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Strage del 7 ottobre, due anni dopo: la guerra tra Israele e Hamas, il disastro di Gaza e la speranza della pace

Strage del 7 ottobre, due anni dopo: la guerra tra Israele e Hamas, il disastro di Gaza e la speranza della pace

Oltre 67mila morti, bombe continue e Gaza tra fame e terrore: due anni dopo il 7 ottobre 2023 la guerra continua, ma anche i negoziati per arrivare al cessate il fuoco.

Sono trascorsi esattamente due anni da quando la strage di Hamas al Nova festival ha stravolto la geopolitica mondiale, dando inizio alla guerra tra Israele e Hamas: dall’attacco del 7 ottobre 2023 sono oltre 67mila i morti, più i feriti, gli ostaggi e coloro – bambini inclusi – che vivono tra terrore e fame nella Striscia di Gaza.

Questo secondo anniversario si apre con una luce fioca che appare in fondo al tunnel, rappresentata dai colloqui indiretti partiti il 6 ottobre in Egitto e mediati da Egitto, Qatar e USA. Non mancano scetticismo e timori soprattutto per i punti più delicati proposti nel piano di pace ideato dal presidente statunitense Donald Trump – come il rilascio degli ostaggi, la fine delle operazioni militari a Gaza e il futuro della Palestina -, ma la diplomazia crede fortemente che si possa arrivare – da quell’Egitto che nella lunga storia del conflitto Israele-Palestina è apparso più volte come protagonista – a un accordo storico.

Gaza, due anni fa l’inizio della guerra tra Israele e Hamas

Per Israele il 7 ottobre è un nuovo giorno della memoria dedicato alle vittime della strage del Nova Festival e dell’Operazione Diluvio al-Aqṣā del gruppo palestinese Hamas che portarono all’uccisione di 1200 persone tra civili e militari israeliani e al rapimento di circa 250 persone, nonché all’inizio di una guerra degenerata in una vera e propria strage umanitaria.

“Dopo due anni dall’Alluvione di al-Aqsa, la battaglia continua, sono evidenti le sue ripercussioni politiche e militari in tutta la regione”, scrive Hamas a due anni dagli attacchi del 7 ottobre che hanno dato inizio alla guerra con Israele.

Continuano i colloqui

Anche la delegazione di Hamas è presente a Sharm el-Sheikh per i colloqui volti a trovare un accordo di pace con Israele per un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Egitto e Qatar, assieme agli Stati Uniti, sono i mediatori. L’obiettivo rimane quello di mettere in atto almeno la prima parte del piano di Trump per ripristinare la pace: la fine degli attacchi israeliani a Gaza, il rilascio degli ostaggi (in cambio, probabilmente, della liberazione di prigionieri palestinesi) da Hamas e la fine delle bombe.

Il primo round di colloqui indiretti tra Israele e Hamas si è concluso in una “atmosfera positiva”, secondo i media arabi e le fonti palestinesi vicine ad Hamas (contattate dall’agenzia Afp). L’ONU osserva da vicino lo svolgersi dei negoziati e il segretario António Guterres chiede “la fine delle ostilità a Gaza” e “il rilascio degli ostaggi, senza condizione e immediatamente” per garantire la “fine alle sofferenze di tutti” e la conclusione di una “catastrofe umanitaria” con pochi precedenti nella storia.

La scia di sangue continua

Anche se a due anni dall’inizio della guerra Israele – Hamas la strada per la pace appare almeno parzialmente aperta, la scia di orrore e morte a Gaza c’è ancora ed è ben visibile. Nella mattinata sarebbe stato lanciato un razzo dalla Striscia in direzione di Netiv HaAsara, nel sud di Israele, dove – proprio nel giorno della commemorazione del 7 ottobre – sono tornate a suonare le sirene dell’allarme antiaereo. E a Gaza non mancano le esplosioni, che “macchiano” i negoziati per la pace e li rendono più complessi.

Nel frattempo, l’allerta sia per le manifestazioni pro Gaza sia per le commemorazioni programmate dalla comunità ebraica per ricordare le vittime del 7 ottobre rimane altissima anche in Europa e in Italia. Un segno di come la guerra a Gaza abbia stravolto l’ordine mondiale e coinvolta l’intera comunità globale. In un nuovo appello per la pace lo ricorda anche papa Leone XIV, che in un post su X scrive: “In questo mese di ottobre, contemplando con Maria i misteri di Cristo Salvatore, intensifichiamo la nostra preghiera per la pace: una preghiera che si fa solidarietà concreta con le popolazioni martoriate dalla guerra. Grazie ai tantissimi bambini che in tutto il mondo si sono impegnati a pregare il #SantoRosario per questa intenzione”.

A scegliere la strada della pace sono anche le Nazioni Unite. Nelle parole di Guterres: “Dobbiamo scegliere la speranza. Ora”.

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