Discarica Valanghe di inverno, il Cga accoglie il ricorso di Oikos - QdS

Discarica Valanghe di inverno, il Cga accoglie il ricorso di Oikos

Discarica Valanghe di inverno, il Cga accoglie il ricorso di Oikos

Simone Olivelli  |
martedì 24 Giugno 2025

Si riapre la partita sulla legittimità delle autorizzazioni ambientali: i giudici hanno accolto i rilievi sulla “particella 131” e sulla distanza minima dai centri abitati. Ora si attende una nuova udienza, mentre la discarica prosegue le attività

MOTTA SANT’ANASTASIA – L’abbaglio dei sensi, di cui un anno e mezzo fa i legali di Oikos parlavano, ci sarebbe stato davvero. La partita sulla legittimità delle autorizzazioni ambientali in mano alla società della famiglia Proto, che a Motta Sant’Anastasia gestisce la discarica di Valanghe d’Inverno e vorrebbe far ripartire gli impianti di contrada Tiritì, si è riaperta in zona Cesarini.

Sarà necessaria una nuova valutazione

Il Consiglio di giustizia amministrativa ha infatti accolto il ricorso per la revocazione della sentenza con cui, nel 2023, lo stesso Cga aveva dichiarato nulle le autorizzazioni ottenute da Oikos a partire dalla fine degli anni Duemila. Nella sentenza erano stati messi in evidenza diversi profili critici che avevano accompagnato il rilascio delle Aia (autorizzazione integrata ambientale). La valutazione di tali rilievi però sarebbe stata influenzata da evidenti errori che hanno portato al colpo di scena, a cui dovrà seguire adesso una nuova valutazione nel merito dell’intera vicenda.

L’istanza di revocazione

Al Cga – va ricordato – si era arrivati dopo che in precedenza era stato il Tar ad annullare le autorizzazioni, accogliendo i ricorsi dei Comuni di Motta Sant’Anastasia e Misterbianco, e di Legambiente. Tra i motivi all’origine della richiesta di revocazione, il Cga ha accolto i due su cui maggiormente si è dibattuto in questi anni per contestare la presenza delle discariche di Oikos: l’uso della particella 131 e la distanza minima dai centri abitati. Nel primo caso, nel mirino era finita una porzione di terreno di circa un ettaro che, nonostante per anni sia stata usata per abbancare i rifiuti, sarebbe stata inclusa nell’area di discarica senza che Oikos ne avesse titolo. L’accusa era che la particella 131 non fosse mai stata inserita tra quelle per cui la Regione aveva dato il nulla osta. La vicenda ha tutti i contorni del giallo, tra documenti contestati e rapporti equivoci tra funzionari pubblici e imprenditori, poi confluiti nell’inchiesta per corruzione che ha coinvolto sia dipendenti della Regione che i vertici di Oikos e che si è conclusa in Cassazione con la prescrizione dei reati, dopo due condanne in primo e secondo grado. Per Oikos, invece, quella particella ha sempre fatto parte del progetto e a sostegno di ciò la società aveva portato all’attenzione dei giudici l’esistenza di un allegato – la Tavola 3 – dove la 131 era citata. I giudici amministrativi di secondo grado, però, non avevano accolto la spiegazione in quanto il documento presentava il timbro originale e la firma del responsabile del procedimento, ma non la data di presentazione né quella di deposito e accettazione. In altre parole, non si poteva essere certi del momento in cui il documento era stato prodotto.

Dall’esame dell’istanza di revocazione, è però emerso che la Tavola 3 non è l’unico documento, tra quelli presentati in origine per ottenere le autorizzazioni ambientali, a non avere la data. “Tutte le tavole allegate al progetto e all’Aia erano prive della data di ricezione da parte degli uffici regionali. Sicché, nel rimarcare la sopra detta inusualità a carico della sola Tavola 3, ovvero presupponendo la sua – inesistente – singolarità rispetto ad altri atti dello stesso procedimento, la sentenza è incorsa in una errata percezione del contenuto meramente materiale degli atti del giudizio, o meglio in un falso presupposto fattuale, che ha assunto un peso decisivo nella decisione, essendone conseguita, a cascata, l’esclusione della forza probatoria del documento rispetto ad altro atto ritenuto decisivo (“2B Estratto particellare”, dove la particella 131 non compariva, ndr)”.

Il tema della distanza degli impianti dai centri abitati

Oikos ha segnato un altro punto a proprio favore sul tema della distanza degli impianti dai centri abitati. La legge regionale prevede che le discariche non possano trovarsi a meno di tre chilometri dalle case. Tuttavia Oikos ritiene che tale disposizione sia a rischio di incostituzionalità e per questo a suo tempo aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale. Tali richieste non sarebbero però state tenute debitamente in considerazione dal Cga in occasione della sentenza che ha annullato le autorizzazioni ambientali. “La sentenza, oltre a non aver esaminato la questione di costituzionalità, non l’ha mai menzionata, né ha mostrato d’averla comunque implicitamente considerata”, si legge nell’ultimo pronunciamento del Consiglio di giustizia amministrativa.

A questo riguardo i giudici hanno specificato che “l’eccezione di costituzionità ha oggetto contenuti giuridicamente ben chiari ed è corredata – in disparte, naturalmente, ogni questione circa la sua condivisibilità, che non pertiene all’odierna sede rescindente, ma andrà scrutinata funditus in quella rescissoria – dal richiamo alla sentenza della Corte costituzionale n. 272 del 2020 che ha dichiarato costituzionalmente illegittimo l’art. 2 della l.r. Marche 29/2019, che vieta l’ubicazione degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti di cui all’art. 1 della stessa legge a una distanza inferiore a cinque chilometri dai centri abitati, nonché dai luoghi ove siano esercitate funzioni sensibili”.

Bisognerà attendere la fissazione di una nuova udienza

Cosa accadrà adesso? Bisognerà attendere la fissazione di una nuova udienza in cui le parti in causa – Oikos da un lato, i Comuni con il sostegno di Legambiente dall’altro – dovranno tornare a fare valere le proprie ragioni. Nel frattempo, la società dei Proto prosegue ad abbancare i rifiuti sulla scorta dell’autorizzazione che, a ottobre 2023, lo stesso Cga aveva concesso all’impresa in attesa di capire l’esito dell’istanza di revocazione e a condizione che venisse versata una cauzione da un milione di euro. Cifra quest’ultima facilmente ammortizzata dalle entrate legate al business dei rifiuti.

In ballo, inoltre, ci sono altri due progetti

Il Quotidiano di Sicilia nelle scorse settimane ha parlato della proposta di riattivazione degli impianti di Tiritì, implementandone l’uso con le operazioni utili a gestire i rifiuti indifferenziati da smaltire successivamente nei termovalorizzatori.

A questo si aggiunge il progetto per Valanghe d’Inverno: alla Regione è ripartito l’iter di valutazione di una proposta che era stata depositata nel 2022 e che riguarda “una riconfigurazione con ampliamento dei volumi della stessa discarica” a cui verrebbe associata la “riqualificazione ambientale mediante la tecnica del landfill mining della vecchia discarica comunale per rifiuti urbani, presente in adiacenza al confine est dell’area attualmente in coltivazione”.

Il risultato finale dovrebbe essere quello di concedere a Oikos la possibilità di recuperare spazi nuovi dove depositare i rifiuti. A dimostrazione di come nella storia, che un anno e mezzo fa sembrava essere arrivata ai titoli di coda, ci sono ancora tante pagine da scrivere.

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