Eniscuola, il “Gioco dell’oca” come percorso didattico per parlare di diversità e inclusione - QdS

Eniscuola, il “Gioco dell’oca” come percorso didattico per parlare di diversità e inclusione

Eniscuola, il “Gioco dell’oca” come percorso didattico per parlare di diversità e inclusione

sabato 29 Giugno 2024

Un progetto educativo rivolto, tra gli altri, anche agli studenti dell’Istituto comprensivo San Francesco di Gela. La dirigente scolastica Marilena La China: “Fondamentale per i bambini acquisire il bagaglio culturale necessario per costruire un futuro migliore”

Anche se l’obiettivo finale del “gioco dell’oca” è quello del raggiungimento della casella centrale, non va sottovalutato che si tratta di un gioco cosiddetto “di percorso” e, come accade per il viaggio, spesso è più importante quanto accade durante il suo svolgimento che non nella fase finale, quella che incorona il vincitore. È proprio basandosi su questo presupposto che Eniscuola, all’interno dei suoi percorsi didattici negli istituti, ha deciso di proporre un percorso di educazione volto agli studenti della scuola primaria al fine di sensibilizzare le giovani generazioni sui temi della diversità e dell’inclusione.

acconta Marilena La China, dirigente scolastico dell’IC San Francesco di Gela

“Il gioco è una modalità di apprendimento molto efficace – racconta Marilena La China, dirigente scolastico dell’IC San Francesco di Gela – e, per i bambini, capire quali siano non tanto le regole, ma il bagaglio culturale necessario per costruire un futuro migliore, è fondamentale”. Il progetto di Eniscuola si inserisce all’interno del perimetro disegnato dal Ministero dell’istruzione nell’ambito della Cittadinanza Attiva è evidenziata l’esigenza di rendere gli studenti cittadini attivi e partecipi, consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri. “Si è trattato – prosegue La China – da un lato di un ritorno verso la lentezza perché fare un percorso insieme, lanciare il dado dopo averlo costruito e, passo dopo passo, scoprire cosa ci fosse nella casella, o meglio dietro, e scoprire i vari temi riguardanti la diversità e l’inclusione ha permesso di coinvolgere tutti i ragazzi e ritornare all’utilizzo della manualità”.

Davide Gorla, formatore del progetto

“Questo gioco – racconta Davide Gorla, formatore del progetto – l’ho ideato la scorsa estate. Siamo contenti del risultato perché l’obiettivo era quello di coinvolgere attivamente i bambini delle classi partecipanti su temi fondamentali per la crescita dei futuri cittadini”. “Il gioco – racconta Andrea Bellati, uno dei formatori del progetto – è uno strumento di apprendimento e approfondimento fondamentale. Questo meccanismo, quello del gioco, ci ha permesso di affrontare tematiche che, se affrontate in maniera tradizionale, possono diventare ostiche per i bambini”.

Andrea Bellati, uno dei formatori del progetto

“L’utilizzo del ‘gioco dell’oca’ – ha proseguito Gorla – ha permesso di raggiungere quella sana competitività che, mixata con la sana improvvisazione derivante dal percorso fisico sul casellario, ha permesso ai bambini il massimo del coinvolgimento e ha scatenato sia lo spirito di squadra sia l’entusiasmo, il divertimento e, soprattutto, l’empatia, trovandosi a interpretare i panni di un altro”. Gli obiettivi del progetto sono stati quelli di promuovere tra gli studenti una riflessione sul valore della diversità per contribuire ad affermare la cultura dell’inclusione. “Una bellissima iniziativa e, soprattutto una meravigliosa esperienza – racconta Alessia Agati, formatrice del progetto, che sin dall’inizio mi ha predisposto positivamente, essendo io l’unica siciliana all’interno del gruppo dei formatori”.

Alessia Agati, formatrice del progetto

A ogni singola scuola è stato assegnato l’approfondimento di un tema di diversità e inclusione con l’obiettivo di contribuire alla realizzazione grafica di una parte di un gioco dell’oca dedicato all’inclusione. I disegni dei bambini sono stati utilizzati per creare le tessere che compongono il tabellone dell’oca consegnato ad inizio progetto ad ogni classe. Ulteriori disegni realizzati dagli alunni sono stati selezionati per la creazione delle caselle destinate al “Gioco dell’Oca sull’inclusione” a chiusura del percorso didattico”.

Il tema scelto per Gela – prosegue Agati – era quello relativo agli stereotipi e pregiudizi sulla multiculturalità. I bambini sono riusciti, sin da subito, ad aprirsi nei confronti del tema e della modalità realizzativa del progetto”. Il progetto ha previsto l’approfondimento di cinque tematiche – interculturalità, disabilità sensoriale, disabilità motoria, parità di genere e lotta al bullismo – attraverso la modalità dell’edutainment, ossia dell’intrattenimento educativo.

