Discriminata a lavoro perché mamma, la manager Martina Carzaniga si reinventa - QdS

Discriminata a lavoro perché mamma, la manager Martina Carzaniga si reinventa

Ivana Zimbone

Discriminata a lavoro perché mamma, la manager Martina Carzaniga si reinventa

giovedì 30 Dicembre 2021

Orari inflessibili, demansionamento e "obbligo" di part-time. Questo il trattamento riservato dopo la maternità alla project manager di un'azienda di telecomunicazioni. Ecco la sua reazione

Martina Carzaniga è una manager e una mamma che, dopo la maternità, ha dovuto fare i conti con le difficoltà di conciliare il suo ruolo di madre con quello di professionista e soprattutto con l’avversione dell’azienda per cui lavorava nei confronti della sua nuove esigenze. Poi ha capito che niente e nessuno avrebbe potuto sottrarle le sue competenze, né frenare la sua voglia di realizzarsi professionalmente e di crescere. Da qui la nascita della sua azienda, Eco Boom Italia.

Martina Carzaniga, il rientro in azienda dopo la maternità

“Lavoravo come project manager in un’azienda di telecomunicazioni. Dopo la prima maternità, sono tornata in ufficio e mi sono accorta di non avere più il mio ruolo. Non sono stata più presa in considerazione come professionista, ma solo come mamma – racconta al QdS -. Hanno cambiato la mia mansione in addetta al semplice inserimento dati e io ho cominciato ad avere problemi di autostima.

Dopo la seconda maternità, il tutto è peggiorato ulteriormente. Sono stata esclusa, senza nemmeno la possibilità di fare corsi di aggiornamento. Ho cominciato a star male anche dal punto di vista psicologico, perché ero stata messa da parte e ho creduto di essere diventata incapace di ricoprire il mio ruolo. Quando arrivava la domenica sera, vivevo già l’ansia di tornare il giorno successivo in un ambiente di lavoro ostile”.

Covid, la battaglia per il diritto allo smart working e “l’obbligo” al part-time

Con la pandemia e la chiusura delle scuole, i problemi di gestione della vita lavorativa sono peggiorati. Nonostante i Dpcm prevedessero lo smart working per tutte le attività che potevano essere svolte da remoto e per tutti i genitori che avessero i figli in Dad, l’azienda per cui lavorava Martina Carzaniga pretendeva la sua presenza. In barba a tutte le sue esigenze familiari e alle disposizioni del Governo.

“Mi sono dovuta rivolgere a degli avvocati per vedere garantito il diritto allo smart working – continua -. Poi mi è addirittura stato imposto il part-time, che ho rifiutato. Sostanzialmente da project manager sono stata declassata ad assistente dei project manager. Mi sono sentita sottovalutata, anche quanto ero in condizione di fare trasferte e seguire i progetti, ero obbligata a lasciare il mio lavoro a degli uomini che potevano essere sempre disponibili”.

Le esigenze e le competenze delle madri sul posto di lavoro

Martina Carzaniga, oggi, dopo un lungo lavoro su se stessa si rende conto di come la disponibilità in determinate fasce orarie non comporti necessariamente un incremento del lavoro e dei risultati rispetto a chi, invece, ha la necessità di svolgerlo in orari flessibili. Anzi ritiene che le madri riescano spesso a portare risultati maggiori grazie a soft skills, indispensabili alle aziende, che uomini e donne non ancora madri non possono avere, come le capacità di problem solving, di multitasking, di organizzazione e di gestione degli imprevisti.

Da queste consapevolezze il suo nuovo progetto, ben riuscito, che l’ha portata a sentirsi finalmente realizzata: “Con un lavoro introspettivo ho compreso cosa volessi fare della mia vita, come poter mettere in risalto le mie competenze e crescere professionalmente – spiega -. Ho deciso di lasciare l’azienda e di aprire una mia attività. Ho aperto così la mia azienda di pannolini ecosostenibili, dopo aver trovato un brand asiatico nuovo, all’avanguardia in tema di sostenibilità, che nel 2017 aveva lanciato la sua linea di pannolini ecosostenibili. Sono diventata importatrice esclusiva per l’Italia e ho imparato un sacco di nuove cose. Oggi ho un lavoro che mi consente di far bene ai bambini e all’ambiente, di portare avanti la mia passione per la scrittura, sul mio blog e sul mio libro che uscirà in primavera, senza togliere nulla alla mia famiglia. Ho dato un taglio alla mia vita precedente, decidendo di farmi valere come donna”.

Come uscire dalla zona di comfort e rischiare di essere felici

La libera professione, però, comporta anche dei rischi. Il cosiddetto “posto fisso” rappresenta talvolta la certezza di poter contare sulle risorse economiche necessarie al sostentamento della propria famiglia. Ed è allo stesso tempo un freno per molti che vorrebbero mettersi in proprio e che poi indietreggiano per paura. “Il posto fisso è una sicurezza in più, ma a che prezzo? A volte al prezzo della propria felicità – conclude la CEO di Eco Boom Italia -. Consiglio di fare un business plan, di cercare con attenzione la propria fetta di mercato e di rischiare di essere felici. Nessun salto nel vuoto, ma solo ricerca accurata di ciò che effettivamente si può fare”.

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