600mila clandestini, no a 3 mln di disoccupati - QdS

600mila clandestini, no a 3 mln di disoccupati

Carlo Alberto Tregua

600mila clandestini, no a 3 mln di disoccupati

mercoledì 22 Aprile 2020

A qualche ministro strabico è venuta l’idea di proporre la regolarizzazione totale o parziale dei circa 600 mila clandestini che vi sono in Italia, che proprio perché tali, non sono stati contati effettivamente. Si tratta di una stima approssimativa, ma forse sono di più.
A tale super intelligente è sfuggito (o si è scordato) che in Italia vi sono oltre tre milioni di disoccupati, tutti iscritti all’anagrafe e tutti “normalizzati”.
Non si capisce perché bisogna regolarizzare i clandestini, anziché rispedirli al loro Paese, ovvero metterli in stand-by in un elenco successivo a quello degli italiani, che invece dovrebbero essere pronti ad un’attività lavorativa.
Per creare la quale però, non servono annunciazioni, né programmi sui social o televisivi, bensì provvedimenti legislativi che semplifichino tutte le procedure e permettano di creare nuovo lavoro o confermare quello esistente.
Questo governo non si è ancora reso conto dello tsunami che si intravede all’orizzonte dopo l’uscita del virus Corona.

Questo dannato qualcosa – perché nessuno è riuscito a definire, salvo che ha bisogno assoluto della persona umana per vivere – ha una caratteristica, com’è noto nelle epidemie di tutti i secoli, e cioé che si tratta di un’epidemia che come l’Epifania dopo l’inverno va via.
Nei secoli passati, quando sono arrivati questi malanni che hanno colpito le popolazioni, l’umanità non aveva alcuna difesa, per cui essi passavano e lasciavano morti a non finire, ma poi se ne andavano. Anche in questo caso è inutile la serie di allarmismi, il virus Corona se ne andrà perché l’intera umanità alla fine lo ha respinto e lo ha vinto.
Potrebbe tornare come influenza insieme alle altre influenze stagionali, ma dobbiamo augurarci che nel prossimo novembre sia stato già inventato e prodotto il vaccino che tutelerà le persone da questa tragica malattia.
Ora bisogna subito ritornare a lavorare ed alle vecchie abitudini, non a queste straordinarie che hanno costretto la gente a stare in casa in questi mesi. Sarebbe un disastro economico se non ritornasse la voglia di andare in trattoria o pizzeria, a comprare oggetti e vestiari, come si è sempre fatto.
La cosa più urgente che deve affrontare questo governo non è tanto il ristoro, che deve dare a imprenditori, professionisti, artigiani ed altri, perché si tratta di un tampone transitorio che può dare qualche sollievo per uno o due mesi.
La prova più ardua per questo governo è invece mettere in moto meccanismi necessari alla formazione di nuovo lavoro. Tali meccanismi sono noti e riguardano, da un canto, l’attivazione di tutti i cantieri di opere pubbliche col metodo del ponte Morandi e, dall’altro, supportare in modo massiccio gli investimenti del settore privato, soprattutto nell’ambiente, nell’agricoltura e nell’energia, per valorizzare sempre di più il prodotto italiano, che deve essere veramente tale.
Non è più accettabile che si produca una bresaola in Trentino, spacciandola per italiana, ma che utilizza carne brasiliana. Imbrogli di questo genere ve ne sono parecchi, ma le istituzioni nazionali e locali non sono attente ad evitarli.

Ed è proprio qui che casca l’asino: l’incapacità di una burocrazia inefficiente, senza merito né responsabilità, incapace di attuare le direttive politiche e soprattutto senza il nervo necessario per effettuare i controlli in tutti i settori economici.
Autostrade, ponti e viadotti non vengono controllati; i Lea ( Livelli essenziali di assistenza), che sarebbero indici di qualità nella sanità, sono controllati solo in modo cartaceo e non effettivo; la produttività dei dipartimenti di Stato, Regioni e Comuni, è sconosciuta; la regolarità previdenziale e contrattuale nelle imprese è affidata a un manipolo di eroici ispettori del lavoro, il cui numero è totalmente insufficiente per affrontare questo impegno. e via enumerando.
Ora, non c’è dubbio che l’occasione fa l’uomo ladro, ma è ancora più vero che è il ladro che cerca l’occasione, ragione per cui, fino a quando il sistema pubblico non funziona secondo regole tassative ed effettive, non ci sarà nuovo lavoro, ma più disoccupati.
Altro che gli immigrati clandestini; disoccupati italiani.

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