Angela Averna, insegnante dell’IC San Francesco di Gela

“Si è trattata – racconta Angela Averna, insegnante dell’IC San Francesco di Gela che ha seguito direttamente il progetto – di un’occasione che Eniscuola ci ha offerto e che abbiamo ritenuta interessante sia per la modalità educativa sia per i contenuti proposti. Il percorso si è sviluppato tra l’8 novembre e il 29 maggio. In una prima fase del progetto i bambini sono stati coinvolti attraverso un loro coinvolgimento diretto per alimentare il loro spirito critico”.

“Gli insegnanti – racconta La China – sono stati coinvolti in un’attività formativa iniziale e sono stati coinvolti in sessioni di affiancamento, attività che hanno accolto con entusiasmo e sono riusciti, in poco tempo, a mettersi in gioco”. “Gli esperti che sono venuti nella nostra scuola – racconta Averna – grazie alla loro esperienza, hanno messo in campo le migliori modalità del coinvolgimento dei bambini. Il racconto e i disegni realizzati hanno portato alla stesura di una sorta di copione, trama su cui si è sviluppato il progetto giorno dopo giorno. Fondamentale è stato anche il coinvolgimento dei genitori”. “I disegni – racconta Bellati – sono stati la base che abbiamo utilizzato per costruire il gioco. La scelta del ‘gioco dell’oca’ è dovuta sia alla certezza che tutti sapessero giocare sia perché prevedeva una certa fisicità sia da parte di chi saltava da una pedina all’altra sia da parte di chi dava vita alle improvvisazioni”.

“Da regista e ideatore del gioco – racconta Gorla – posso ritenermi soddisfatto del risultato e ritengo che sia un modello replicabile anche per tematiche diverse”. “Durante lo sviluppo del progetto – racconta Agati – è stato realizzato uno spettacolo nel periodo natalizio intitolato ‘Una festa multicolore’ che ha permesso di fare il primo punto sullo sviluppo del progetto”

“Il modello di coinvolgimento del corpo docente – racconta La China – ha loro permesso di acquisire un know-how che rimane come eredità formativa proprio perché la riscoperta del gioco, l’abbiamo provato sul campo, può ben integrarsi con l’attività didattica tradizionale”.

“Noi formatori ci siamo resi conto – racconta Agati – che il progetto abbia rappresentato, per gli insegnanti, la possibilità di capitalizzare un’esperienza e l’abbiamo evinto proprio con il confronto con loro. Il poter affrontare tematiche impegnative con i bambini attraverso questa modalità ha rappresentato un’occasione di crescita non solo per i bambini ma anche per gli insegnanti, i genitori e, in fondo, anche per noi”. “La formazione iniziale che ci è stata fatta – racconta Averna – ci ha permesso non solo di poter affrontare al meglio lo sviluppo progettuale ma di trasferire queste nuove competenze sia ai colleghi sia ai nostri bambini”. San Donato Milanese, Ravenna, Roma, Brindisi e Gela sono i territori in cui si è sviluppato il progetto che ha coinvolto le classi IV e V di scuole primarie di primo grado di 5 Istituti Comprensivi raggiungendo 250 studenti e famiglie.

“La costruzione del tabellone del gioco – racconta Averna – è stato per i bambini, inoltre, la presa di coscienza che non si trattasse di un progetto locale ma di un’attività che si è svolta lungo tutto il territorio nazionale e si sono sentiti parte di un gruppo, pur non conoscendo personalmente i bambini delle altre scuole”.

Il progetto ha coinvolto scuole di tutta Italia – racconta Bellati – Posso dire che abbiamo trovato tutte le scuole molto preparate e ho trovato i bambini partecipanti con una preparazione equivalente, indipendentemente dal loro contesto di appartenenza. Il fatto che i disegni siano stati raccolti e mescolati ha permesso, nel caso in cui l’avessero, qualsiasi caratterizzazione territoriale”.

“Le diversità incontrate – racconta Gorla – sono state quelle relative alla struttura scolastica, alla sua tipicità, ma non le abbiamo riscontrate nei bambini. Ritengo che il livello che abbiamo toccato con mano e la predisposizione ad accettare questo progetto non ha avuto nessuna connotazione territoriale”. Questo progetto ha inoltre permesso di divulgare l’impegno di Eni sul tema D&I attraverso la rete di Eniscuola, rafforzare l’immagine di Eniscuola come soggetto che favorisce una didattica innovativa e partecipativa, ampliare la rete Eniscuola nei territori d’interesse aziendale e rispondere alle esigenze delle sedi Eni di realizzare progetti scolastici per il territorio d’interesse.

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