Dolore cronico, soffrono un miliardo e mezzo di persone nel mondo

Dolore cronico, soffrono un miliardo e mezzo di persone nel mondo

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Dolore cronico, soffrono un miliardo e mezzo di persone nel mondo

Redazione  |
sabato 27 Aprile 2024

Nel pianeta oltre un miliardo e mezzo di persone soffre di dolore cronico connesso a diverse situazioni e patologie.

Nel pianeta oltre un miliardo e mezzo di persone soffre di dolore cronico connesso a diverse situazioni e patologie. Nello specifico circa 4 milioni sono uomini e quasi 6 milioni e mezzo donne. È presente nell’8% della popolazione di 18-44 anni. Il dato aumenta al 21,3% tra i 45-54enni e al 35% nella fascia dei “giovani anziani” (65-74enni). La statistica raggiunge il 50% negli ultra-85enni. Le conseguenze sono gravi sulla qualità di vita e pure sfera socio-economica. Questa tipologia di dolore è riconosciuta sempre di più quale malattia bio-psico-sociale. Fra le principali forme figurano mal di testa, dolore addominale o pelvico, mal di schiena e dolore oncologico.

Come gestire il dolore cronico: gli oppioidi

Al fine di controllare il dolore cronico si usano farmaci oppioidi però nel tempo si sviluppa una vera e propria “tolleranza“. La conseguenza, quindi, è una progressiva riduzione dell’efficacia. Il rischio quindi è l’aumento della dose. Dunque proprio per tentare di risolvere possibili problematiche è stata analizzata una sostanza lipidica, la Pea ultramicronizzata – prodotta dall’organismo e presente in alimenti di origine animale e vegetale -, che potrebbe contrastare lo sviluppo della tolleranza agli oppioidi. A studiarla il gruppo di ricerca di Carla Gheraldini del Dipartimento di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino dell’Università di Firenze e coordinatrice del gruppo di studio sul dolore della Società italiana di farmacologia (Sif).

Lo studio contro la tolleranza agli oppioidi

“Con il mio gruppo di ricerca mi dedico ormai da anni a studiare le strategie per contrastare lo sviluppo di tolleranza agli oppioidi. Siamo stati tra i primi gruppi italiani a utilizzare nelle nostre ricerche una particolare forma di Pea, cosiddetta ultramicronizzata – dice Gheraldini -. L’abbiamo scelta perché maggiormente biodisponibile. Abbiamo scoperto che l’aggiunta di Pea in forma ultramicronizzata ritarda lo sviluppo di tolleranza a vari oppioidi, come la morfina, l’ossicodone e il tramadolo. Non solo, ma potenzia l’effetto antalgico degli oppioidi in condizioni di dolore neuropatico e contrasta, anche quando usata come unico intervento, il dolore cronico associato a neuropatia da chemioterapico”.

Articolo di revisione sul dolore cronico

“La mole di dati sull’effetto di Pea ultramicronizzata nel dolore cronico stava crescendo in tale misura che, qualche mese fa – spiega l’esperta -, col mio gruppo di ricerca abbiamo deciso di dedicarci ad un articolo di revisione che ci ha dato l’opportunità di rivedere in modo organico la ricerca sulla Pea ultramicronizzata nel dolore cronico. Si è dimostrata capace di raggiungere le ‘centrali del dolore’, midollo spinale e cervello, e dispone di solidi dati di sicurezza e tollerabilità, tanto da aver completato con successo uno studio di Fase 1 approvato dall’agenzia americana del farmaco”.

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