superato il cavalcavia, si sarebbe diretto verso il mare. Lì la bimba sarebbe stata nascosta dentro una barca con i remi, sotto una coperta. Lo scooter, invece, sarebbe stato gettato in acqua.

Della Chiave avrebbe assistito a queste scene impotente: “Io gli avrei voluto sparare, ma mi avrebbero portato in galera”, avrebbe aggiunto.

LA “STRANA” PERQUISIZIONE DELLA VICINA DI CASA DI ANNA CORONA

L’ex maresciallo Bertoncello ha raccontato ai microfoni di Chi l’ha visto?, a distanza di tre ore dal rapimento, di essersi recato da Piera Maggio, la quale subito ha messo in chiaro i suoi sospetti. Successivamente andò da Pietro Pulizzi, il quale presagì subito il peggio, affanciandosi immediatamente all’esterno dell’abitazione dove c’era un pozzo. Ricordiamo che al papà naturale di Denise venne perquisita casa immediatamente e in maniera approfondita.

Ma nessuno perquisì mai la casa di Anna Corona. Quel giorno i militari si recarono al suo domicilio, senza trovarla. Arrivò subito dopo, ma erano già presenti le figlie Alice e Jessica Pulizzi, secondo quanto confermato pure da Alice in sede processuale. Gli agenti, non si sa per quale ragione, non entrarono mai nella sua abitazione, ma in quella della signora Pisciotta.

“La signora Anna Corona ci guidò nei vari ambienti di casa. Mi ricordo che c’era un’amica della signora, una vicina di casa – ha dichiarato in sede processuale il maresciallo Di Girolamo -. Io non ero andato lì per fare una perquisizione, né per obbligare la signora (…). Io le ho spiegato il motivo della nostra presenza e ho chiesto se aveva la volontà di farci vedere con la sua presenza gli ambienti di casa, cosa che fece senza resistenza. Mi ricordo che girai un po’ casa…”. “Ma lei girava per cercare la bambina…”, ha detto, intervenendo, il magistrato, visibilmente irritato.
Insomma, secondo il maresciallo – e secondo l’annotazione di servizio scritta soltanto nel giorno seguente – la signora Corona avrebbe dichiarato che si trattasse della sua abitazione e i militari l’avrebbero “perlustrata”.

Adesso la vicina di casa è intervenuta per raccontare un’altra verità, in perfetta coerenza con il racconto di Anna Corona e di Alice Pulizzi durante il processo. “Quando sono entrati erano in 4 o 5, non ricordo. Si sono accomodati nell’androne che era aperto. Si sono rivolti alla signora Anna e hanno chiesto: ‘Signora possiamo parlare con lei?’. E poi si sono girati con me e mi hanno detto: ‘Signora possiamo accomodarci?’. Perché io stavo al pian terreno e la signora stava al secondo piano, e si sono accomodati a casa mia. E loro lo sapevano che era casa mia (…). Non ci fu nessuna perquisizione, l’incontro durò un quarto d’ora. Non capisco perché si dice una cosa che non è vera”, ha detto. Aggiungendo anche che aveva in casa la fotografia di parenti defunti che avevano fatto parte delle forze dell’ordine e che è stato argomento di discussione.

Tali contraddizioni potrebbero far sorgere ulteriori dubbi a proposito dello “strano” atteggiamento di alcuni membri delle forze dell’ordine durante le prime indagini. Sospetti confermati anche dal pm Maria Angioni.

UNA LETTERA ANONIMA PER MAMMA PIERA

Mercoledì pomeriggio allo studio di Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio, è arrivata una lettera anonima che ha “introdotto nuovi elementi” in fase di riscontro. Alcuni di questi, però, sono già stati riscontrati e ancora non resi pubblici.

L’avvocato rivolge all’autore anonimo della missiva un appello: “Si faccia sentire, è importante che si faccia sentire in qualche maniera. È importante davvero. Noi lo ringraziamo per il suo senso civico e chiediamo un ulteriore sforzo, un ulteriore passo”:

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